PER UN PAESE FONDATO SU LIBERTÀ E SOCIALISMO NELL’AFFRONTARE LA GLOBALIZZAZIONE - di Giancarlo Meda, settembre 2007
04 ottobre 2007
Premessa
Alla fine della guerra fredda nel 1989 il Sistema Paese era caratterizzato principalmente da un’elevata evasione fiscale e contributiva, un debito pubblico oltre il 100% del PIL senza aver realizzato idonee infrastrutture né investimenti strategici, una spesa pubblica corrente sproporzionata rispetto ai servizi offerti, una gestione delle società pubbliche di servizi gestite in modo clientelare a danno della loro efficacia ed efficienza, un’elevata inflazione, un sistema finanziario e societario di bassa capitalizzazione, una struttura imprenditoriale di piccole e medie imprese accompagnata da poche realtà industriali di grande scala, pubbliche e private, quest’ultime in generale più attente alla realizzazione di profitti immediati che agli investimenti strategici, una classe imprenditoriale a carattere familiare con una tendenza prevalente a preferire il mercato interno protetto e con una capacità competitiva con l’estero basata principalmente sulla svalutazione della lira, un sindacato avente obiettivi di difesa degli interessi dei lavoratori e politici, un elevato squilibrio in tutti i campi fra Nord, Centro e particolarmente Sud , una criminalità organizzata condizionante, oltre il controllo di territori, l’economia anche a livello nazionale e un potere giudiziario poco indipendente e inefficiente. La cultura predominante era quella della cicala sperperando risorse a scapito delle generazioni future.
Dalla fine del 1989 il Sistema Paese già in tali condizioni ha dovuto affrontare in campo economico la nuova sfida della globalizzazione, che ha liberalizzato l’economia mondiale alla ricerca di nuove opportunità e di nuovi mercati creando le condizioni per l’entrata nell’economia globale di grandi Paesi sottosviluppati. Lo sviluppo industriale di tali Paesi ha creato difficoltà ai settori maturi dell’industria italiana, che non avendo investito in ricerca e innovazione sono la maggioranza. Tale concorrenza, aggiunta alla scarsa propensione ad investire in nuovi mercati, ha comportato una riduzione dell’esportazione con un aggravio della bilancia commerciale, riduzione del PIL e del reddito pro capite e crisi del mercato del lavoro.
Contemporaneamente l’adesione all’UE imponeva ,attraverso le direttive comunitarie, la modifica della struttura Paese indirizzandola da un mercato protetto verso un mercato libero e, attraverso la moneta unica, limiti alla spesa pubblica per garantire stabilità dell’Euro e bassa inflazione.
La politica: quale contributo?
La politica può e deve intervenire per fare ripartire il Paese. Creare nuove opportunità non basta. Occorre governare i processi, affinché le frontiere siano allargate per tutti i cittadini e i giovani in particolare. E’ compito della politica creare un Sistema Paese integrato con il Sistema Europa in grado di affrontare le sfide della globalizzazione per partecipare ai benefici che essa può produrre.
La politica dal 1989 è in continua trasformazione avendo perso i punti di riferimento dati dalla guerra fredda.
Accanto a questo processo non ancora terminato, essa si è trovata a gestire sia il processo d’integrazione europea, in particolare la moneta unica, Euro, e il processo di globalizzazione dell’economia mondiale.
La debolezza determinata dalla sua continua trasformazione non le ha permesso di gestire efficacemente questi avvenimenti, ma è stata sostituita dalle forze di volta in volta predominanti e principalmente dal potere finanziario e dalle “corporazioni”.
Il tempo è un fattore decisivo essendo il processo di globalizzazione sempre più veloce e mutevole e la politica, rischio la decadenza del Sistema Italia, deve trovare con idonea gradualità le soluzioni necessarie.
La politica deve quindi individuare gli obiettivi, le loro priorità e i mezzi per raggiungerli al fine di rimodellare il Sistema Italia, adattandolo alle esigenze nel processo di globalizzazione dell’economia.
