OCCIDENTE ADDIO di Francesco Bochicchio
27 luglio 2018
La scelta di Trump di stabilire un asse privilegiato con Putin abbandonando l’Europa, ancorché da tempo preannunziata, ha un significato epocale, senza alcuna esagerazione nell’utilizzo del termine.
Ed infatti, è la consacrazione della fine dell’Occidente: la rottura tra i due volti dell’Occidente, con l’alleanza di quello principale con il nemico storico, rappresenta così il passaggio, traumatico, da un’epoca all’altra. Come accennato, il processo era in atto da tempo, ma adesso vi è stato la sua consacrazione, definitiva ed irreversibile.
La
linea Trump, protezionista e aggressiva, porta l’America a disinteressarsi di
quello che era l’alleato più importante del suo Impero: non è più tollerata
l’autonomia relativa, soprattutto commerciale, dell’Europa.
Questo
è il vero punto di partenza.
L’America
oramai gioca a tutto con la Russia e l’Asia, e non cura più la territorialità,
considerando l’Europa irrilevante, dal che consegue l’irrilevanza
dell’Occidente. L’America fa entità a sé. Il suo Impero non si basa più sul
ruolo privilegiato dell’Europa, anche se non per questo si può argomentare che
l’Europa sia indipendente dalla stessa America.
Più
semplicemente, è nata una nuova forma di imperialismo che si concretizza, in
termini pressoché esaustivi, nella tutela del dinamismo commerciale e degli
interessi economici: una cura di interessi politici autonomi da quelli
economici, quale la tutela di una realtà omogenea, non ha più alcun valore.
L’Europa,
d’altro canto, è più legata alla territorialità ma non ha realizzato alcuna
forma di limite al capitale finanziario ed alla globalizzazione. La sua
omogeneità è così sparita. In particolare, Il sovranismo antieuropeista sta
attecchendo in molti Paesi europei, sia forti sia deboli, e l’europeismo sta
accingendosi a diventare minoritario.
L’Occidente è in crisi perché è stato
fagocitato dal capitale finanziario, per una parte in chiave imperialistica,
per un’altra in chiave passiva.
Venuto
meno un nemico esterno parimenti forte, vi è stato lo sfaldamento interno, in
quanto la mancanza, proprio all’interno, di modello di capitalismo alternativo
al capitale finanziario ha fatto trionfare la linea di quest’ultimo divisiva e
negatrice di goni equilibrio politico. Anche l’Imperialismo è dalla natura solo
economica, con l’elemento politico esclusivamente a supporto. Se lo
Stato-nazione non imperialistico è in crisi qualsiasi forma di cooperazione
sovra-nazionale è parimenti in crisi.
Il
trionfo del capitale finanziario, con la sua natura arbitraria e distruttiva,
ha fatto miseramente cadere quello che era considerata con orgoglio la civiltà
occidentale, vero elemento di discrimine rispetto all’altra parte del mondo,
non sviluppata e non solo economicamente.
L’Occidente,
non riuscendo più trovare una propria sua unità, in quanto dovrebbe basarla su nuovo
ordine globale che non è grado di realizzare e mantenere, è tenuto a sparire all’interno
di un nuovo disordine totale. E lo stesso Impero americano sarà sostenuto dal
capitale finanziario anglo-americano solo negli stretti limiti in cui è
funzionale a quest’ultimo, il che non è più scontato.
Ma
va sviluppato in maniera più approfondita il rapporto, all’interno
dell’Occidente, tra America ed Europa. Il modello di civiltà vera era
rappresentato solo dal polo debole, l’Europa, mentre quello forte, l’America, accettava
la libertà esclusivamente al proprio interno e non nei confronti degli esterni
ed espungeva dalla civiltà la solidarietà economico-sociale.
La
civiltà europea veniva ad esplicarsi però non tanto per caratteristiche
intrinseche, quanto piuttosto per la presenza di condizioni favorevoli
rappresentate dalla paura del comunismo.
Ora,
venute meno tali condizioni, l’Europa è sprofondata nella secca ma misera alternativa tra sovranismo alla Trump o ordine
globale di civiltà fittizio. E’ un’alternativa del tutto insoddisfacente, inidonea a risolvere i problemi.
Il cambiamento radicale, con l’Europa che
riprenda il modello di civiltà, potrebbe realizzarsi se la stessa Europa coglie
l’occasione per una vera alternatività rispetto all’America ed esalti la
dimensione sociale, non più nei limiti concessigli dal capitalismo ma
correggendo quest’ultimo ed imponendosi ad esso.
E’
un modello che potrebbe essere realmente forte in quanto l’aspetto sovrastrutturale non
sarebbe più caduco ma si baserebbe su una struttura solida e dotata di propria caratterizzazione,
non più limitata alle graziose concessioni del capitale.
Su
questa base rigorosamente strutturale, l’Europa potrebbe dare anche un prezioso
contributo per tentare di fissare un nuovo ordine globale, con un accordo
effettivo e stabile con i Paesi mediterranei ed islamici.