PERCHÉ ABBIAMO PERSO ? - Analisi della campagna elettorale per le elezioni comunali svolta da Walter Marossi a LA FABBRICHETTA, 8 giugno 2006

26 giugno 2006

PERCHÉ ABBIAMO PERSO ? - Analisi della campagna elettorale per le elezioni comunali svolta da Walter Marossi a LA FABBRICHETTA, 8 giugno 2006

La campagna elettorale era iniziata nel migliore dei modi:
1) un candidato per la prima volta autorevole e conosciuto
2) che partiva con largo anticipo
3) che veniva legittimato dalle primarie a larga maggioranza e senza grandi lacerazioni
4) che godeva del consenso di settori significativi di quello che è chiamato terzismo
5)cui veniva permesso di preparare una propria lista per pescare in settori diversi da quelli della sinistra e di formulare un programma con ampia autonomia

La strategia di Ferrante appare anche abbastanza semplice:
1)riportare al voto l’elettorato che si era astenuto alle regionali
2) ridurre il gap tra liste e candidato che aveva caratterizzato la campagna di antoniazzi
3) conquistare l’elettorato moderato d’opinione su cui il prefetto poteva certo fare maggior presa del sindacalista
4) sfruttare le condizioni di relativa difficoltà dell’avversario appesantito da una confusa gestione del ministero e appiattito su posizioni cattomoderate in materia di scuola e assistenza in una città tradizionalmente più laica della sua classe politica

Non è certamente una partita in discesa ma per la prima volta appare possibile la vittoria. Eppure si perde e si perde pure male.
Perché male?
solo un anno fa alle regionali con lo stesso numero di elettori (alle regionali votarono 680782 elettori alle comunali 680061 quindi i raffronti una volta tanto sono coerenti) Sarfatti prese il 47,89% di voti cioè quasi un punto in più di Ferrante, mentre la coalizione si fermò al 44,39 contro il 44,54 delle comunali, va tuttavia ricordato che alle comunali con Ferrante si schierava anche il partito radicale che alle regionali non era nella coalizione.
In un anno si perde quasi un punto percentuale ma soprattutto in una elezione fortemente caratterizzata dalla candidatura del sindaco diminuisce drasticamente, circa il 50%, il numero di elettori che vota solo il candidato.
La Lombardia tra l’altro lo scorso anno era stata la regione italiana con la più alta percentuale di voti solo al presidente.
Come a dire che Ferrante non solo non fa la differenza ma la fa meno di Sarfatti. E questo quando il suo competitor è meno popolare della sua coalizione.
Il risultato della coalizione, a parità di componenti, è più basso delle due elezioni politiche precedenti, ed è di pochi decimali superiore (sempre accorpando i voti delle liste in modo il più possibile omogeneo) a quello delle comunali del 2001.
Delle provinciali e delle europee è più difficile parlare perché i sistemi elettorali e le caratteristiche di quelle competizioni erano troppo diverse per numero di candidati e per tipologia delle coalizioni, tuttavia non mi pare che il saldo di queste comunali sia positivo, riaggregando i dati.

