PER ORA FEDERIAMO LA COSTITUENTE SOCIALISTA – di Lanfranco Turci da il Riformista del 12 aprile 2007
19 aprile 2007
Domani al via il congresso Sdi
La riorganizzazione delle forze del centro sinistra sta giungendo a una stretta risolutiva. Nel giro di pochi giorni si terranno i congressi dello Sdi, dei Ds e della Margherita. Dagli ultimi due verrà sancita la nascita del Partito democratico. I tempi e i modi sono ancora avvolti in una nuvola di incertezza, ma lo sbocco è ormai inevitabile. Sottolineo l'aggettivo inevitabile, perché il sentimento più diffuso fra i sostenitori di questo progetto non è più da tempo l'idea di un grande cambiamento, di un pensiero politico forte e innovatore, bensì l'ineluttabilità di una scelta cui è legata ormai la credibilità e la stessa sopravvivenza della classe dirigente della Margherita e di gran parte di quella dei Ds. Le ragioni di chi non condivide questo progetto dal punto di vista di una sinistra laica, liberale e socialista sono già state esposte fino alla noia. L'abbiamo fatto insieme: associazioni, circoli e club ancora al convegno di Bertinoro del 3-4 marzo, dedicato all'obiettivo della costituzione di una forza politica «laica e liberalsocialista, a vocazione maggioritaria, in competizione con il Partito democratico, collocata in Europa nel Pse». Il successo di quel convegno ha confermato la crescita dello spazio potenziale per una forza di sinistra che sappia coniugare la ferma difesa dei valori della laicità e dei diritti civili con i principi socialisti della giustizia sociale. Per questo abbiamo scomodato dagli archivi quel particolare filone del pensiero politico che va sotto il nome di socialismo liberale, che in vari e successivi passaggi ha ispirato il rinnovamento del socialismo europeo negli ultimi decenni dalla socialdemocrazia tedesca, al new labour, al Psoe di Gonzales.
Per questo abbiamo presentato in quel convegno ipotesi precise in materia di politica internazionale, di politica economica e di welfare, tese a definire una piattaforma di confronto con tutte le forze disponibili alla sfida della modernità e del cambiamento. Per creare un soggetto politico che si candidi a una chiara, effettiva, identificabile leadership riformista e modernizzatrice nella sinistra italiana, capace di attrarre anche forze riformiste liberali che ancora stanno nel centro destra.
Il titolo del manifesto politico dell'associazione per la Rosa nel pugno, l'associazione che costituimmo nel luglio dello scorso anno per salvaguardare il fecondo nocciolo di verità della Rosa nel pugno, anche dopo il suo fallimento come soggetto politico unitario, suona appunto così: laici, liberali in economia, radicali per i diritti civili, socialisti nel welfare. Queste posizioni politiche incrociano secondo noi sentimenti diffusi nella società italiana, portati ancora più in luce dalle carenze e dalle contraddizioni di un Partito democratico che la logica politica sospinge verso una collocazione di centro a tendenziale vocazione cattolica. Da qui il malessere profondo degli ulivisti prima maniera e soprattutto di gran parte dell'elettorato diessino, non solo della piccola parte residuale, nostalgica del Pci, ma anche e soprattutto di quello più laico e moderno che dopo l'89 si aspettava la trasformazione del Pci in un partito socialista e liberale (vi ricordate la “rivoluzione liberale” promessa da D'Alema, ancora in fase socialdemocratica?).
L'insieme di questi fatti attribuisce un vero significato dì strategico al congresso dello Sdi che si apre domani a Fiuggi. Compiendo la scelta della Costituente socialista «aperta a tutti: progressisti, liberali, laici, radicali e ambientalisti» lo Sdi taglia il nodo gordiano che lo stringeva da tempo, andando ben oltre il mero rifiuto della prospettiva del Partito democratico e la mera riaggregazione della diaspora socialista. È importante che la mozione di Boselli non si sia lasciata catturare dalla tentazione di riproporre pari pari il vecchio Psi, pure in una fase storica in cui il sentimento di rivalsa riemerge legittimamente, dal momento che il revisionismo storico in atto induce a riconoscere i meriti del Craxi migliore e più innovativo anche da parte di quanti ne furono i più acerrimi nemici. Con questa scelta lo Sdi può proporsi come fattore di guida e di impulso di un processo politico distinto e competitivo con il Partito democratico nella guida della sinistra e del paese. Con ciò dando uno sbocco anche alla crisi della Rosa nel pugno e a quanti, fra i radicali, vorranno uscire da una pura logica autoreferenziale. Occorre inoltre sottolineare che questo progetto di Costituente viene lanciato mentre matura nel paese un crisi profonda dell'assetto politico-istituzionale della seconda repubblica, con l'esigenza di superare le strettoie dell'attuale bipolarismo coatto, come dimostra tutto il dibattito sulla legge elettorale.
