PRIMARIE IN LOMBARDIA, I SOCIALISTI CI SARANNO di Roberto Biscardini dall'Avanti del 16 settembre 2012

14 novembre 2012

PRIMARIE IN LOMBARDIA, I SOCIALISTI CI SARANNO di Roberto Biscardini dall'Avanti del 16 settembre 2012

I socialisti quando sarà certa la data delle elezioni regionali presenteranno un proprio candidato alle primarie del centrosinistra. Naturalmente ciò avverrà il giorno in cui sarà condivisa la coalizione e il suo programma. Diversamente, non bisogna escludere che l’area socialista e riformista possa presentare un proprio candidato alla carica di presidente della Regione come espressione di una diversa alleanza. Per quanto riguarda le liste, i socialisti devono da subito lavorare, anche se se ci fossero ancora due anni davanti prima del voto, per presentare una lista aperta, una lista di Lombardia riformista, di ispirazione socialista e laica, che potrebbe essa stessa rappresentare la vera alternativa a tutto ciò che è stato Formigoni in questi anni. Una proposta che i socialisti milanesi hanno incominciato a discutere e che presto dovrà essere approfondita da tutte le federazioni provinciali. Una proposta per chiarire la nostra posizione alle altre forze politiche e sopratutto a quelle sociali. Un modo preciso per tenere alto l’orgoglio socialista, ma con i piedi per terra. E per non escludere che gente normale, noi, espressione di una cultura laica e socialista, possa governare la regione al più alto livello. D’altra parte le primarie si giocano soprattutto sul terreno delle identità, le elezioni vere su programma e leadership. Perché uscire oggi con così tanta chiarezza? Per non lasciar credere che i socialisti siano spariti dalla competizione delle prossime regionali. PD e SEL hanno lanciato in Lombardia il tema delle primarie, senza verificare se la coalizione c’è, senza iniziare a discutere di programma. Ma la sfida deve essere raccolta. Ed è bastato questo, perché si candidassero alle primarie due o tre candidati del PD, uno di SEL e che anche gli ‘arancioni’, oltre ad annunciare la presentazione di una propria lista, avanzassero una propria candidatura. Forse sbagliando, perché troppo in anticipo rispetto ad elezioni che potrebbero tenersi nel 2013, ma anche nel 2015, perché hanno dato per scontato una coalizione di centrosinistra con tutti dentro, perché hanno pensato che bastino delle primarie per vincere in Lombardia a scatola chiusa. Quindi una candidatura alle primarie in un centrosinistra da condividere e una lista socialista e riformista, larga, che sappia recuperare un rapporto con un mondo socialista, laico e liberale che sta nella società, nella consapevolezza che il nodo della questione, per battere Formigoni o un altro candidato del centrodestra, non è cavalcare le ragioni della magistratura, ma avere una visione alternativa della Lombardia. Chiari i bisogni dei nostri dieci milioni di abitanti e proposte concrete. Bisogna presentarci agli elettori con un programma che, insieme all’obiettivo di mandare a casa Formigoni, abbia l’ambizione alta di cambiare i modelli organizzativi della regione per contribuire a far crescere l’economia lombarda ed affrontare la grave questione sociale e del lavoro. In altri termini, è arrivato il momento per rimettere in piedi uno stato regionale ormai non più autorevole, poco credibile, vecchio e ingiusto, improduttivo e afflitto da burocrazia. Per cambiare una regione ridotta malissimo, impoverita, depredata, senza più alcuna autorità politica nazionale e internazionale. E’ arrivato il momento di mettere in campo una cultura di governo e la nostra tradizionale cultura riformista, non perfezionare quel che c’è, ma per cambiare radicalmente, come assoluta necessità per ricostruire un sistema sfasciato dall’antipolitica e dalla cattiva politica. La Lombardia, ancora ricca di risorse umane, economiche e sociali, ha bisogno di essere messa in rete attraverso modelli organizzativi diversi da quelli attuali. Per proporre un diverso ruolo pubblico in un nuovo sistema di welfare. Per recuperare risorse pubbliche e private nell’interesse di tutti. Per coinvolgere nel sistema decisionale un ceto medio sempre più povero e anche quei cittadini sempre più sfiduciati, ma con grandi potenzialità produttive. Compresi quelli che ad un sistema pubblico che non sa più dare risposte, non chiedono più e non si rivolgono più. Quindi il programma riformista è semplice e ambizioso. Con una visione diversa della Lombardia, bisogna ricostruire uno stato lombardo che funzioni, senza il quale non sono possibili né nuove politiche economiche e del lavoro, né nuove politiche sociali. Sanità compresa. Si può.

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