Compiti dello Stato italiano
In attesa di un’Europa non solo monetaria ma anche comunitaria nelle politiche fiscali ed economiche, in conformità delle direttive europee lo Stato italiano deve individuare quali servizi e beni essenziali devono essere direttamente gestiti e/o coordinati, ad es. attraverso la golden share, da enti pubblici nell’interesse comune in un sistema di mercato.La gestione diretta e/o di coordinamento non vieta anzi può favorire,causa l’asfittico mercato finanziario privato italiano, l’integrazione con enti e società del settore in ambito europeo per la creazione di un mercato unico europeo.
Ciò sia per definire il tipo e l’entità di risorse finanziarie di cui il pubblico deve disporre attraverso la fiscalità sia per creare una base paritaria a tutte le attività economiche favorendone la competitività sia interna che internazionale.
Tra i beni si citano l’acqua, l’energia, il patrimonio demaniale e quello storico - culturale e particolari rifiuti e tra i servizi l’istruzione, il trasporto ferroviario, compagnia di bandiera, le autostrade, i porti, la sanità.
L’acqua e l’energia sono essenziali per l’uomo e per le attività economiche, hanno specifiche univoche, richiedono grandi investimenti d’installazione e in particolare per l’energia grandi capitali d’esercizio e infine la riduzione dei costi dipende da un’economia di scala più che dalla concorrenza. Privatizzare ha come conseguenza quella di creare un mercato competitivo del settore ampliando il numero di operatori. Occorre quindi un’attenta analisi costi - benefici e una valutazione del mercato finanziario esistente per valutare l’opportunità di una gestione pubblica o privata o mista a maggioranza pubblica. In Italia con un mercato finanziario privato asfittico risulta difficile pensare a investimenti solo privati e, senza elevati investimenti, la dimensione delle società di tali servizi su scala europea e mondiale non sono competitive. Basti pensare all’eventuale ritorno al nucleare: quale investitore privato italiano è in grado di finanziare la ricerca necessaria e l’investimento nella costruzione di nuove centrali?
Il settore energetico richiede una particolare attenzione e strategia per superare la dipendenza da fonti esterne sia di materie prime, petrolio e gas, sia di energia da centrali francesi e tedesche non per un problema di italianità ma di riduzione del passivo della bilancia commerciale. Per ridurre la dipendenza dall’estero occorre, stante alle attuali conoscenze, operare su due fronti uno, nel medio- lungo termine, concernente la ricerca nel nucleare, nella fusione,nell’idrogeno e nella bioenergia e l’altro, nel breve periodo,con l’impiego delle fonti rinnovabili, sfruttando le risorse naturali disponibili sole, acqua, aria e particolari rifiuti, creando un opportuno mix.
Sia la ricerca sia lo sviluppo delle tecnologie relative alle fonti rinnovabili e ai rifiuti sono una grande opportunità per l’industria italiana per riconvertirsi in settori d’avanguardia e per la sua internazionalizzazione in nuovi mercati.
Azioni di privatizzazione sono già state effettuate ed è difficile tornare indietro, ma occorre fermarsi e favorire aggregazioni fra società del settore anche pubbliche.
La ricerca, l’innovazione e l’internazionalizzazione, dato il polverizzato tessuto economico italiano, diventano un compito della politica, affinché piloti la trasformazione dell’economia italiana verso settori d’avanguardia attraverso apposite azioni quali acquisto pubblico di nuovi beni e servizi, finanziamenti pubblici a istituzioni pubbliche e/o private in ricerca, innovazione e internazionalizzazione e politiche che favoriscano la presenza di banche finanzianti i progetti indipendentemente dalle garanzie.
Il patrimonio demaniale e quello storico - culturale devono essere oggetto di investimenti pubblici per la loro valorizzazione e di un efficiente gestione, essendo fondamentale per l’economia italiana il settore privato del turismo, attualmente circa il 12% del PIL, di cui essi sono il pilastro.
I rifiuti gestiti dal pubblico devono essere trasformati da costo a risorsa in particolare nel settore energetico.
Per raggiungere molti dei suddetti obiettivi deve essere promossa la cultura dell’interresse nazionale senza rinunciare alla salvaguardia dell’impatto ambientale. E contemporaneamente non deve essere negata l’iniziativa privata ad interventi marginali a suo totale carico.
