NOTA DI AREA SOCIALISTA

30 dicembre 2016

NOTA DI AREA SOCIALISTA

L’ordinanza emessa il 28 dicembre 2016 dal Tribunale di Roma ha confermato la sospensione cautelare degli effetti del Congresso di Salerno del 15-17 aprile 2016 e ha rigettato il ricorso presentato dal PSI con poche semplici parole: “il reclamo va rigettato, con conferma dell’ordinanza impugnata” con ciò riconoscendo nei fatti, in attesa del giudizio di merito, la fondatezza del ricorso da noi presentato in merito alla irregolarità del tesseramento del PSI  2014 e 2015 e alla conseguente determinazione della platea congressuale.

A questo proposito spiace osservare che, nonostante il confermato giudizio del Tribunale, assunto questa volta in sede collegiale, il segretario del PSI non intenda minimamente assumersi le conseguenti responsabilità politiche. E che anzi, utilizzando argomenti speciosi, intenda ancora nascondere una gestione politica e amministrativa avvenuta fuori dall’applicazione delle norme statutarie e contro le normali regole di una gestione democratica del Partito.

Il segretario del PSI finge di ignorare che l’irregolarità del tesseramento 2014 e 2015 è conclamata nelle stesse carte presentate dal PSI ai giudici nei mesi scorsi : essa  riguarda l’assenza di un corrispettivo contabile per circa 16.000 iscritti su 22.000 in entrambi gli anni.

Tali macroscopiche irregolarità verranno valutate nel corso del giudizio di merito. Per quanto ci riguarda, questo è sempre stato il tema centrale di tutte le nostre doglianze, manifestate prima in ogni sede interna e infine, in assenza di risposte adeguate, esposte nel nostro ricorso alla Magistratura civile. Ribadiamo: è sempre stato il tema centrale e tale rimane. Le attestazioni di avvenuto pagamento che continuiamo a chiedere in relazione ai 16.000 iscritti non sono state tuttora prodotte, né a noi né all’Autorità giudiziaria.

Nelle motivazioni della sentenza di rigetto del reclamo, il Collegio afferma che "Tanto premesso, ritiene il Collegio che la doglianza degli originari ricorrenti, oggi reclamati, abbia trovato documentale riscontro, con conseguente rigetto del reclamo, anche senza dover affrontare il discorso sul rapporto tra costo delle tessere e numero degli iscritti, ovvero il discorso sul costo in sé delle tessere”.
Riccardo Nencini continua per parte sua a negare l’evidenza che ha dato già origine a due sentenze e, in una recente nota inviata agli iscritti, dichiara che “siccome tutte le carte sono in regola, le procedure sono state tutte rispettate, porteremo di nuovo e in ogni Tribunale le nostre ragioni per ottenere un giudizio equo”. Bene. Aspetteremo con serenità tutti i giudizi.

Tuttavia non possiamo non sottolineare che questo comportamento testimonia una volta di più la volontà non di risolvere il problema nell’interesse del partito e dei compagni, ma di dilazionare i tempi ad libitum per evitare il ripristino della vita democratica all’interno del Partito. Così come è controproducente  il tentativo di coinvolgere nelle responsabilità altri soggetti, dai segretari regionali e provinciali alle organizzazioni sindacali e finanche alla Fgs. Tutte cose inutili e dannose.

Allo stesso modo è estremamente scorretto paragonare la gestione dell’adesione al PSI negli anni 2014 e 2015, oggetto del ricorso, a quella degli anni precedenti, quando ilttesseramento veniva gestito in modo molto più lineare e condiviso, produceva non poche risorse e consentiva la celebrazione dei congressi in un clima sereno ed unitario. Basti ricordare al Segretario, che chiama addirittura in causa il tesseramento degli ultimi quarant’anni, che quello del 2007, l’ultimo prima della sua elezione, registrò circa 75.000 iscritti, tutti pagati con bollettino di conto corrente personale, fruttando un introito superiore ai due milioni di Euro.

A questo punto si aprono di fronte alla attuale gestione del PSI due possibili strade: la principale sarebbe  quella di trarre le conseguenze politiche dal fatto di essere il primo Segretario nella storia del PSI a vedersi sospendere le risultanze di un Congresso per irregolarità nella composizione della platea congressuale. La sola alternativa è quella, in applicazione delle decisioni del Tribunale, di convocare formalmente gli organi eletti al Congresso di Venezia, cosa che finora non è stata fatta. Lo statuto del PSI non ammette una gestione autocratica, monocratica e padronale del Partito da parte del Segretario. Per parte nostra non mancheranno, come non sono mai mancate neanche in questa fase delicata, il massimo senso di responsabilità e il massimo rispetto nei confronti del Partito e soprattutto dei legittimi diritti di tutti i suoi iscritti ed elettori, che meritano una gestione aperta, inclusiva e totalmente trasparente.

 

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