PER LA COSTRUZIONE DI UN’ALTERNATIVA DEMOCRATICA di Alberto Angeli
25 ottobre 2018
“Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi”. (Shakespeare - Re Lear) . Ma si, lasciamo stare lo spread, il deficit di bilancio, il PIL, il debito pubblico e le agenzie di rating; non diamo ascolto ai vecchi e avvinazzati della Commissione Europea, guidati dal quel traballante Jean-Claude Juncker e ai loro pusher del punto e virgola, che pretendono il rispetto delle regole concordate e approvate (nel nome del popolo Italiano) da Governi precedenti. Infatti, i governanti odierni affermano: noi siamo il Governo del popolo!: questa è la sintesi dello spirito del cambiamento che, come una stella Polare, guida il Governo Salvini-Di Maio. Eh si, il popolo è di nuovo centrale nella evocazione del cambiamento. Ad esso ricorse Di Maio quando minacciò di mettere sotto accusa il Presidente della Repubblica, per avere esercitate le sue prerogative costituzionali; oppure quando Salvini pretende che il Presidente non s’impicci del sequestro della Diciotti e dei suoi occupanti, ottenendo da quella folla assenso e consenso.
Non ci sono più destra e sinistra nella visione di questi nuovi governanti, sicuramente è predominante, e non è solo una ipotesi, un movimento ( 5Stelle) integralista/populista e un partito (Lega) che teorizza una democrazia illiberale alla Orban e, poi, il popolo acclamante e vociante, soprattutto votante e sostenitore di questa linea politica carica di incognita avventurosa. Qui sovviene richiamare il Guicciardini e il Machiavelli: “Spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sí folta, o uno muro sí grosso, che non vi penetrando l’occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa, o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India”. Ecco, con questo rimando storico Guicciardini ci svela il vero antidoto al populismo, in ambedue le accezioni possibili, quella magnanima, mazziniana, e quella demagogica e ruffiana oggi imperante. Tanto che conferma: il popolo è “un animale pazzo, pieno di mille errori, di mille confusione, sanza gusto, sanza deletto, sanza stabilità”. Mentre per Machiavelli sul popolo era meno ultimativo, e a volte se ne lasciava infervorare, come a proposito dei Ciompi. La sua immagine più famosa si riscontra nella introduzione al Principe ( ed è la più bella, perché va dalla piazza al palazzo e viceversa ): “a conoscere bene la natura de’ populi, bisogna essere principe, et a conoscere bene quella de’ principi, bisogna essere populare”.
Ma noi, testimoni del passato e critici della presente età moderna, possiamo richiamare anche altri ricordi storici, che ci hanno sconvolti per un ventennio, rimembrando concetti e frasi che non è una forzatura se si afferma di ritrovare nell’attuale linguaggio dell’odierno svolgersi del confronto politico. Ad esempio, ecco un campionario che svela similitudini del pensiero filisteo dei reggitori di questo governo con le espressioni di un Zelota del periodo fascista: “regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l’illusione di essere sovrano”; ancora: “il popolo non fu mai definito, è un’entità meramente astratta, come entità politica”; oppure: “i sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale”. Si potrebbe continuare, ma quanto riprodotto è sufficiente a provare ( quindi non un indizio ma una rivelazione concreta ) che il dire di codesti avversari di ogni idea di società aperta e plurale è operativamente complementare al pensiero autoritario come ha chiarito il suo fondatore: il Presidente della Repubblica ha troppi poteri, dobbiamo togliergli, come ha urlato Grillo dal Palco del Circo Massimo, (ben sapendo che su di lui è in corso una indagine per vilipendio al Presidente della Repubblica) è riconoscere che in questa frase c’è un invito al popolo a ribellarsi al potere costituzionale rappresentato dal Capo dello Stato.
C’è faziosità patente nell’esaltazione del popolo, al quale viene promessa la cancellazione della povertà, una pace fiscale per i sodali di Salvini (i famosi 49 ml della lega magicamente spariti all’estero sono un esempio ), il pensionamento à gogo, un deficit di bilancio esilarante che incrementerà il debito pubblico, che graverà sulle spalle dei cittadini per oltre 37.000 Euro per ogni italiano, spese per interessi sul debito pari a 65 mld, cioè la spesa sostenuta per l’istruzione (e l’istruzione non può vantare primati a livello Europeo). C’è un parte del popolo che non condivide assolutamente questa manovra, un popolo comunque disponibile a farsi carico dei necessari sacrifici a sostegno di un’alternativa di cambiamento profondo della società, in cui ciascuno è chiamato a partecipare a seconda delle proprie possibilità, con giustizia ed equità. Questa parte del popolo ritiene che la povertà si combatte producendo ricchezza, dando istruzione e lavoro ai giovani, quindi cultura, scuola, formazione, ricerca, investimenti per prodotti innovativi, riordino del sistema fiscale e del Welfare, potenziamento della sanità, delle politiche a difesa dell’ambiente e del clima. Rafforzare la nostra identità di Europeisti e lavorare per politiche di accoglienza governata, programmata, dare corso ad una significativa filosofia della resilienza, in cui giustizia distributiva ed equità sociale, quindi superamento delle disuguaglianze, diviene un progetto politico a sostegno del cambiamento, unico scopo per cui vale la pena di combattere. L’Europa è per il nostro paese l’ultima chance e l’Euro è la nostra linea di difesa contro il disastro economico e sociale.
Purtroppo si deve essere realisti: all’orizzonte non c’è un movimento politico al quale affidare questo compito di costruzione dell’alternativa. Non lo è il PD, né LeU o altre forze della sinistra o libertarie ed Europeiste. Anche l’Organizzazione Sindacale, si è lasciata ammaliare dall’ipotesi di poter vincere la povertà e riaprire i giochi scombinati dal Jobs Act e dalla Fornero, seguendo la ricetta dei 5Stelle, anche se alla luce delle seppur incomplete e confuse linee del Dpef sembra porsi in una posizione di forte critica.
L’Europa ci chiede di rispettare le regole, ma i fuorilegge delle parole continuano a sfidare il buon senso e la realtà. La prospettiva che tutto il popolo, quindi anche la parte dei sostenitori dei Gialloverdi, cioè il Paese vada a schiantarsi nel muro dell’insolvenza, crac o del default, non è un pronostico ma è all’ordine del giorno. Da questo disastro nessuno è in grado di indicare come eventualmente risollevarsi, visto che non ci sono paracaduti o governi tecnici di riserva. Neppure mettere in conto le elezioni anticipate: è autoinganno, un suicidio per il Paese.
Su questo la sinistra, le forze libertarie ed Europeiste, gli intellettuali che hanno preferito il disarmo a l’impegno, o la parte di coloro che avvertono con responsabilità la gravità del momento, sono tutti chiamati riflettere e a muoversi, ad impegnarsi per ricostruire un movimento che si riappropri dei temi sociali, economici, culturali identificativi di una umanità che intende impegnarsi, combattere per contrastare questa pericolosa deriva.
Non lasciamo che la Casaleggio s.p.a. occupi la Presidenza della Repubblica: cacciamo i mercanti dal tempio delle Istituzioni Repubblicane, nate dalla resistenza al fascismo condotta e sostenuta con la lotta di un popolo lavoratore.
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