I servizi quali istruzione, trasporto ferroviario, compagnia di bandiera su rotte internazionali, autostrade, porti e sanità richiedono alti investimenti iniziali e elevati costi di gestione, e soprattutto di una politica strategica di interesse nazionale L’esperienza della privatizzazione delle ferrovie, l’allarmante aumento dell’iniziativa privata nella sanità, con un aumento di circa il 40% delle risorse pubbliche, e nell’istruzione hanno mostrato di non portare ad una riduzione delle tariffe e dei costi per gli utenti bensì in molti casi ad una riduzione della qualità dei servizi e un incremento dei profitti privati. Servizi sociali ad es. asili, in numero e con orari dedicati alle esigenze delle famiglie e politiche per la famiglia ad es. gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo possono essere più utili a risolvere i problemi delle famiglie e del lavoro che non aiuti puramente fiscali.
Per tali motivi la loro gestione deve essere pubblica senza, anche per essi, negare interventi puramente privati con concessioni, parificazioni, convenzioni regolate dallo Stato, ma marginali.
La Pubblica Amministrazione, compresi Ambasciate e Consolati, deve essere ammodernata con le nuove tecnologie e resa efficiente ed efficace nel supportare la trasformazione e lo sviluppo del Sistema Paese.
I monopoli pubblici possono essere efficienti ed efficaci in funzione della qualità e della cultura dello Stato dei dirigenti pubblici e della loro indipendenza professionale dalla politica, in particolare dagli interessi dei partiti. Anche la gestione privata può essere inefficace ed inefficiente in assenza di una dirigenza professionalmente preparata e con una cultura legata agli interessi personali e non societari.
Finanza pubblica
La finanza pubblica è uno strumento essenziale, dipendendo da essa la disponibilità dei fondi necessari alle attività del settore pubblico e la distribuzione del reddito, al fine di far partecipi tutti i cittadini, in proporzione al loro contributo, della ricchezza prodotta dal Sistema Paese e al fine di creare una società socialmente coesa venendo incontro alle esigenze di chi ha bisogno di specifica protezione.
Il reperimento dei fondi pubblici attraverso la fiscalità e la contribuzione deve essere in grado di ridurre a livelli fisiologici l’evasione e l’elusione.
Ciò al fine di non generare ingiustizia sociale, attribuendo benefici e diritti a favore di chi non gli competono, creando cittadini di serie A e cittadini di serie B, di non distorcere nel mercato interno la concorrenza e di creare imprese falsamente competitive nel mercato internazionale.
Occorre sostituire l’attuale sistema con un sistema fiscale basato sulla detrazione di tutte le spese documentabili dando luogo ad un meccanismo di reciproco controllo negli scambi commerciali e di servizi, fonte di gran parte dell’evasione fiscale IRPEF e IVA e indirettamente dare un contributo alla riduzione dell’evasione retributiva.
L’evasione fiscale permette la sopravvivenza di attività imprenditoriali in nero, che nel breve periodo danno lavoro, generalmente poco qualificato e sfruttato, ma che nel medio-lungo periodo non produce reale ricchezza ma distorce il mercato e la concorrenza e riduce i diritti delle persone sia come lavoratori che come cittadini. Nonostanteil certo aumento di temporanea disoccupazione occorre con progressione ridurre a un grado fisiologico le attività in nero.
La lotta all’evasione fiscale dà poi un incisivo contributo alla lotta alla criminalità organizzata, individuando i capitali che essa gestisce, il cui investimento in attività legali, data la fonte del capitale, distorcono doppiamente il sistema economico. Il contenimento, se non la sconfitta, della criminalità organizzata permette allo Stato di recuperare quei territori il cui sviluppo è bloccato anche dalla mancanza di sicurezza per gli investitori particolarmente quelli esteri.
Settore finanziario
Il settore finanziario costituito principalmente da banche, banche d’affari, strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni e fondi sono un fattore critico nella competitività globale in quanto la dimensione dei mezzi finanziari disponibili permette la creazione di attività tecnologicamente avanzate e la penetrazione in nuovi mercati, dove rispettivamente sono essenziali ricerca e innovazione e acquisizioni e promozione.
