PROGETTO ERASMUS, Lettera agli italiani, di Leonardo Scimmi
29 dicembre 2015
Cari italiani,
tutti noi conosciamo il progetto Erasmus, anche i politici di ogni area si sono accorti di questo fenomeno sociale che riguarda i maggiorenni con diritto di voto.
Giustamente ci preoccupiamo sull'onda di inchieste giornalistiche dei pensionati emigrati all'estero. Una tristezza infinita vedere l'emigrazione senile. Un po' meno si parla invece degli emigrati piu' giovani, quelli che, in preda ad una esaltazione europeista prendono la via dei paesi europei per compiere studi di economia letteratura scienza diritto o altro.
Gli esami si svolgono in lingua straniera, con difficoltà ed approssimazioni del caso, ma quello che soprattutto si porta a casa dopo l'esperienza é uno spirito europeista, capacità organizzative migliorate, nozioni di lingua straniera, spirito di avventura, network internazionale, cuore europeo.
Un cuore che batte forte per il ritorno all'estero e che spesse volte spinge lo studente giovane laureato a tornare nel paese di cui oramai conosce lingua e cultura ed a stabilirsi li, dove magari é piu' interessante lavorare, piu' divertente vivere, piu' internazionale e poi, piano piano, anche piu' organizzato, meglio pagato, piu' meritocratico fino a trasformare il giovane studente in un professionista, emigrato.
Ora l'Europa contribuisce al progetto Erasmus con una quota minima di finanziamento. Al contrario l'Italia ha da un lato consentito e finanziato in grossa parte gli studi dello studente italiano (circa vent'anni inclusa l'università) ed ora regala questo investimento ad un altro paese, sempre europeo per carità.
Ma non siamo materiali e non vogliamo pensare alla perdita subita, bensi vorremmo focalizzarci sul "mancato guadagno" .
Lo studente che si é specializzato all'estero, che lavora all'estero, ha acquisito doti e conoscenze importanti che a dire il vero farebbero molto comodo all'Italia di oggi, chiusa nel mondo post bipolare ora tripolare alle prese con una mega campagna mediatica, come al solito, concentrata sempre sui soliti temi.
Queste risorse umane oramai internazionalizzate e skillate, come si dice con brutto termine, potrebbero essere reimmesse nel sistema economico sociale italiano producendo effetti benefici per l'intero Paese. Gli uomini e le donne sono la chiave da cui ripartire per cambiare l'Italia e dobbiamo utilizzare i piu' europei, i piu' internazionali, quelli con esperienza sul campo per rimettere in moto l'organismo economico sociale.
Ora come per le Quote Rosa tutti sappiamo che senza obbligo di legge i buoni propositi servono a poco.
Anche gli sconti fiscali non sono sufficienti a far rientrare i professionisti in Italia.
Occorre, oltre al bonus fiscale, una organizzazione che consenta l'inserimento di queste professionalità - cominciando dal pubblico - nel tessuto sociale italiano.
Nelle PA nelle municipalizzate negli enti occorre iniettare europeismo e internazionalizzazione ad un corpo altrimenti chiuso e fermo su se stesso.
Occorre riservare quote a chi vanta un curriculum internazionale.
Le tasse alte non sono il solo freno. La burocrazia, le raccomandazioni ed il familismo, la mentalità arretrata, la lentezza nei cambiamenti, la noia del già visto e della immutabilità sono i freni piu' grandi al rientro di questi professionisti.
Si puo' far finta di nulla, ma se c'è qualche decision maker illuminato dovrebbe capire che perdere energie vitali non é mai un buon auspicio per la continuazione storica di un Paese. A meno che ci sia una strategia europea nel dislocare e riallocare le risorse, ma ci permettiamo di dubitarne.
Il Parlamento lo prenda in considerazione, per il bene di tutti.
Leonardo Scimmi
Coordinatore PSI Italiani all'estero (Europa)