PER NESI, LO SDI DEVE GUARDARE A GAUCHE – da il Riformista del 27 ottobre 2006
09 novembre 2006
«CONVERSAZIONE. «Il Partito Democratico non ha un'anima
«Lo Sdi ha di fronte a se soltanto tre opzioni, mi pare. La prima è quella di andare, o meglio di restare, per conto proprio, rappresentando i socialisti italiani per quello che sono, evitando di fare altre alleanze che, dal passato più lontano (prima la lista Dini, poi i Verdi) fino a quello più recente (la Rosa nel pugno), non hanno portato mai bene», sospira l'ex onorevole mai domo Nerio Nesi - un lungo passato nel Psi, sinistra lombardiana, una lunga storia alla Bnl, un breve passaggio in Rifondazione, dove fu chiamato direttamente da Bertinotti, e da cui uscì quando il Prc fece cadere il primo governo Prodi, e infine un travagliato passaggio nel Pdci, partito dal quale è uscito sbattendo la porta a suo modo e cioè con molto understatement («Con Diliberto nemmeno mi parlo più, con Cossutta sono invece rimasto in ottimi rapporti»), un presente nello Sdi, area «sinistra socialista» - parlandone con il Riformista.
«Il problema - prosegue - è interrompere definitivamente il matrimonio forzoso coi i radicali per costituire la Rosa nel Pugno. Matrimonio ed esperimento che, come doveva essere chiaro sin dall'inizio, ai dirigenti dello Sdi, non poteva funzionare. Non foss'altro che per una ragione politologica: lo Sdi è e resta un partito, i radicali sono un movimento. Con tutto quello che ne consegue in termini di cultura politica profondamente diversa».
La seconda opzione, che però non convince Nesi quasi quanto la disastrosa fusione con i Radicali, sarebbe quella di «contribuire a far nascere, all'interno del futuro partito democratico, un'area socialista, magari in collegamento con i veri socialisti che ancora albergano dentro i Ds». Il problema è che, sospira l'ex presidente della Bnl ed ex presidente della commissione Lavoro, oggi membro dell'esecutivo nazionale dello Sdi, «il partito democratico sta nascendo senz'anima e i partiti, per nascere, hanno sempre bisogno di un'anima». Non rimarrebbe, dunque, che la terza opzione, quella di «costituire, nell'ambito del processo di costruzione della Sinistra europea lanciata da Rifondazione comunista e altri soggetti, un'area socialista. In stretto collegamento, se non assieme, alla sinistra dei Ds (area Mussi e area Salvi, ndr). Che, di fronte alla nascita e alla costituzione del partito democratico, non potrà fare altro che uscirne». Il problema, in questo caso, però, ce l'avrebbe proprio Nesi, che di Bertinotti non riesce a dimenticare «il pessimo modo» con cui lo avrebbe trattato: «Fausto è sempre lo stesso: nasce anche lui lombardiano, poi entra nel Psiup, infine passa nel Pci, poi nei Ds e infine in Rifondazione. Ora, leggo sul Riformista, cerca di appropriarsi del nome e del patrimonio di Riccardo Lombardi, l'unico vero socialista riformista e riformatore che la storia del Psi abbia conosciuto. Ma il presidente della Fondazione “Riccardo Lombardi” sono e resto io». «Certo è - riconosce Nesi - che tra i socialisti, specialmente tra i più giovani e le assicuro che ce ne sono tanti, più di quanti ci si immagini, il fascino di una rinascita di una vera e nobile sinistra socialista è vasto». E lei, Nesi, cosa farà? «Io, come tutto lo Sdi, ho ancora qualche mese, prima di decidere, ma riconosco che la sirena lombardiana e socialista riformista è forte».