PORCELLUM, PERCHÉ SERVE UN REFERENDUM di Stefano Passigli dal Corriere della Sera del 16 luglio 2013

07 ottobre 2013

PORCELLUM, PERCHÉ SERVE UN REFERENDUM di Stefano Passigli dal Corriere della Sera del 16 luglio 2013

Caro direttore, torneremo a votare con il Porcellum? Purtroppo è possibile, anche se i suoi limiti sono noti: un assurdo premio di maggioranza che dà il controllo della Camera a chi abbia anche solo il 25-30% dei voti; nessuna certezza che malgrado tale premio la legge consenta una sicura governabilità, Camera e Senato avendo registrato maggioranze diverse in ben due delle ultime tre elezioni; e infine, un Parlamento di «nominati», scelti non dai cittadini ma sulla base di liste bloccate, radice prima dell’odierna crisi del sistema dei partiti, fenomeno contrariamente a quanto spesso affermato, soprattutto italiano. A fronte di questi gravi difetti tutte le forze politiche hanno più volte dichiarato di voler cambiare la legge. Se a questo si aggiunge che la Corte costituzionale è chiamata a giudicarne la costituzionalità sarebbe lecito attendersi che mai più torneremo a votare con il Porcellum. In realtà, non è affatto scontato che malgrado la Corte ne abbia più volte chiaramente indicato la dubbia costituzionalità essa si pronunci per l’ammissibilità del ricorso. In tal caso, essa non potrebbe non dichiarare l’incostituzionalità del premio di maggioranza, eliminandolo o fissandone termini più «ragionevoli». Tuttavia, così facendo la Corte non si limiterebbe ad abrogare una norma incostituzionale ma darebbe vita a una nuova e diversa legge elettorale, esercitando così, con una sentenza altamente creativa, quasi una vera e propria funzione legislativa. Vorrà la Corte spingersi a tanto? L’abolizione del Porcellum per sentenza della Consulta non è dunque esito certo. Né possiamo attenderci tale abolizione da forze politiche che abbandonando la lezione dei padri costituenti che vollero la legge elettorale legge ordinaria proprio per permetterne modifiche indipendentemente dalla forma di governo, sancita invece con legge costituzionale hanno deciso, di posporre la modifica della legge elettorale proprio alla scelta della forma di governo. Ho già ricordato su queste colonne che il maggioritario si sposa sia con la forma di governo parlamentare come in Gran Bretagna, sia con una forma di governo presidenziale come in Francia: stabilire una stretta equazione tra sistemi elettorali e forme di governo, e posporre il superamento del Porcellum al raggiungimento di un accordo per modificare la nostra forma di governo parlamentare, è insomma frutto, oltre che di una forzatura politica, di un evidente deficit di conoscenza sul reale funzionamento del rapporto tra leggi elettorali e forme di governo. Non potendo confidare nella pronuncia della Corte, né che le forze politiche trovino un accordo su di un nuova legge, per essere certi di non tornare a votare con il Porcellum non resta che affidarsi a un referendum. Due anni fa proposi, assieme a un comitato promotore di prestigiosi esponenti delle nostre scienze, arti e professioni, un referendum che assieme ad altri mali minori avrebbe cancellato premio di maggioranza e liste bloccate. Il venir meno del supporto organizzativo di alcune grandi forze politiche e sociali obbligò a sospendere l’iniziativa che contrariamente a quella favorevole al ritorno al Mattarellum avrebbe sicuramente ottenuto il via libera della Corte. Pronosticai allora che saremmo tornati a votare con il Porcellum. Come è avvenuto. E come è probabile che avverrà nuovamente. La società civile e quel prestigioso comitato sono ancora pronti a riproporre la via referendaria. Ma sono le maggiori forze politiche e sociali pronte oggi a rispondere a una nuova richiesta di impegno referendario? In un Paese passato oramai dall’impegno all’indignazione, e dalla partecipazione all’astensione o all’affidarsi al demagogo di turno (e non penso al solo Grillo), è un interrogativo che giro a Marco Pannella e ai Radicali nel momento in cui lanciano un’ennesima campagna referendaria che assieme ad alcuni quesiti da valutare positivamente unisce quesiti in alleanza col Pdl che tendono a delegittimare il nostro ordinamento giudiziario e la nostra magistratura. È un interrogativo che giro a Sel, a Scelta civica, e soprattutto al Pd che da una iniziativa referendaria per l?abrogazione del Porcellum, alla quale potremmo unire una proposta di legge di iniziativa popolare per l?introduzione del maggioritario di collegio a doppio turno avrebbe tutto da guadagnare in unità interna e in durata del governo, essendo difficile ipotizzare che ? malgrado le tentazioni che animano taluni si possa far cadere un governo vanificando una iniziativa referendaria, portando così la responsabilità di far tornare i cittadini a votare con il Porcellum. E giro l?interrogativo anche ai tanti comitati spontanei sorti due anni fa che invito a ricostituirsi per non cedere alla tentazione dell’astensionismo o della sterile protesta populista. Attendo risposta. Ma soprattutto l’attende il Paese.

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