Fra i principali difetti dell’attuale sistema finanziario italiano, a cui occorre porre rimedi, si possono indicare:
- bassa capitalizzazione, che non consente facilmente la creazione di grandi imprese, essenziali accanto alle piccole e medie imprese nella costituzione di un tessuto economico equilibrato. Pertanto con opportuni strumenti legislativi, normativi e con l’avvio dei fondi pensione si deve promuovere la costituzione di imprese con idonea capitalizzazione.
- poca trasparenza e affidabilità dei gestori degli strumenti finanziari, che allontanano i piccoli risparmiatori, che soprattutto in Italia hanno una elevata propensione al risparmio, che potrebbe dar luogo a società con capitale azionario diffuso. La recente riforma sul risparmio deve essere migliorata al fine di dare certezza sulle modalità degli strumenti finanziari e sui bilanci delle aziende quotate, senza le quali non esiste il normale rischio d’investimento, ma il gioco d’azzardo.
- conflitto d’interesse in particolare all’interno delle banche italiane ove sono presenti quali soci imprenditori che ottengono facili finanziamenti. Occorre separare nettamente il settore finanziario dal settore imprenditoriale.
- bassa presenza di banche d’affari che sono più propense e idonee a valutare i finanziamenti non sulla base della loro profittabilità ma sulle garanzie mobiliari e immobiliari, impedendo la creazione di nuove attività.
Infine, ma ciò vale anche per la Pubblica Amministrazione e le attività imprenditoriali, la separazione fra politica e finanza avendo la prima il solo compito di legiferare, definire regole e istituire e controllare enti e organi di controllo dotandoli di idonee risorse a svolgere i compiti assegnati. Altre azioni sono necessarie, ma le suddette sono fra le prioritarie.
Mercato del lavoro
Due sono gli elementi chiave di un mercato del lavoro all’interno di un sistema economico competitivo in particolare di un Paese industrializzato e non in via di sviluppo: qualificazione e flessibilità. I due fattori appaiono essere fra loro escludenti, ma è proprio la politica che deve saper creare il necessario compromesso.
La qualificazione richiede continui investimenti in formazione e riqualificazione ed è favorita da contratti a tempo indeterminato e alti costi del lavoro, coerenti solo con attività ad alto valore aggiunto.
La flessibilità deriva dalla necessità di rendere diretti i costi del lavoro e dalla più rapida obsolescenza delle competenze richieste dal mercato del lavoro.
L’economia italiana praticamente concentrata in settori maturi e a basso valore aggiunto e afflitta da un’elevata percentuale di mercato nero del lavoro ha finora cercato, in assenza di una politica industriale e dei servizi, di aumentare la propria competitività attraverso la sola leva della riduzione del costo del lavoro, soprattutto con l’entrata in vigore della moneta unica, l’Euro, non potendo più usare la leva della svalutazione. Ciò ha comportato la creazione dell’attuale mercato del lavoro che senza qualificazione ha trasformato la flessibilità in precarietà a basso reddito e senza o scarsa garanzia pensionistica e la pratica eliminazione dei diritti. Essa crea nel breve termine un vantaggio nella riduzione dei costi e conseguente temporanea competitività, ma oltre al costo sociale assai elevato non potendo progettare il proprio futuro, essa ha anche nel tempo un negativo impatto economico riducendo la propensione e le disponibilità a consumare, creando nel mercato interno fenomeni indotti di stagnazione o di recessione. Coinvolgendo le famiglie di origine a ridurre i consumi nell’incertezza del futuro.
La formazione e la riqualificazione devono essere finanziate dal pubblico e/o dal privato, anche attraverso dedicate agevolazioni ed essere utilizzate come uno degli strumenti nella gestione della flessibilità riducendo i tempi di precarietà.
La flessibilità quando necessaria deve essere supportata da idonei ammortizzatori sociali che garantiscano disponibilità, previdenza e diritti anche nei periodi di assenza del lavoro o di formazione o di riqualificazione. Ciò consentirebbe di creare un mercato interno più stabile e di uscire più rapidamente dalla stagnazione.
Occorre poi verificare costi e benefici dell’introduzione del lavoro interinale e delle agenzie private di collocamento per apportare sulla base dell’esperienza acquisita eventuali correzioni.
