PER IL DOPO 7 GIUGNO di Roberto Biscardini da www.mondoperoaio.it
25 giugno 2009
A pochi giorni dal voto si pensa all’oggi ma anche al dopo. Certo, lo possiamo già dire, il risultato avrebbe potuto essere migliore di quello che sarà. Se questa alleanza non fosse nata, in primo luogo, dalla necessità di superare il maledetto quorum elettorale. Se avessimo avuto più tempo, prima dell’inizio della campagna elettorale, per far conoscere il simbolo. Se ci fosse un sistema più democratico nell’informazione pubblica e privata. Se avessimo avuto più tempo per spiegare il senso politico di un’alleanza tra forze politiche diverse, ma convergenti. Di governo e non di opposizione. Che si sono, senza fatica, ritrovate unite intorno al principio comune della libertà. Unite intorno ad alcune comuni esigenze. Cambiare la sinistra per cambiare il paese. Definire un progetto e un programma che intercetti i bisogni e i sentimenti degli italiani. Che entri nel campo avverso. Che riporti di qua un popolo che sta affogando a destra per assenza di alternative a sinistra. Che riscopra a sinistra i valori della laicità, cioè i valori della democrazia. Che prospetti una società più giusta nella quale contano insieme diritti e doveri, meriti e bisogni. Nuovi meriti e nuovi bisogni. Se supereremo il 4% sarà un successo, diversamente avremo nelle mani una grossa opportunità da non buttare via. Un nucleo di nuove energie per affrontare insieme la grande crisi della sinistra. Un sistema di relazioni interpersonali e politiche, che hanno, soprattutto dal basso nei comuni e nei territori, riscoperto il comune valore della militanza. Un gruppo di giovani leve, di giovani appassionati socialisti, che hanno fatto amicizia con altri giovani di formazioni diverse, che hanno messo insieme esperienze molto più vicine di quanto alcuni stereotipi del passato non abbiano lasciato intendere. Le sezioni socialiste si sono aperte a nuove energie e giovani, fino a ieri radicali di sinistra, hanno scoperto che il riformismo socialista non si identifica con il moderatismo. Hanno scoperto quanta forza verso il cambiamento, per la giustizia e la libertà, ci sia nella storia del socialismo italiano e internazionale. E quanto conflittuale sia questa storia, quando il conflitto diventa necessario. E’ poco? Assolutamente no. Abbiamo ridato a molti e a noi stessi la speranza che si può fare. Che si può contare. Che si può iniziare a credere nella possibilità di cambiare pagina. Abbiamo dato a molti la speranza che, dopo quindici anni di seconda repubblica, si può iniziare un nuovo percorso. Abbiamo dato a molti, che l’avevano persa, la voglia di battersi fuori dal terreno della testimonianza e dell’autoreferenzialità. Abbiamo riscoperto in molti l’idea che la sinistra non può essere solo “democratica”, ma socialista. Molti nostri compagni di strada hanno riscoperto l’attualità del socialismo e dei socialisti. Hanno preso atto di quanto tempo si sia perso in sterili contrapposizioni. Quanti errori si siano commessi nella sopravvalutazione degli uni e nella criminalizzazione degli altri, e di quanto, dentro le note difficoltà della sinistra italiana, si sia ormai tutti più o meno nella stessa situazione. Di quanto ci sia molto da ricostruire, compresa la rinascita di un grande partito socialista. E’ poco? Assolutamente no. Ma adesso la domanda è un'altra. Riuscirà questo nucleo di Sinistra e Libertà, o almeno una sua parte, a darsi un programma politico? Ad aprire in modo non settario un confronto a tutto campo per un salto di qualità di cui si sente un assoluto bisogno? Riuscirà a rappresentare le speranze dei tanti cittadini delusi. Riuscirà ad allargare il sistema delle proprie relazioni sociali e politiche per costruire nuove adesioni? Penso di sì. O meglio, lo dovrebbe fare. Ritornare a prima, come se l’esperienza di Sinistra e Libertà non ci sia stata, è impossibile. Dopo il cammino elettorale potrebbe iniziare un cammino politico. Ma senza perdere tempo sugli aspetti organizzativi, o peggio ancora sulla forma partito, come avvenne con la Rosa nel Pugno. Tenendo invece in vita la rete che è stata costruita in questi mesi, definendo obiettivi chiari e proposte politiche riconoscibili. Almeno su due questioni. Sul terreno delle politiche del lavoro, della redistribuzione dei redditi, per dare risposte concrete a chi è più in difficoltà, lavoratori dipendenti, autonomi e precari. Sul terreno delle battaglie per la libertà e la laicità. Così ci si può radicare, si può allargare il proprio popolo e il gruppo dei combattenti. Sinistra e Libertà può diventare uno dei luoghi della gestazione di una nuova sinistra, usando tutti gli strumenti e i mezzi che ha a disposizione. Utopia? Vedremo. Una cosa è chiara. La sinistra ha un anno per prepararsi alla prossima scadenza elettorale. Le regionali del 2010. E avrebbe bisogno di fare in pochi mesi ciò che non ha fatto in molti anni. Per parte nostra, con un anno davanti, abbiamo il tempo per farci conoscere meglio, per far conoscere le nostre proposte e per passare da un alleanza di piccole forze ad una alleanza di cambiamento. Un’altra tappa per l’allargamento della proposta socialista.
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