PARLA DEL TURCO «NO, È FINITA, LO SDI LAVORI PER FARE IL PD» - Da il Riformista del 7 novembre 2006

15 novembre 2006

PARLA DEL TURCO  «NO, È FINITA, LO SDI LAVORI PER FARE IL PD» - Da il Riformista del 7 novembre 2006

«Lo Sdi è l'interlocutore naturale del Partito democratico e può aiutarlo a uscire dalle secche di un dibattito surreale, come quello sulla collocazione europea, e anche a restituirgli un po' di anima. Allo Sdi, però, serve un congresso. E, consumata l'alleanza politica con i radicali, un percorso politico chiaro che ci porti al nostro approdo naturale: il partito democratico, appunto». Ottaviano Del Turco, esponente di spicco dello Sdi e presidente della regione Abruzzo, ha scritto al segretario nazionale del partito, Enrico Boselli, che ringrazia per «la generosità di un tentativo in cui tutti abbiamo creduto, quello della Rosa nel Pugno» ma a cui manda a dire, altrettanto chiaramente, che «il congresso dei radicali ha messo la parola fine, a questa prospettiva. Dobbiamo dunque ripensarci e condurre una discussione politica approfondita e chiara, possibilmente con lo stesso spirito e le stesse capacità comunicative dei Radicali».
Parla dall'Aquila, l'antico militante socialista (la sua tessera del Psi è datata 1962), segretario generale aggiunto della Cgil negli anni in cui il leader era Luciano Lama, e spiega al Riformista il senso di un affondo e di un appello. Quello lanciato ieri, e pubblicamente, al gruppo dirigente dello Sdi. «Lo Sdi è l'interlocutore naturale del Partito democratico - spiega - e può aiutarlo a uscire dalle secche di un dibattito surreale, come quello sulla collocazione europea, e anche a restituirgli un po' di anima». Presidente, cosa resta della Rosa nel Pugno? «Poco o nulla, mi sembra. Boselli ha fatto bene a cercare di rilanciare un progetto politico utile e ricco di stimoli che ha messo in moto un pezzo di società civile e cultura politica, penso a personalità come Marco Bellocchio e Biagio de Giovanni, a costo di apparire come l'ultimo giapponese nella giungla. Quel processo, però, oggi si è esaurito e i radicali sono stati i primi a dirlo. Due grandi storie politiche, quella dei diritti sociali e quella dei diritti civili, hanno cercato di fondersi ma non ci sono riuscite, finendo per sopraffarsi a vicenda. La mia solidarietà al gruppo dirigente socialista c'è tutta, ma cercare di far cambiare stile e approccio alla politica a una personalità come Marco Pannella, che conosco molto bene da molto tempo (tra l'altro Del Turco e Pannella sono entrambi abruzzesi: il primo è di Collelongo, il secondo di Teramo, ndr) è stato un errore». «L'innesto di una forza socialista, riformista e che ha fatto i conti sul serio con la tradizione liberale - prosegue Del Turco - può invece essere di aiuto e di stimolo alle due tradizioni politiche oggi impegnate nella costruzione del Partito democratico, quella socialcomunista dei Ds e quella cattolico-democratica della Margherita. Se il Pd si riducesse solo a questo, il suo fascino sarebbe davvero assai modesto. Noi socialisti possiamo aiutarli a impastare un altro e più buono pane, nel forno».
Nel dibattito sulla collocazione internazionale del futuro partito, Del Turco non ha dubbi: «trovo surreale e grottesca una discussione che vuole prescindere dalla grande forza e aiuto che oggi ci offrono il Pse e l'Internazionale socialista. È come se un falegname volesse recidere l'albero su cui è seduto». Facile pensare che i socialisti alla Del Turco avranno molto da dirsi con i “socialisti” dei Ds, più che con i cattolici della Margherita... Ma Del Turco puntualizza: «Nella mia esperienza sindacale ho accompagnato e condiviso in larga parte il percorso di Cisl e Uil. E il pensiero cattolico mi ha fatto scoprire l'importanza del destino dell'uomo e dei diritti della persona, non solo quelli delle masse». Certo è che «al partito democratico servono cuore ed entusiasmo: noi socialisti possiamo aiutare a fornirli». La Rnp è stata solo una parentesi, dunque? «Costruire le liste dall'alto, senza tenere nel dovuto conto le istanze territoriali non appartiene ai socialisti: già dalla presentazione delle liste il metodo dei radicali non andava bene, per noi. Il loro congresso ha messo la parola fine al progetto. Ora bisogna ripensarsi, il più possibile fuori dalla logica degli interessi personali». Ecco, un equivoco il presidente dell'Abruzzo vuole sgombrare subito dal terreno. «La mia esperienza politica si avvia verso una conclusione che mi auguro serena e piena di gratitudine. La tensione militante, invece, non va in pensione, e da semplice militante dello Sdi voglio continuare la battaglia affinché non si disperda un grande patrimonio politico e ideale». Giura, Del Turco, che in questi mesi si sono moltiplicati gli appelli nei suoi confronti: «Torna a occuparti del partito, mi dicevano. Ma questo lo ho già fatto nel '93. Oggi però mi sento di interpretare una domanda diffusa tra i socialisti: per decidere sul che fare, serve subito un nuovo congresso». Ecco perché ha preso carta e penna e scritto a Boselli.

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