PROVE DI SECESSIONE? di Felice Besostri
09 marzo 2013
Prove di secessione? di Felice Besostri Tra le norme inattuate della nostra Costituzione ve ne sono antiche, come gli articoli 39, sui sindacati, e 49, sui partiti, ma anche l’art. 117, penultimo comma, una norma della novella costituzionale del 2001: un prodotto dell’ultimo Ulivo.Il testo di questo articolo inattuato e sconosciuto ai più: “ La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il miglior esercizio delle proprie funzioni, anche con l’individuazione di organi comuni” L’ultimo comma dell’art. 117, invece, che prevede la possibilità che “Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato”, è già andato in Corte Costituzionale, su iniziativa della Presidenza de Consiglio dei Ministri, che ha impugnato con un conflitto di attribuzioni la partecipazione della Provincia Autonoma di Bolzano, della Regione Friuli Venezia Giulia e del Veneto ad un accordo comunitario di cooperazione transfrontaliera, "Interreg III A, Italia-Austria", con i Länder Carinzia, Salisburgo e Tirolo senza la preventiva intesa con il Governo italiano. Il conflitto di attribuzione è stato risolto a favore della Provincia Autonoma di Bolzano e delle due Regioni dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 258 del 2004. E’ facile capire, anche per non esperti, che dal combinato disposto dei due ultimi commi dell’art. 117 Cost. possa uscire una miscela esplosiva per l’assetto del nostro Stato e minacciarne, come non mai nel passato la sua stessa unità. L'indipendentismo siciliano aveva dalla sua un’antica tradizione, che ebbe un nuovo periodo di lustro dal 1943, con la nascita del separatismo, con due personaggi che propugnavano la separazione e la creazione di una repubblica isolana: Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore e leader del Movimento Indipendentista Siciliano e Antonio Canepa, professore universitario antifascista di idee socialiste rivoluzionarie, primo capo della sua formazione militare, l’EVIS. La differenza fondamentale sta nel fatto che quel separatismo, come quello originario di Bossi e della Lega Nord degli esordi, era eversivo dell’ordinamento costituzionale, mentre la macro-regione del Nord di Maroni si fonda su norme della Costituzione e non è incompatibile con l’Unione Europea. A distanza di poco più di un decennio si possono vedere i guasti di riforme costituzionali prese per ragioni di contingenza politica, allora si trattava di adescare la Lega Nord, “una costola della sinistra”, per separarla da Forza Italia. L’errore si è ripetuto con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e l’accentramento finanziario in capo allo Stato centrale, con legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, di riforma degli artt. 81, 97, 117 e 119 della Costituzione. Nella proposta di Maroni si parla vagamente di macro-regione del nord, con confini incerti, cioè se comprenda o meno la regione a Statuto speciale Friuli Venezia Giulia e il riferimento è alla proposta, articolata dal prof. Gianfranco Miglio nel 1993, per un compiuto assetto federale fondato su tre macro-regioni settentrionale, centrale e meridionale, le isole, le altre Regioni a statuto speciale, e un “territorio federale” intorno a Roma (anche per risolvere il problema difficile della “città capitale” e del suo statuto). Un riabilitazione postuma del professore resa possibile dalla sostituzione di Bossi con Maroni. Il Senatùr non era stato tenero con il professore della Cattolica, quando questo ruppe col movimento per opposizione all’accordo con Forza Italia. Un piccolo florilegio delle opinioni di Bossi: “Me ne fotto delle minchiate di Miglio”, “Arteriosclerotico, traditore” e ancora alla domanda : “Gianfranco Miglio è l’ideologo della Lega?” Il Senatùr rispose: “Ideologo? No, un panchinaro”, concludendo con un vero elogio: “Miglio è una scoreggia nello spazio”( Elisabetta Reguitti, Il Fatto Quotidiano, 12 agosto 2011). La proposta della Lega Nord è pericolosa proprio perché dettata da considerazioni prettamente politiche di partito. Come La norma costituzionale è del 2001 la Lega era al governo della Regione Lombardia con presidente Formigoni e del Veneto con Galan, entrambi di Forza Italia e poi PdL. Con le elezioni regionali del 2010 l’alleanza Lega Nord-PdL, conquistò anche il Piemonte, con il leghista Cota. Nessuna forma speciale di collaborazione ai sensi dell’art. 117 Cost. è stata varata o almeno proposta con forza dalla Lega