NOVITÀ E UNITÀ PER RICOSTRUIRE UNA FORZA POLITICA SOCIALISTA, Intervista di Elena Orlando all’On. Bobo Craxi da Socialisti.net del 10 ottobre 2005
28 novembre 2005
Il Nuovo Psi sta vivendo mesi turbolenti. I socialisti si trovano in una fase decisiva del loro percorso politico. Si delinea la nascita di un nuovo soggetto socialista, radicale, laico e liberale. In Parlamento si annuncia una settimana "calda" sulla legge elettorale. E si avvicinano anche le primarie del centrosinistra. Di tutto questo, ma anche e soprattutto dei progetti futuri dei socialisti italiani ne abbiamo parlato col Vicesegretario e Portavoce Nazionale del Nuovo Psi, l'on. Bobo Craxi.
On. Craxi, ormai da qualche mese lei ha dichiarato esaurita l'alleanza tra il Nuovo Psi e la Cdl. E in vista di ciò si sta preparando a "traghettare" nella coalizione di centrosinistra. Su questa sua coraggiosa posizione il segretario del suo partito, l'on. Gianni De Michelis, sembra frenare, rimarcando le due condizioni indispensabili perchè ciò possa avvenire nell'interesse dei socialisti: identità e autonomia. Come giudica la posizione assunta dal suo segretario?
"L'ho giudicata sin dall'inizio troppo tentennante, tanto è vero che è stata modificata più volte nel corso del mese ed è sempre in predicato di essere modificata. La scelta per il nostro partito non l'ho mai considerata nè facile nè obbligata. Tuttavia, va osservata la realtà del socialismo italiano per quello che è: esso può sopravvivere soltanto attraverso una dose robusta di novità e di unità".
In una recente lettera rivolta ai compagni del Nuovo Psi lei ha scritto che "l'Unità socialista è la precondizione per rendere solida e duratura un'alleanza radical-socialista che, tuttavia, non può essere ristretta all'interno di un protocollo consolare". Potrebbe spiegarci che cosa intende dire quando afferma questo?
"Che non ci possono essere condizioni talmente rigide da ingabbiare una nuova formazione politica che ha, per sua natura, una specificità che non può essere annullata. Se verrà modificato il sistema elettorale, le singole identità avranno, come è naturale, un maggior peso. Il fatto di non partecipare alle primarie per la scelta del leader condidato rende noi e i radicali certamente un po' più liberi".
Recentemente, lei e altri compagni del Nuovo Psi avete elaborato le tesi congressuali in vista del prossimo congresso del partito. Il titolo che avete scelto è: "Un nuovo socialismo per una nuova Europa". Che cosa significa concretamente per lei questo bello slogan?
"Naturalmente non solo uno slogan, per quanto bello. Esso è mutuato dalle tesi del New labour che ha appena tenuto il suo annuale congresso. Nuova Europa è quella che abbiamo di fronte, limite o possibilità di espansione economica e di benessere. D'altronde, la stabilità sociale acquisita nel dopoguerra è sempre messa a rischio da possibili insorgenti divisioni, oggi sul piano economico e domani sul piano politico. Il Socialismo di cui possiamo parlare ancora oggi non è una stanca dottrina ottocentesca, ma una concreta e matura visione delle nostre società in cui il socialismo e la libertà possono andare concretamente insieme, limitando e contenendo gli spiriti più aggressivi del liberalismo senza freni e di un infantile ritorno a collettivismi che finirebbero presto o tardi a generare nuove burocrazie e quindi nuovi poteri autoritari. Il socialismo è realmente nuovo se riesce a compenetrare e a realizzare l'idea di una società giusta, tollerante, libera senza deprimere ed arrestare i cambiamenti ed il progresso. Sfida non semplice, ma è il compito e la responsabilità che dobbiamo assumere"
On. Craxi, veniamo ad un tema politico a dir poco incandescente: la riforma elettorale. Silvio Berlusconi afferma che "se la riforma non passa, ci saranno conseguenze sulla Cdl". Dall'altra parte, Romano Prodi annuncia una "opposizione durissima" e ribadisce fedeltà assoluta al maggioritario. Però in una dichiarazione dell' ultima ora lo stesso Prodi sostiene che la sua affermazione elettorale ci sarà sia col maggioritario sia col proporzionale. E i socialisti, secondo lei, che cosa dovrebbero sperare che succeda questa settimana in Parlamento?
"La categoria della speranza in questo caso non si addice ad un atteggiamento politico che in generale deve riflettere su un principio da noi sempre sostenuto: quello del ritorno al proporzionale, ed alle condizioni attraverso le quali s'intende reintrodurlo nel sistema politico. Ad ogni buon conto il proporzionale rende irreversibile la scelta di unità socialista che in ogni caso avremmo dovuto assumere anche in presenza della vecchia legge".
Si avvicinano le tanto attese primarie del centrosinistra. Piero Fassino dice: "più forte è Prodi, più forte è l'Unione". Ma secondo lei, a che cosa serviranno davvero queste primarie? E poi, nessun rimpianto per la mancanza di un candidato socialista? >
"La leadership di Prodi è sembrata essere per il centrosinistra l'unica in grado di tenere assieme tutto l'impianto politico di questa coalizione. Non è esattamente il frutto di una strategia che si potrebbe applicare in una condizione di normalità del quadro politico. Si moltiplicano, nelle regioni, nei comuni, le candidature di presidenti e sindaci democristiani dell'uno e dell'altro polo che si fronteggiano. L'anomalia è evidente e presto o tardi dovrebbe essere corretta".
Come pensa che sarà il futuro dei socialisti in Italia?