È dunque uno scenario di grandissimo interesse quello che si sta aprendo. Uno scenario che richiede coraggio, lungimiranza e una grande apertura politica e culturale, perché l'obiettivo è estremamente ambizioso, non tanto nei confronti delle aspettative della società italiana, quanto per lo stato dei soggetti politici chiamati a implementare questo processo. Uno stato gracile, frammentato e spesso puntiforme. Lo Sdi, che pure è il soggetto maggiore, è una piccola forza che porta i segni dei lunghi anni di battaglia per la sopravvivenza autonoma all'interno della sinistra. Poi ci sono le organizzazioni, ancora più piccole, de “I socialisti”, del Psdi, di parti importanti del Nuovo Psi che sta andando verso un congresso risolutivo. Poi c'è quello che noi chiamiamo il movimento di Bertinoro: un pulviscolo diffuso di circoli, associazioni e militanti di area socialista, ex diessina, laica liberaldemocratica, repubblicana e radicale.
Un pulviscolo che può garantire la fecondazione del progetto nella società ed estendere moltissimo l'area di ascolto e partecipazione, tuttavia un pulviscolo difficile da aggregare e fare contare. Poi c'è quanto sta avvenendo nei Ds.
Nelle prossime settimane si porrà infatti il problema del rapporto con i numerosi militanti che votando le mozioni di minoranza al congresso Ds, hanno dichiarato la propria volontà di non aderire al Partito democratico. Il possibile incontro con queste forze ha fatto gridare allo scandalo Piero Fassino e ha alimentato una campagna di interdizione verso la Costituente socialista, presentandola come il fantasma di un nuovo Psiup. Qui si gioca una partita decisiva per il profilo politico e culturale della forza che vogliamo costruire. Credo che nessuno avverta davvero né il bisogno di un nuovo Psiup, né di un rinato Pci. Questo vuol dire in altri termini che non si può pensare nei tempi pratici della politica (altri sono quelli della storia) che l'attuale processo costituente possa coinvolgere Rifondazione comunista e altre forze della sinistra radicale. Non perché non si veda il travaglio politico e ideale in atto in quel partito, anche alla luce dell'esperienza di governo, ma perché proprio per rispetto di quel travaglio, non si può pensare che il passaggio dalla rifondazione comunista alla costituente di una forza socialista, laica liberale possa essere ridotto a operazione politicista, a pura tecnica politica, incomprensibile per l'opinione pubblica e per il paese.
Stiamo parlando di socialismo europeo non di Sinistra Europea. Non a caso il socialismo europeo è diventato il tema distintivo del contrasto politico dentro i Ds, e lo Sdi ne è al momento l'unico partito italiano aderente senza incertezze anche per il futuro.
Non dubito che la grande maggioranza dei compagni e delle compagne che si apprestano a lasciare i Ds siano ben consapevoli di queste differenze ancora fondamentali e che con la loro opzione per il socialismo europeo, vorranno confrontarsi positivamente con il processo all'ordine del giorno della costituente socialista. Vi porteranno le loro sensibilità e i temi su cui sono più impegnati, sul solido terreno di una sinistra moderna, riformista e di governo, che saprà guardare con rispetto e nei termini delle convergenze possibili sia verso il Partito democratico sia verso una sinistra radicale in via di trasformazione.
Un'ultima considerazione sui tempi e i modi di organizzazione della Costituente. Le molte esperienze del passato, soprattutto l'ultima della Rosa nel pugno, ci ammoniscono a non trascurare gli aspetti di organizzazione e del modello di partito. Fra l'altro possiamo veder in questi giorni l'impasse della “fusione a freddo” fra Ds e Margherita, gli scontri di potere che già si agitano sotto il pelo dell'acqua, la dispersione in atto di quel grande patrimonio di partecipazione della prima fase dell'Ulivo e poi delle primarie. Crediamo che a regime il nuovo soggetto politico dovrà riuscire a bilanciare l'esigenza di un partito organizzato che valorizzi l'apporto dei militanti, con quella di partecipazione e controllo da parte di una platea di sostenitore ed elettori più ampia. Nella fase transitoria il processo di amalgama, selezione e consolidamento in un gruppo dirigente nuovo, inevitabilmente condizionato e marcato dall'origine relativa di ogni aderente al partito, sarà inevitabilmente lungo e difficile: una struttura federale permetterebbe nella transizione di affrontare al meglio le difficoltà della battaglia politica senza dovere nel contempo risolvere tutti gli inevitabili problemi personali e di gruppo che accompagneranno questo processo.
Quello che comunque è decisivo è la definizione urgente di regole per cui tutti coloro che lo vorranno possano registrarsi come iscritti alla Costituente e che alla fine solo essi, siano o no anche iscritti ai soggetti politici partecipanti alla Costituente, abbiano diritto a votare sugli indirizzi politici e sui dirigenti del futuro partito. Michele Salvati, che disperatamente patrocina da anni la causa del Partito democratico, ha cercato di trovare una risposta alle difficoltà di quel progetto con proposte di partecipazione intelligenti e innovatrici. Non credo che basteranno a superare le difficoltà politiche del Pd, ma quell'idea esposta martedì scorso sul Corriere della Sera di un'offerta pubblica di adesione al nuovo partito, potrebbe essere assunta da noi per la nostra Costituente.