PARTITO SOCIALISTA - Da Vieste, via al programma, fuori dall’isolamento, un patto tra centro e strutture territoriali di Roberto Biscardini

21 ottobre 2008

PARTITO SOCIALISTA - Da Vieste, via al programma, fuori dall’isolamento, un patto tra centro e strutture territoriali di Roberto Biscardini

Chiusa la festa di Vieste, un primo bilancio. Nove dibattiti in tre giorni, 48 interventi, molti ospiti esterni in rappresentanza di tutte le forze politiche, dei sindacati, professori, ricercatori e giornalisti. Da Vieste esce confermata l’indicazione di lavoro del congresso di Montecatini. Il Partito Socialista è un Partito di proposta, che interpreta il programma come un elemento vivo della dialettica politica, laboratorio d’idee, che sosterrà le proprie politiche attraverso campagne di mobilitazione su tutto il territorio nazionale con la raccolta di firme per la presentazione di proposte di legge di iniziativa popolare. Se i radicali negli anni ’70 sono stati il partito dei referendum abrogativi, il nuovo corso dei socialisti sarà quello delle proposte di legge di iniziativa popolare. Unico modo consentito ai socialisti di far sentire la propria voce in Parlamento attraverso il sostegno della volontà popolare. Le campagne che partiranno per prime riguarderanno l’elezione diretta dell’Assemblea Costituente per la revisione della Costituzione, la riduzione del lavoro precario e sostenere l’occupazione, i Pacs. A Vieste se ne è discusso nel merito, mettendo in campo le nostre idee e la nostra autonomia, senza soffocare conflitti politici e culturali con in nostri interlocutori. Da Vieste esce rafforzata l’idea che il Partito Socialista, possa uscire dall’isolamento che ha caratterizzato la sua vita dalla Costituente al Congresso. Si può ritornare a parlare con le altre forze politiche, si possono ottenere risultati. Non siamo più un partito “cloroformizzato” chiuso al proprio interno, solo intento a organizzare alla meno peggio la propria sopravvivenza. Siamo un partito che non ha più paura di confrontarsi con gli altri partiti, anche con quelli che hanno rappresentanza parlamentare, con pari dignità, non con il cappello in mano per portare a casa qualcosa, ma a testa alta per far valere il proprio peso politico, anche in ragione della propria vivacità, della propria capacità di proposta e di sfida. I primi risultati ci sono stati, concreti. Enrico Morando ha accolto la proposta già avanzata a Veltroni da Riccardo Nencini, di riunire tutti i partiti del centro sinistra che approvarono nel 2001 la riforma del Titolo V della Costituzione, per discutere la proposta Calderoli con l’obiettivo di definire una proposta alternativa. Antonio Leone vicepresidente della Camera Pdl, si è preso l’impegno di integrare, come da noi richiesto, il disegno di legge sul federalismo fiscale affinché siano incluse le procedure per garantire i poteri sostitutivi del Governo a tutela dell’unità politica, giuridica, civile e sociale dello Stato unitario. Norma costituzionale e disattesa dalla proposta della Lega. Con Tonini, cattolico del Pd si può ancora discutere di laicità, con Pezzotta dell’Udc si può discutere di tutto e persino condividere battaglie comuni nel rispetto della reciproca diversità. Con il Pd e il Pdl sulla necessità di un’Assemblea Costituente e sulla necessità di non curare la crisi strutturale del sistema con un’aspirina, c’è ancora molto da lavorare. Vittorio Sgarbi potrebbe persino essere uno dei nostri. Da Vieste si è avviato il miracolo di “restituire a centinaia di migliaia di compagni desolati un partito socialista, magari inizialmente piccolo, ma indomabile nella difesa dei valori”. Un grande segno della discontinuità che il nuovo gruppo dirigente aveva promesso. Un modo di essere e di fare diverso dal passato. Testa e cervello, insieme a volontà e passione, superando le divisioni implicite nella Costituente socialista e quelle congressuali. A Vieste si è infine stipulato di fatto un patto nel partito tra centro e strutture territoriali. Un partito che assegna al nazionale il ruolo di iniziativa politica, sempre più forte, per recuperare insieme al deficit di visibilità anche quello della propria credibilità. Condizione indispensabile per crescere anche elettoralmente e per recuperare un rapporto con l’opinione pubblica oggi quasi inesistente. Ma facendo di più, diventando interprete di una necessità ormai fondamentale per tutto il paese, quella di affidare le grandi decisioni, non solo ai due maggiori partiti che stanno in Parlamento, ma alla volontà popolare, nostro essenziale e fondamentale punto di riferimento. Dall’altro un partito che assegna alle strutture territoriali e ai nostri amministratori una grande parte di responsabilità, quella, dentro un'unica squadra, di muoversi con uguale velocità, con pochi mezzi, ma muoversi. Un partito leggero ma radicato, non bloccato da questione interne spesso inutili. Che sa utilizzare la spinta del nazionale in aggiunta alle proprie capacità di iniziativa locale, per allargarsi, per coinvolgere ed includere altri soggetti, per includere nuove energie sicuramente disponibili. Con una militanza di tipo nuovo, diffusa e appassionata. Vieste avrà certamente una significativa ripercussione sul territorio e nella politica. Vogliamo essere sempre di più il partito dei cittadini e a loro ci affidiamo. Questo è il senso delle prossime campagne accompagnate da proposte di legge di iniziativa popolare. E poi dopo una battaglia ne seguirà un'altra, finché non saremo usciti dalle attuali difficoltà.

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