PNRR COSA LASCEREMO AI NOSTRI NIPOTI? PROMEMORIA PER IL FUTURO di Giuseppe Longhi da Arcipelago Milano del 21 dicembre 2021

21 dicembre 2021

PNRR  COSA LASCEREMO AI NOSTRI NIPOTI? PROMEMORIA PER IL FUTURO di Giuseppe Longhi da Arcipelago Milano del 21 dicembre 2021

In una conferenza al Piccolo Teatro il 13 dicembre i Ministri per la transizione ecologica e digitale, oltre che il Capo del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica economica della Presidenza del Consiglio, alla presenza della Vice presidente della Regione Lombardia e del Sindaco di Milano hanno illustrato la quota parte del PNRR benevolmente concessa dal Governo alla Regione Lombardia e alla Città metropolitana di Milano.

L’illustrazione, per la quale rinvio a quanto pubblicato più in dettaglio dalla postazione ufficiale del Governo   “Italia Domani-PNRR”  stata incentrata essenzialmente sulla quantità e destinazione dei fondi, in particolare per quanto riguarda i trasporti (attenzione prevalente alla manutenzione, al rimpiazzo di materiale obsoleto, al completamento di alcune linee tramviarie o di filobus), l’abitare (con una logica che riecheggia il piano periferie), l’istruzione (intesa come interventi sugli edifici e la realizzazione di poche nuove unità, oltre alla realizzazione della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura ), la salute (per la quale si prevede un sistema gerarchico di interventi sul territorio – Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centri Operativi Territoriali – ma non ci sono notizie di monitoraggio della situazione attuale della medicina di base).

Dai materiali citati dalla pagina web governativa non risulta alcun riferimento alle approfondite tracciature poste in essere da importanti organizzazioni internazionali sulla qualità del nostro PNRR, in termini di organizzazione e di spesa, e sulla sua reale possibilità di raggiungere gli obiettivi concordati in sede europea ed internazionale, in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico, la biodiversità e il contenimento degli squilibri in termini di distribuzione del reddito.

Faccio qui riferimento alla tracciatura di:

·                     Unione europea, Green Deal Barometer

·                     Wuppertal Institut, Green recovery Tracker

·                     UNDEP Observatory 

·                     Oxford University Economic Recovery Project 

·                     Vivid Economics – Greenness of the stimulus indexClimate 

·                     Actions Tracker, IMF – Climate interactive

Queste tracciature evidenziano dettagliatamente alcuni problemi legati alla qualità generale del PNRR alle diverse scale (nazionale, lombarda e metropolitana): la questione centrale è la visione prevalente della progettualità come sussidio all’economia, anziché come contributo agli indispensabili “cambiamenti di sistema”, una situazione aggravata dalla debole visione sistemica a favore di interventi puntuali.

Nella sostanza emerge una preoccupante assenza di creatività sul fronte sia regionale che metropolitano. 

 

1993 – Progetto la quotidianità del virtuale.
Collegamenti ad alta capacità generati dalle isole ottiche della Triennale e della Fiera di Milano

Una situazione opposta a quella di fine secolo scorso. L’immagine qui sopra fotografa l’innovativa strutturazione metropolitana, per cui, negli anni ’90, si disponeva di un ‘cervello culturale’ situato nella Triennale, attrezzata con cablaggio in fibra ottica integrato con l’isola ottica allocata alla Fiera di Milano e connesso via coassiale con la sede RAI di C.so Sempione. 

Tale infrastruttura alimentava una rete ‘ubiqua’ destinata a collegare le aree interessate al progetto passante e le grandi strutture produttive, di servizio e sociali a scala metropolitana. In grande anticipo con quanto succedeva a scala internazionale si provvedeva ad un’armonica sinergia fra infrastrutture materiali (a partire dal collegamento del passante ferroviario) e immateriali, la nuova rete della Milano Cablata con un cervello culturale/civico nella sede della Triennale.

Questo disegno, per cui è doveroso l’omaggio a Maurizio Mottini (allora assessore all’Urbanistica) e al sindaco Carlo Tognoli, era a servizio di nuovi strumenti di dialogo fra sistema politico, portatori d’interesse e la generalità dei cittadini: in questa direzione nacque allora la prassi ‘informale’ del Documento Direttore, e nacque Fastweb, la prima società moderna di broadcasting civica europea. Questi erano i tasselli di un nuovo alfabeto civico ‘aperto’, destinato alla governance di un sistema metropolitano complesso e dominato dall’incertezza. 

