PNRR A MILANO: LA CONSEGNA È IL SILENZIO. Come cogliere i cittadini di sorpresa: amara. di Luca Beltrami Gadola da Arcipelago Milano del 25 gennaio 2022
25 gennaio 2022
La consegna del silenzio non
riguarda solo Milano ma anche l’Italia intera: avere notizie dettagliate sul
PNRR è praticamente impossibile e per informazioni dettagliate intendo non un
elenco dei “capitoli” ma il dettaglio degli stessi.
Il silenzio è iniziato
subito: cosa ne abbiamo saputo dei progetti che Milano e la Città Metropolitana
milanese ha inviato a Roma per candidarsi a ricevere i finanziamento del PNRR?
Nulla. Eppure io credo che il Consiglio Comunale avrebbe dovuto essere
informato, anche se per regolamento non sia necessaria una votazione di
approvazione, non trattandosi né di materia urbanistica né di bilancio. Forse
di bilancio sì.
Tuttavia scelte di tale
rilievo, “l’ultima occasione per il Paese…” con quel che segue, meritavano
quantomeno una “illustrazione” al Consiglio comunale. Non lo si è fatto.
L’ennesimo schiaffo ai rappresentanti del popolo eletti. Perché?
Veniamo a quel che si sa,
ossia alla manifestazione del 13 dicembre scorso al Piccolo Teatro dove il
Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, il Ministro per
l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, e il
capo del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica
economica della Presidenza del Consiglio, Marco Leonardi, la Vice
Presidente e Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia
Moratti, e il sindaco di Milano, Beppe Sala hanno illustrato gli
obbiettivi e l’ammontare dei finanziamenti destinati alla Regione Lombardia e
in particolare a Milano.
Anche in quella occasione,
come era ovvio, si è andati all’elencazione dei grandi filoni di intervento con
l’indicazione delle somme messe a disposizione e dunque non si sa ancora nel
dettaglio quali saranno i singoli progetti finanziati e l’ammontare delle somme
destinate agli stessi, la cosa che più interessa ovviamente i cittadini ma
sopratutto per metterli in grado di valutare gli aspetti “politici” dei singoli
investimenti.
Ci aspettiamo dunque che il
Comune e la Città Metropolitana pubblichino l’elenco dei singoli progetti ai
quali intendano dar corpo e le somme necessarie.
Tra tutti gli interventi
previsti da PNRR la fetta di gran lunga maggiore riguarda opere edili e qui il
problema diventa spinoso perche incappiamo inesorabilmente nella vecchia
questione dei sistemi di gara coi suoi sconti folli, nelle infiltrazioni della
mafia e della ndrangheta e, per finire, nella lunghezza delle procedure
d’appalto.
La lunghezza delle procedure,
seguendo il dettato del Codice di contratti pubblici, dovendosi procedere ad
assegnare per concorso la progettazione e quindi alla scelta del contraente per
l’appalto delle opere edili, avendo analizzato l’intero iter in molti casi di
opere pubbliche, posso, dire che nella media dei casi difficilmente dal
momento della decisione di procede alla costruzione di qualsivoglia opera edile
di una certa consistenza alla posa della prima pietra passano almeno 18 mesi
salvo i casi di ricorso di un escluso – frequente – e allora si parla di anni.
Se poi si dovesse procedere a
gare internazionali tutto si complicherebbe ulteriormente.
Rispettare i termini posti
dalla Ue sarà difficile, anzi impossibile: dovremo andare col cappello in mano
a chiedere proroghe ma sia che ce le diano sia che non ce le diano questa
lezione non servirà a nulla.
Quanto al Codice dei
contratti pubblici, son almeno trent’anni che lotto per chiederne un radicale
modifica.
L’obiettivo dichiarato di
questo Codice era di consentire alla Pubblica amministrazione di acquistare
beni e servizi con il miglior rapporto costi/qualità, la tempestiva esecuzione
dei contratti, la garanzia di una corretta concorrenza, una barriera all’infiltrazione
della malavita organizzata. Non esito a dire che nessuno di questi obiettivi è
stato raggiunto. Lo dico dopo cinquant’anni di esperienza nel settore
dell’appalto pubblico ma anche come attento lettore delle cronache giudiziarie.
Non è questo il luogo di una
puntuale indicazione dei difetti del Codice degli appalti e dei meccanismi
previsti per la scelta del contraente perché dovrei presumere in ogni lettore
competenze sull’argomento.
Citerò solo una questione che
è spesso all’onore delle cronache: la questione del “massimo ribasso”: la
procedura che prevede l’assegnazione dei lavori a chi ha offerto il prezzo
minore senza alcuna diversa condizione.
La procedura del massimo
ribasso spingerebbe le imprese, ma anche i progettisti, a praticare sconti che
avrebbero come conseguenza il ricorso al subappalto a ditte che ricorrerebbero
poi all’evasione contributiva e non applicherebbero le norme a tutela della
salute e dell’incolumità dei lavoratori.
Con il sistema che oggi va
per la maggiore, ossia secondo il criterio della cosiddetta offerta
economicamente più vantaggiosa, il sistema che avrebbe dovuto scoraggiare
sconti eccesivi e relative conseguenze, questo obbiettivo è stato fallito,
perché, malgrado sia una procedura che preveda altre valutazioni oltre il
prezzo, gli sconti praticati si sono rivelati altissimi, chiaramente al di
sotto di un ragionevole costo.
La questione delle infiltrazioni
della criminalità organizzata non è certo stata risolta.
Nei dieci anni di attività
del Comitato antimafia del Sindaco, solo durante la sindacatura di Sala si è
cominciato a parlare del Codice dei contratti pubblici come strumento
inadeguato a contrastare la criminalità organizzata ma il lavoro non è stato
portato a termine per il sopraggiungere di altri obbiettivi considerati
prioritari. Questo cambiamento di rotta mi ha lasciato molto contrariato perché
l’attuale Codice dei contratti pubblici non solo è un colabrodo ma addirittura
apre la via a comportamenti illegittimi, a corruzione e ad infiltrazioni.
Come molte delle leggi
italiane siamo di fronte a legislatori che hanno poca o punta esperienza delle
attività che dovrebbero normare.
Sul PNRR ci sarebbero molte
altre cosa da dire: al Paese è stata offerta una grande opportunità, ma il
Paese è sempre vittima dei suoi vizi secolari che tutti conoscono ma che
nessuno vuole affrontare e i pochi che lo fanno e si accingono a farlo vengono
mandati a casa, come accadde a Cottarelli con la spending review.
Mai incidere sulla carne viva degli interessi costituiti.
Prevalgono sempre chiunque
governi o gestisca la cosa pubblica.