Nel mercato del lavoro possiamo anche considerare la modifica degli ordini professionali e dei servizi protetti alfine di aumentarne la produttività, con conseguente riduzione dei costi di prodotto e di servizi.
Un elemento fondamentale nella gestione del mercato del lavoro sono le relazioni sindacali, che devono ritornare alla concertazione dovendo risolvere problemi di sistema e in cui le decisioni devono essere raggiunte in tempi brevi, essendo il tempo nel processo di globalizzazione un fattore critico per interventi utili a ritornare competitivi. Un contributo alla semplificazione e quindi all’accelerazione nelle decisioni può essere dato da una delle parti in gioco, i sindacati, attraverso leggi coerenti con la Costituzione.
Dalla costituzione della Repubblica, anche per ragioni di politica internazionale, si è formato un modello di rappresentanza dei lavoratori frammentata, sempre meno rappresentativa dei lavoratori attivi e politicizzata.
Il sindacato, impegnato anch’esso nella globalizzazione, non può quindi disperdere energie, ma deve concentrarle alla salvaguardia dei diritti, della formazione e dei salari dei lavoratori, per creare un mercato del lavoro, che sia un’opportunità per il sistema Italia.
Il modello, analogo a quello di alcuni Paesi europei, da perseguire è quello di un sindacato che dia luogo ad una rappresentanza unica nella contrattazione. Iscrizione e contribuzione obbligatoria di tutti i lavoratori deve essere riequilibrata dalla presenza al suo interno di rappresentanti eletti dai lavoratori in forma democratica. Tali elezioni permettono di creare un pluralismo all’interno del sindacato e contemporaneamente la struttura organizzativa deve essere tale che le decisioni vengano prese a maggioranza. Tale sindacato risolve il problema della rappresentanza unica di tutti i lavoratori, a tempo pieno e atipici. In particolare viene garantita agli ultimi una rappresentanza, che nella forma sindacale attuale non hanno praticamente forza contrattuale.
La gestione dei fondi disponibili deve essere indirizzata a finanziare non solo la struttura organizzativa ma anche le forme di lotta eventualmente necessarie con minor danno economico dei lavoratori impegnati nella contrattazione dando ad essi maggior forza contrattuale. Anche per questa istituzione il punto di forza è la qualità della sua dirigenza e dei rappresentanti eletti.
Giustizia
L’amministrazione della Giustizia,componente del Sistema Paese, deve essere oggetto di interventi al fine di renderla efficiente ed efficace.
Il corretto funzionamento della Giustizia oltre a creare una società civile indirettamente contribuisce all’economia del Sistema Paese dando certezza alla sua operatività e al suo sviluppo, ad es. sia attraendo capitali stranieri sia creando una salda cultura del rispetto della legalità, fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, assai influente sull’economia italiana.
Fatti salvi due principi indipendenza dagli altri poteri e funzionalità al suo interno, l’obiettivo primario è la riduzione dei tempi dei processi sia civili che penali. Due sono i principali interventi l’uno concernente la dotazione di fondi adeguati per le spese correnti e la riorganizzazione delle sedi e del loro personale, l’altro la rivisitazione delle leggi, sia dei codici civili che penali, per semplificarle e dar loro maggior chiarezza e univocità d’interpretazione.
All’obiettivo di riduzione dei tempi per il giudizio finale si deve aggiungere l’obiettivo di dare pene certe, graduandole in particolare
in ambito penale nelle modalità in base alla gravità del reato.
Nel raggiungimento di un Sistema Paese fondato sulla legalità è essenziale la selezione e il comportamento della classe politica, Pubblica Amministrazione e di tutta l’alta dirigenza del Paese.
Considerazioni finali
Naturalmente gli interventi succitati , non approfonditi nei dettagli, sono insufficienti a rendere tutte le parti del Sistema Paese coerenti con i principi e le linee guida che li ispira, ma come già detto sono basilari e prioritari. Principi e linee guida, in gran parte già patrimonio dei Paesi più industrializzati in particolare di quelli aderenti all’Unione Europea, che si caratterizzano per l’ obiettivo di conciliare la indispensabile libertà d’iniziativa con la salvaguardia di un coeso tessuto sociale nel mutare dell’ambiente esterno, che oggi è sottoposto a un processo di globalizzazione.