Di più il numero degli astenuti comparando elezioni politiche e comunali vede un saldo negativo del centro sinistra di circa 15000 elettori.
In sostanza non solo non si riesce a spostare segmenti di elettorato moderato ma non si riesce neppure a riportare al voto quegli stessi cittadini che si erano mobilitati solo due mesi prima.
La campagna non convince quindi i moderati ma neppure il complesso dei cittadini che vogliono liberarsi del berlusconismo, anzi pare non convincere neppure a sinistra. Infatti storicamente alle elezioni milanesi più alto è il tasso di astensione più pesano percentualmente i voti della sinistra radicale, qui avviene il contrario con un numero di elettori pari a quello dello scorso anno il peso della sinistra radicale si riduce percentualmente.
In sostanza Ferrante non recupera a destra neppure i voti dei partiti che si aggregano per la primavolta alla coalizione (basti pensare che la rosa nel pugno tra politiche e comunali perde quasi tre quarti dei voti) e perde qualche cosa a sinistra probabilmente verso l’astensione.
Perche?
Avere certezze il giorno dopo le elezioni è abbastanza semplice, basta usare il bartaliano “gli è tutto sbagliato gli è tutto da rifare” e si è a posto, tuttavia alcune osservazioni si possono fare anche senza un’analisi approfondita che richiede tempo:
1) il profilo del candidato, che in una campagna presidenziale è fondamentale, non è emerso. la sensazione trasmessa è stata quella di un buon mediatore ma indeciso
2) il profilo programmatico della coalizione è stato ambiguo, cosicchè un elettore moderato poteva pensarlo caratterizzato dai no dei settori più radicali (primo fra tutti Fo) ed un elettore più radicale poteva vederlo come compromissorio, in altre parole non era ne carne ne pesce. Più ancora non si è capito a chi si rivolgeva come ha detto Morganti ci si è rivolti di più ai taxisti che agli utenti di taxi (certamente più numerosi)
3) la lista del candidato non è stata una lista di incursione in terreni altrui o inesplorati ma una lista contenitore, addirittura con due dei suoi competitor alle primarie (che difatti hanno preso cadauno qualche centinaio di voti in meno di quelli delle primarie); tanto più che notoriamente più liste ci sono alle elezioni comunali più voti (magari pochi) si prendono
4) l’elettorato d’opinione non si è mosso. Qui occorre fare una precisazione, nelle analisi degli anni ‘70 , l’elettorato d’opinione urbano veniva identificato con un ceto medio colto ed informato che sceglieva in funzione dei programmi in genere all’interno dello schieramento laico.
Oggi probabilmente bisogna intendere per elettorato d’opinione quello che non legge i giornali, che sta più nella periferia che nel centro della città e che si forma le proprie convinzioni politiche fondamentalmente attraverso la televisione, il passa parola e la comunicazione dei candidati in campagna elettorale. E’ un elettorato che spesso decide all’ultimo minuto.
5) Ebbene la mia sensazione è che la campagna del centro sinistra sia stata qualitativamente molto inferiore a quella del centro destra, una comunicazione tutta autoreferenziale molto pubblicitaria e poco elettorale (che ha portato ad esempio ad utilizzare principalmente, come ha detto Penati, il manifesto Ferrante, Cornacchione, Zelig con un ammiccamento tutto da capire).
6) La ragione della differenza tra la campagna della Moratti e quella di Ferrante è solo economica? Non credo: si possono fare campagne anche povere ma efficaci, bisogna però adeguare gli strumenti ai mezzi economici. Tuttavia è vero che per una campagna tradizionale a Milano ci vuole all’incirca un milione e mezzo di euro, ora considerando che si è partiti a novembre che alle primarie hanno votato oltre 80000 elettori, che tra candidati al comune ed alle zone erano in pista più di duemila persone non mi pare una cifra irraggiungibile.
7) l’avversario non è mai stato messo in difficoltà, per usare termini calcistici gli si è lasciato fare il gioco che voleva, gli si è lasciato il controllo della palla, non si è fatto pressing. Così Letizia Moratti è riuscita a cambiare due otre volte linea e soprattutto ad accreditarsi via via con una immagine accattivante quale non aveva all’inizio. Certamente su questo ha influito anche il comportamento esemplare di Albertini che è uscito di scena con estrema dignità, dando un contributo fondamentale con la sua presenza/assenza alla campagna della Moratti.
8) Il centro sinistra è supponente,continua a ritenere il centro destra ed in particolare Forza Italia un partito di parvenue privo di classe dirigente, come se non amministrasse questa città e questa regione da più di un decennio, la sottovalutazione dell’avversario porta poi ad equivoci sostanziali come dare per schierato un elettorato popolare che non c’è, o per lo meno non c’è nella misura ipotizzata, porta a credere ad uno zoccolo duro che è in realtà molto minore, porta a credere ad una rete di militanti e di movimenti a sostegno che in realtà è molto più teorica che reale. Del resto le preferenze prese dai protagonisti dell’associazionismo “politico” e della cosiddetta società civile sono li a spiegare bene pesi e misure reali.

Per farla breve è stata una campagna troppo gauchista che ha scontentato i moderati, o una campagna troppo moderata che ha allontanato i gauchisti, paradossalmente è stata tutte e due le cose in pratica è stata una campagna dilettantesca.

Banalizzando: di chi è la colpa?
Del candidato o dei partiti, che hanno fatto mancare il loro appoggio?

Io credo che il candidato avesse tutte le qualità per vincere ma come in tutte le competizioni quello che conta è la gara non il record in allenamento, e Ferrante è arrivato del tutto impreparato alla gara, sfiancato dalla preparazione, privo di una strategia.
I partiti credo che abbiano dato tutto quello che potevano dare, considerato che da anni il centro sinistra non esprime una classe di governo cittadina, che figure di spicco non ce ne sono, che le sconfitte del passato hanno generato una sindrome isolazionista permanente, e che tutto sommato i partiti forse con la sola eccezione dei ds sono poca cosa in termini di forza organizzata. Anche l’importanza della lista unitaria ds- margherita così forte all’interno degli apparati non è correlata al comportamento dell’elettorato che infatti appena gli viene fatta un offerta più vasta (con la lista Ferrante)si sposta; è vero che si potrebbe dire che la lista Ferrante ha trattenuto voti che erano in uscita ma francamente credo che all’interno del centro sinistra esistano due elettorati: uno che vota il proprio partito di riferimento con una forte continuità, e uno che si sposta con facilità anche a pochi mesi di distanza; un elettorato che deve essere ogni volta motivato sia nella scelta dei temi che nella scelta dei candidati sbagliare l’uno o l’altro o peggio tutte e due espone a brusche sorprese.
Probabilmente quindi la responsabilità maggiore come del resto in tutte le presidenziali va addebitata al candidato, o meglio ancora ai suoi allenatori.
In fondo Ferrante ha accettato una sfida al buio, erano altri che dovevano spiegargli che quello del candidato è un mestiere difficile e spietato, soprattutto perché in caso di sconfitta sei solo.

Mi resta un dubbio alla fine di questa chiacchierata : magari saremmo andati al ballottaggio e avremmo vinto se solo ci si fosse occupati di alcuni dettagli, fra cui quello di far star zitto Visco.
Ed una domanda: come è possibile che nel 2006 la coalizione di centro sinistra a Milano abbia meno voti di quelli che avevano pci e psi nel 1980?

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