PERCHÉ FA TANTA PAURA UNA FORMAZIONE LAICA E LIBERALE – di Alberto Benzoni da il Riformista del 31 gennaio 2006
07 febbraio 2006
Tanti consiglieri a nostra disposizione. Tutti o quasi, ben s'intende, amici della Rosa nel pugno; cui augurano naturalmente le migliori fortune. Tutti preoccupati però per gli eccessi e gli estremismi della sua proposta politica. Tutti solleciti delle sorti dei poveri socialisti, destinati ad essere cannibalizzati da Pannella e Bonino. Tanta sollecitudine potrebbe, dico potrebbe, meritare una qualche risposta polemica. Ci si potrebbe chiedere così perché a turbare i sonni debba essere l'estremismo laicista e non i quotidiani eccessi di rifondaroli, tardocomunisti, ambiental-luddisti ecc. E se il sullodato estremismo laicista non sia per caso una reazione al minimalismo laico espresso dalla destra, dal centrosinistra e dall'Italia intera. Rimane, però, in tutto questo una più che legittima domanda politica: quella di chi contesta alla nuova formazione una sorta di squilibrio tra il protagonismo dei radicali, come sempre consistente, e quello assai più flebile dei socialisti. Ma questa domanda dovrebbe essere formulata con onestà e con chiarezza.
Contaminazione.Una domanda onesta deve guardare alla realtà: e cioè al fatto che l'iniziativa politica dei socialisti, prima dell'incontro con i radicali e nel corso del decennio successivo a Tangentopoli è stata in ogni sede del tutto marginale; magari per colpa dei socialisti stessi, magari per circostanze in cui sono stati costretti ad operare. Una domanda chiara deve, poi, manifestare compiutamente i suoi presupposti. Nel caso specifico, quanti criticano la Rosa nel pugno dovrebbero rivelare ciò che veramente pensano, e cioè che i percorsi culturali e politici di socialisti e radicali, ieri come oggi, sarebbero non solo diversi ma tra loro sostanzialmente incompatibili. Se così fosse, allora, non avrebbe proprio senso stracciarsi le vesti per la cannibalizzazione. Perché questa sarebbe nelle cose: due culture diverse, se non opposte, non potrebbero, infatti, che sopraffarsi a vicenda. A meno di separare prontamente le loro vie. Ma così non è. Perché la realtà, di ieri e di oggi, non è quella della incompatibilità ma della contaminazione. Così è stato negli anni settanta, quando la convergenza sulla questione dei diritti civili si accompagnava a quella sulla riforma e la democratizzazione delle istituzioni e dello stato. Così può essere anche oggi; e ce ne sono tutte le premesse.
Le occasioni.Certo; l'immagine dei critici malevoli è quella di un partito di nicchia: riassumibile nelle vociferazioni anticlericali e nella priorità assoluta dei pacs, dell'eutanasia e della lotta al concordato. Ma è un'immagine forzata e caricaturale. La Rosa nel pugno indubbiamente pone e continuerà a porre questioni da altri pregiudizialmente accantonate; ma, nel farlo, avrà al centro della sua riflessione la garanzia, per tutti, della libertà e delle regole propria, per l'appunto, di uno stato laico. E, conseguentemente, sul ruolo di questo stato e dei suoi strumenti- dalla scuola alla sanità pubblica- nell'assicurare quella uguaglianza di opportunità non più garantita dagli interventi tradizionali. Tante le occasioni di positiva contaminazione (vogliamo parlare di una politica estera che promuova la democrazia senza ricorrere alla guerra? O della giustizia giusta? O della lotta contro i privilegi e le corporazioni?). Può darsi che queste non vengano colte. O colte solo in parte. Ma, allora, attenzione, si tratterà di una occasione perduta. Non solo per i due contraenti. Ma per tutta una sinistra sino ad oggi colpevolmente renitente ad affrontare le tematiche laiche e liberali.
Per timore di misurarsi sul serio con i loro avversari.