"Più una tradizione politica sarà in grado nei prossimi anni di riemergere, più essa sarà capace di competere con altri per ottenere la leadership. Dobbiamo essere realisti e guardare le cose per quello che sono. Se intendiamo costruire un nuovo soggetto significa che vogliamo nuovamente esprimere una posizione principale e non secondaria nella sinistra italiana".
Recentemente a Fiuggi Sdi, Radicali italiani e la federazione dei giovani socialisti (Fgs) hanno avviato il processo di costituzione di un nuovo soggetto politico socialista, radicale, laico e liberale. Sembrerebbe a tutti gli effetti un'intesa programmatica, e non un semplice accordo elettorale. Anche voi del Nuovo Psi siete attesi. Come valuta questo progetto politico (come ama definire Pannella) anzitutto liberale, socialista e radicale?
"E' un disegno politico che io stesso ho coltivato in questi anni seppur da una diversa base di partenza. L'intesa è tanto più forte quando essa si basa su una reale ed effettiva esigenza della società italiana di poter contare su un movimento che mescola le proprie radici e si propone come un'alternativa per l'avvenire. Fondamentale è mantenere il carattere dell'identità politica socialista perchè essa ha delle peculiarità italiane ed europee che non possono essere sottaciute, il rassemblement potrà dare dei primi ed importanti risultati, nonostante la confusione politica a cui assisteremo nei prossimi mesi in Italia cercherà di oscurare questa novità".
On. Craxi, sono note le divergenze politiche tra lei e sua sorella Stefania. Che pensiero si sente di rivolgere a sua sorella?
"E' una pagina che mi ha molto amareggiato, ed è una vicenda che non voglio alimentare assommando polemica a polemiche. Io di fronte ad una battaglia politica difficile e travagliata avrei mantenuto un atteggiamento di neutralità, esprimendo certamente critiche ed opinioni, ma non scendendo in campo nella rissa politica, cosa per la quale, come si comprende, mia sorella non è affatto attrezzata, ed ha rischiato di rovinare tutto l'ottimo lavoro fatto con la Fondazione. E' ancora in tempo per cambiare idea, non sarà il laticlavio di Forza Italia che renderà meno importante il suo lavoro e quindi il suo ruolo".
Torniamo a lei. Dopo le tragiche vicende di Tangentopoli e la diaspora, ha davvero messo da parte qualsiasi rancore personale per poter traghettare con spirito rinnovato in una coalizione come l'Unione, all'interno della quale il maggior partito è quello dei Ds, ovvero degli ex comunisti di un tempo non troppo lontano?
"Non si tratta di cancellare e reprimere sentimenti e risentimenti. Quelli restano, così come il dolore che ho sofferto e soffro. Ma ragionare su una possibilità, anche se fosse una sola su mille, di rioccupare lo spazio politico che ci spetta per storia, tradizione e verità credo debba essere l'imperativo di chi vuole continuare a professarsi socialista. Il resto sarebbe testimonianza, sopravvivenza senza identità politica. So che la scommessa non è semplice, sono andato incontro a critiche che non mi hanno risparmiato nè mi risparmieranno nulla. Penso di essere tuttavia nel giusto se osservo la politica non da qui ad un mese, ma nella prospettiva di anni, per nuove generazioni a cui dobbiamo dare la speranza e la possibilità di dichiararsi, a testa alta, socialisti nel solco della tradizione e della storia di Bettino Craxi".
A proposito di Bettino Craxi, suo padre ha scritto importanti pagine della storia del nostro Paese. Che cosa pensa che direbbe o farebbe suo padre oggi, in un momento così importante per i socialisti, e nel quale si intravede in modo più reale e concreto una prospettiva unitaria?
"Domanda questa che si presta ad interpretazioni di varia natura. Cosa avrebbe fatto e detto una persona che non c'è più è sempre esercizio buono per chi vuole coprire le proprie intenzioni con delle opinioni mai espresse. Quel che è certo è che Bettino Craxi fu un grande leader della sinistra italiana e che non ha mai smesso, anche negli ultimi anni della sua vita, di immaginare e di auspicare un recupero dell'unità socialista con una posizione politica convergente che fosse credibile e convincente. Per questo anche in esilio non interruppe i rapporti con ragionevoli interlocutori socialisti che militavano nel centro-sinistra dell'epoca. Quando Enrico Boselli venne ad Hammamet, ed io ero presente, certo non lo accompagnò alla porta, nè ascoltò le ragioni e le posizioni, raccomandando sempre di tenere alto e vivo il senso della propria autonomia politica e le insegne dell'identità dei socialisti italiani".
On. Craxi, un'ultima domanda: ma c'è ancora bisogno dei socialisti nell'attuale panorama politico italiano? L'eredità riformista non è stata ormai assunta dai Democratici di sinistra?
"Sostenere che l'adesione alla famiglia del socialismo europeo dei Ds sia di per sè sufficiente per auto-nominarsi eredi è una forzatura che non corrisponde alla realtà. E' vero che tante distanze sul piano ideale possono dichiararsi colmate, nonostante siamo ancora in presenza di impulsi condizionati che sovente rispondono più alla tradizione da cui provengono i dirigenti Ds che non ad una concreta e risoluta adesione ai metodi ed alla tradizione del socialismo democratico e liberale. Per questa ragione ricostruire una forza, lo ripeto, più robusta che sappia reinterpretare in chiave moderna quella tradizione è un compito difficile, ma necessario per l'Italia di oggi e per la sinistra italiana troppo egemonizzata da spinte conservatrici e radicali, e contaminata da culture assai differenti e distanti dalla tradizione socialista liberale e libertaria senza la quale non vi è sinistra moderna e riformista".