Ma questo approccio inevitabilmente richiedeva una forte capacità di leadership da parte della cultura, a sostegno di un epocale processo tecnologico destinato a segnare il passaggio da modelli di governance lineari a modelli complessi destinati a funzionare per feedback. E’ ovvio oggi constatare che questo sforzo non c’è stato, così assieme alla dismissione delle componenti tecniche (gli apparati ottici alla Triennale, Fastweb privatizzata,….) stiamo assistendo passivi al declino della democrazia.

Tutto questo impone la priorità di una ripresa che non dovrà essere solo economica, ma anche collegata al rinnovo delle nostre istituzioni democratiche, questo messaggio proviene dai principali Think Tank europei, che sotto la guida dello Stockholm Environmental Institute lanciano il messaggio: “I piani di rilancio dell’Europa devono superare cinque test di sostenibilità” 

I think tank europei sulla sostenibilità ritengono che i piani di ripresa e qualsiasi stimolo economico devono superare seguenti test:

1: Solide basi scientifiche

I think tank ed istituti di ricerca, raccomandano ai leader di ascoltare gli scienziati, per garantire una spesa pubblica efficace in risposta alla crisi. I principi scientifici fondamentali che sono emersi dalla Conferenza dei premi Nobel, dalle raccomandazioni dell’IPCC, per quanto riguarda il clima e dell’IPBS per quanto riguarda la biodiversità sono:

·                     i programmi di sviluppo devono essere coerenti con la capacità di carico della terra;

·                     le programmazioni dello sviluppo urbano e dei settori economici devono minimizzare il bilancio energetico (ossia del consumo di energia dell’intero ciclo di vita sia delle iniziative di sviluppo urbano, che dell’implementazione di prodotti o servizi);

·                     i modelli di governance devono evolversi da lineari ad aperti e creativi;

·                     le iniziative devono essere mission oriented, sostenute da un comportamento proattivo della pubblica amministrazione e mirate a diminuire l’iniquità sociale. 

2: Resilienza

Per far fronte a shock multipli, i piani di ripresa devono rafforzare la resilienza economica, sociale ed ecologica; ciò richiede un deciso aumento delle competenze, specie della pubblica amministrazione, e un orientamento tecnologico non finalizzato all’eliminazione  dell’occupazione e quindi dei talenti umani, ma allo sviluppo di “Human technologies” destinate ad accrescere capacità e benessere dell’uomo.

La resilienza deve essere dunque connessa con un deciso aumento del capitale umano al fine di promuovere investimenti in infrastrutture a prova di futuro, per evitare di gravare sulle generazioni future.

4: Trasformazione

I piani di risanamento dovrebbero portare all’emergere di nuove pratiche e tecnologie sostenibili. Secondo quanto emerso dalla Conferenza di Glasgow le politiche attuali non sono riuscite ad ottenere  un cambiamento sistemico e duraturo, poiché la maggior parte dei paesi ha lasciato in vigore sussidi dannosi per l’ambiente e regimi normativi inadeguati. 

5: Scala

Il costo totale dei finanziamenti in atto sarà alto, per cui occorre valutare seriamente il reale rendimento dei progetti. Infatti la Commissione europea ha individuato un deficit di finanziamento annuale di 180 miliardi  di euro  per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici entro il 2030, a cui aggiungere  270 miliardi di euro annui, secondo la Banca europea, per il divario complessivo di investimenti per trasporti, energia e per infrastrutture per la gestione delle risorse naturali.  

E’ urgente quindi la ricostruzione operativa del reale ecosistema che contribuirà a raggiungere gli obiettivi comunitari, al di là dei sussidi, ed una seria valutazione dell’adeguatezza e della natura dei piani di risanamento. Basandosi sulle raccomandazioni del Comitato normativo dell’UE, occorre creare un “Comitato di controllo indipendente per la ripresa  verde” o conferire un amplio mandato alla Corte dei conti dell’UE.

Questo organismo, che dovrebbe lavorare in stretta collaborazione con istituzioni indipendenti simili negli Stati membri, avrebbe il compito di valutare e rendere pubblica l’adeguatezza dei piani di rilancio verde sia dell’UE che degli Stati membri.

Dobbiamo impegnarci perché al famoso quesito di J.M.Keynes: “cosa lasceremo ai nostri nipoti?”, non si debba rispondere: “una montagna di debiti e una democrazia in crisi irreversibile”.

 

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