PROGRAMMA PER MILANO - Intervista di Elisabetta Colombo al Senatore della Rosa nel Pugno Roberto Biscardini, da Qui Città del 15 marzo 2006

01 aprile 2006

PROGRAMMA PER MILANO - Intervista di Elisabetta Colombo al Senatore della Rosa nel Pugno Roberto Biscardini, da Qui Città del 15 marzo 2006

Qual è il suo rapporto con Milano?
Vivo a Milano, amo la mia città e non ho mai avuto il coraggio di vivere da un’altra parte, nonostante abbia avuto altre opportunità.
Amo Milano perché è una città laica e aperta all’innovazione. I milanesi hanno sempre saputo affrontare i momenti difficili con grande realismo, non rifuggendo dai problemi e sapendo col buon senso risolvere i conflitti.

Quali ritiene che siano i problemi più urgenti che la metropoli e chi la guiderà dovranno affrontare e risolvere?
Il problema più urgente è la riduzione della congestione e del traffico che rappresenta un costo economico oltre che un danno per la salute.
La seconda questione riguarda il problema della casa. Non possiamo più vivere in una città nella quale i valori immobiliari non consentono, se non a pochi ricchi, di comprarsi una casa e non consentono a nessuno di avere una casa in affitto. Bisogna puntare tutto sulla realizzazione di case in affitto per calmierare il mercato. Case in affitto per tutte le esigenze: per i meno abbienti, per i ceti medi, per i giovani e per le giovani coppie. ma anche case in affitto per le residenze temporanee degli studenti e dei lavoratori. Il terzo problema riguarda il rilancio del sistema universitario e della cultura. Aprendo le nostre università al mondo, favorendo l’arrivo di studenti stranieri. Come nel resto nel mondo, sono una fonte di sviluppo per le città che li sanno accogliere e formare. Quando ritorneranno nei loro Paesi, saranno i nostri maggiori sponsor.

Cosa si può fare a livello parlamentare per le esigenze di una città come Milano?
Roma deve finanziare, di più di quanto non ha fatto negli ultimi anni, la realizzazione di una grande rete infrastrutturale e soprattutto il potenziamento del sistema ferroviario del nodo di Milano per garantire accessibilità alla grande area urbana di Milano e della Lombardia, ma anche per la realizzazione di nuove metropolitane che sono l’unico vero strumento per ridurre il traffico in città. Naturalmente Roma può fare molto anche per la promozione della cultura, per l’università e per la ricerca.

Nella sua carriera politica ci sono cose che avrebbe voluto fare per Milano e non è riuscito a portare a termine?
Come Assessore ai trasporti della Regione Lombardia avevo definito fino dal ’95 un grande piano strategico per la realizzazione di un efficiente sistema ferroviario regionale che ha bisogno di molto interventi sia fuori che in Milano, come il Secondo passante per esempio. Ma dopo quella data, la Regione ha abbandonato ogni strategia e oggi la situazione è molto peggiorata. Non a caso chiunque usi i mezzi pubblici, compresi quelli urbani dell’Atm, oggi è molto più scontento di allora. Le frequenze dei mezzi si sono in questi anni ridotte, invece di aumentare. Alcune linee sono state perfino tagliate. L’Atm per prima ha fatto una politica aziendalista contro gli interessi dei cittadini.

C’è uno “scorcio” di Milano che Lei considera simbolo della città o che le sta particolarmente a cuore?
Per ricordi giovanili, ma anche perché lì si concentrano i grandi monumenti della cultura milanese, sono particolarmente affezionato alla Milano storica nell’intorno della Pinacoteca di Brera, del vecchio Piccolo Teatro, dal Castello Sforzesco all’Arena. E’ quasi un itinerario turistico, dove è possibile ancora ritrovare il cuore della vecchia Milano. Ma Milano è ricca di paesaggi interessanti un po’ ovunque, anche nelle cosiddette periferie storiche. Basta scoprirle.

Nel nostro primo numero abbiamo lanciato un sondaggio tra i lettori in merito all’introduzione del road pricing a Milano, Lei cosa ne pensa e quali soluzioni propone contro traffico e inquinamento?
Per risolvere i mali del traffico urbano e dell’inquinamento non c’è un’unica medicina, bisogna agire su molte leve, rafforzare il sistema dei trasporti, fare più corsie riservate per i mezzi pubblici e per i taxi, realizzare un grande progetto di arredo urbano, separare gli spazi dedicati ai pedoni da quelli dedicati alla sosta o alla circolazione degli autoveicoli, senza ridurre le carreggiate come è stato fatto recentemente.
Bisogna combattere la sosta selvaggia, ma soprattutto realizzare molti parcheggi in sottosuolo per evitare che le macchine stazionino permanentemente in superficie.
Il ticket d’ingresso è l’ultimo di problemi. Oggi la politica del pagamento delle soste è già la forma più efficace di road pricing, che scoraggia l’ingresso in Milano delle auto.

Lei ritiene che Milano sia una città europea? Perché?
Lo è e può essere persino mondiale. Se saprà valorizzare i vantaggi di una grande metropoli conservando il gusto di una città ancora di dimensioni contenute. Quindi senza le degradazioni ambientali di molte altre grandi metropoli del mondo.

Lei è uno di quelli che vede Milano avviata verso il degrado o verso un rilancio?
Adesso Milano è ferma, ha bisogno di ritrovare la sua tradizionale dinamicità, città di opportunità nuove, soprattutto per i giovani. Da questo punto di vista il Comune non ha fatto molto. Mentre dovrebbe diventare l’agenzia di promozione di tutto ciò che Milano produce e soprattutto delle potenzialità giovanili che nessuno ascolta e che non hanno accesso ad un sistema di potere comunale impenetrabile. C’è sempre il dubbio che lì le porte siano aperte solo per gli amici e per i parenti.

E’ d’accordo sul fatto che Milano non sa esportare al meglio la propria immagine?
Faccio solo un esempio: Milano non è stata in grado di valorizzare i meriti e di sostenere tutti i coloro che nella nostra città producono cultura. In mille forme investendo in proprio. Al di là dei grandi monumenti storici come la Scala, il Piccolo Teatro e pochi altri, tutto il resto è sottovalutato. Quindi non è esportato.

Nei suoi progetti che spazio occupa Milano e con quali priorità?
Mi sono sempre occupato di Milano, dalla facoltà di architettura per circa trent’anni all’impegno politico, e continuerò a farlo. Milano ha bisogno di nuovi progetti, ma soprattutto di manager pubblici che non sperperino le sue risorse. Il mio progetto? Riunire le risorse migliori per fare di Milano una grande capitale del mondo, moderna, senza essere capitale di Stato. Come hanno saputo fare molte altre città europee come Barcellona, Siviglia, Lione, Francoforte e tante altre capitali non di Stato.

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