OH, MA CHE SODDISFAZIONE STARE «NELL’AMBITO» - di Emanuele Macaluso, da il Riformista del 6 febbraio 2007

15 febbraio 2007

OH, MA CHE SODDISFAZIONE STARE «NELL’AMBITO» - di Emanuele Macaluso, da il Riformista del 6 febbraio 2007

Ho letto il documento congressuale presentato dal segretario Ds e quel che mi colpisce è la separazione totale tra gli obiettivi che con il cosiddetto Partito democratico si vogliono perseguire e la realtà che stanno vivendo il Paese e il suo partito.
Scrive Fassino: «Ci sono momenti nella vita delle nazioni in cui un Paese è chiamato a interrogarsi sul suo destino e a ridefinire la propria identità. È accaduto agli Stati Uniti dopo la depressione del ’29; è accaduto alla Germania dopo la tragedia del nazismo, dell’Olocausto e della seconda guerra mondiale; è accaduto alla Francia nella crisi della quarta Repubblica e nella perdita, con la decolonizzazione, del suo carattere imperiale; è accaduto alla Spagna nel passaggio dal franchismo alla democrazia. Accadde con la costruzione dell’Italia repubblicana dopo il crollo del fascismo». Mi chiedo: oggi il nostro Paese è a un passaggio che possa richiamare quegli eventi? E il gruppo dirigente del Partito democratico è paragonabile a quello che espresse l’Italia nel ’45? Non scherziamo. E tra l’altro nel documento non c’è un minimo di analisi per dimostrarlo. C’è solo l’affermazione apodittica che il Partito democratico serve a dare all’Italia una «nuova stagione della democrazia... e un riformismo alto e nuovo».
Nelle 33 pagine del documento si spiega cosa occorrerebbe per sviluppare la democrazia, l’economia e la società, ma non c’è una sola parola su cosa sono oggi Ds e Margherita, e da quali analisi si deduce che i loro dirigenti siano in grado di scalare l’Everest, rinnovando la politica italiana e la società. Insomma Fassino mi sembra l’allenatore di una squadra che parte per le Olimpiadi e dichiara che le vincerà mentre i suoi giocatori sono seduti in comode poltrone, grassi e senza fiato. Scrive Fassino: «È anzitutto attraverso l’azione di governo che dobbiamo mettere alla prova la nostra funzione di classe dirigente nazionale, la nostra capacità di restituire alla politica l’intelligenza e l’autorevolezza necessaria per capire il Paese e sostenerlo nel cambiamento. E si è cominciato a farlo». Veramente? E chissà per quale ministero la gente (si vedano i sondaggi fatti da società amiche e non da Berlusconi) non capisce. Chissà perché Ds e Margherita al governo sono in concorrenza o in contraddizione praticamente su tutto.
Caro Fassino, la gente vede, legge e pensa; non tutti applaudono acriticamente come nelle assemblee dei segretari di sezione. Infine, scrivere che la «questione socialista» troverà soluzione nel Partito democratico, nel momento in cui i Ds si uniscono alla Margherita di Rutelli è una provocazione. Anche perché nelle stesse pagine con un giro di parole penose si scrive che il Partito democratico dovrà operare «nell’ambito del Pse» e quindi non esserne parte. Insomma i socialisti (anche i Ds che del Pse sono cofondatori) che sono già nel Pse si aggireranno nell’«ambito». Ma veramente pensate che problemi così rilevanti possano essere aggirati con qualche parolina?
Faccio queste osservazioni non perché mi illuda che i Ds possano ripensare a quel che chiamano il «percorso» ma perché la discussione, il confronto, i consensi e i dissensi possano misurarsi su testi che dicono pane al pane e vino al vino. Non dovrebbe essere questa la prima regola di chi, nientemeno, vuole «iniziare una nuova storia e una nuova stagione della democrazia»?

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