Nord, che nel frattempo aveva anche conquistato la Presidenza della Regione Veneto con Zaia. La ragion è semplice, un coordinamento delle Regioni del Nord, con la costituzione di organi comuni, avrebbe assegnato la leadership al “Celeste” Roberto Formigoni. La Lombardia ha 9.917.714 abitanti, il Veneto 4.937.854 e il Piemonte 4.457.335. La preminenza della Lombardia è avvalorata dal sui contributo al PIL nazionale per il 20,8% con il 16,3% della popolazione, seguita dal Veneto con il 9,3% di Pil e 8,1% di popolazione e a molta distanza il Piemonte con il 7,4% di PIL e popolazione. Come si vede da questi indicatori la Lombardia, sia come popolazione che come percentuale del PIL nazionale supera la somma delle due altre Regioni “padane”. Se si costruisce un’entità macro-regionale con organi comuni tra tre regioni del Nord, governate da una sola forza politica, nessun governo nazionale non può non tenerne conto: in un certo senso sarebbe come una Terza Camera accanto a Montecitorio e Palazzo Madama. Il Trattato di Lisbona ha rafforzato la partecipazione dei Parlamenti nazionali e delle Regioni alla fase ascendente delle direttive comunitarie, quindi si può facilmente immaginare quale peso potrebbe esercitare un’entità di 19.312.903 abitanti, coeso e determinato, sulle decisioni comunitarie, come popolazione sarebbe l’ottavo Stato dell’Unione collocato tra i 21.498.616 abitanti della Romania e i 16.485.787 dei Paesi Bassi. Il peso sarebbe ancora maggiore, specialmente se al Governo ci fosse una coalizione con problemi interni e che non potesse contare su una chiara maggioranza nelle due Camere e al Senato la coalizione PD, SEL, PSI e Centro Democratico è sicuramente a rischio. Se si dovesse fare, speriamo di no, una scelta tra vincere al Senato in Lombardia o vincere le elezioni regionali, non c’è dubbio che la sfida per il Governo regionale sia quella più importante. L’art. 117 Cost. andrebbe riformato prevedendo un passaggio parlamentare nazionale nel caso che il coordinamento pluriregionale preveda anche l’istituzione di organi comuni per non lasciare tutta la materia del contendere ai conflitti di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, ma si tratterebbe di accentuarne le motivazioni di funzionalità ed efficienza amministrativa rispetto ad una motivazione puramente politica, al limite dell’ideologia. Gli esempi cui guardare ci sono, per esempio, L'AIPO, l’Agenzia Interregionale per il Po. L’AIPO è un ente strumentale di quattro delle Regioni in cui ricade il bacino del fiume Po e che sono da questo attraversate o lambite: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e di Bolzano usufruiscono di speciali uffici locali. Le regioni Liguria e Toscana affidano inoltre la gestione dei corsi d'acqua afferenti al bacino padano ricadenti nei loro territori all'AIPO mediante "protocolli d'intesa" e particolari "convenzioni". L'attività di pianificazione delle risorse e degli interventi relativi al bacino è invece curata dall'Autorità di bacino del fiume Po (AdBPo), un organismo misto Stato - Regioni; l'AIPO mette poi in atto la pianificazione redatta dall'AdBPo. Nella visione politico-ideologica della Lega Nord non c’è, invece, spazio per intese con la Regione Emilia Romagna, governata dalla sinistra. Altro insegnamento è che l’AIPO è sorta dopo la soppressione del Magistrato del Po, un organismo statale di grande competenza tecnica e che e la cooperazione tra il livello statale e regionale, che può assicurare il massimo di efficienza, cioè cooperazione al posto del conflitto istituzionalizzato. La coalizione con a capo Umberto Ambrosoli dovrebbe già in questa campagna elaborare un modello di cooperazione interregionale alternativa a quella ideologica della Lega Nord, per esempio con la Liguria per il sistema infrastrutturale correlato ai porti liguri. Nell’ambito delle competenze e funzioni regionali, che ci sono anche quelle delegate, ci sono materie importanti per lo sviluppo economico, sociale e civile, che se pensate in un quadro interregionale possono consentire economie di scala per i costi organizzativi e di gestione. Una rete di eccellenza può essere costituita dalle Università e dagli Istituti di ricovero e cura di carattere scientifico senza riguardo alla colorazione politica della Regione di appartenenza e con estensione, nell’ambito della cooperazione transfrontaliera, ad organismi e istituti degli Stati confinanti.
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