NON TROVERETE PIU' IL VOSTRO EM.MA.
06 marzo 2008
Ci sembra giusto dedicare questa pagina all'amico Emanuele Macaluso e all'articolo con il quale ha comunicato la fine della collaborazione con Il Riformista
Mi corre l'obbligo di avvertire i lettori che nel momento in cui cambia la direzione del Riformista cessa anche la mia collaborazione col giornale: non ci sarà più "em.ma", non ci saranno i miei interventi del martedì e altro. E spiego perché. Quando Antonio Polito, insieme ad altri, fondò questo giornale mi chiese di collaborare, spiegandomi quale era il suo piano editoriale, e le intenzioni politico-culturali che avrebbero segnato il carattere del nuovo giornale. Conoscevo Antonio, dato che aveva lavorato con me all'Unità , e avevo seguito e apprezzato il suo lavoro a Repubblica . Tuttavia gli manifestai i miei dubbi dovuti al complesso dei miei impegni, visto che dirigevo una rivista e collaboravo, come editorialista, con tre quotidiani. Ma Polito non si arrese, insistette, e io, tentato da un'avventura giornalistica per tanti versi nuova avviata sotto il segno del Riformista , accettai. E devo dire che la collaborazione con Polito è stata sempre cordiale, anche nei momenti in cui i nostri punti di vista non collimavano.
In vista delle elezioni del 2006 Antonio mi disse che era stato sollecitato dai dirigenti della Margherita a candidarsi al Senato e che era sua intenzione accettare l'invito. Richiesto di un parere, ebbi modo di dirgli che non ero d'accordo e che, a mio giudizio, sbagliava a cambiare mestiere. Le cose sono andate come sappiamo. Gli dissi anche che non ero d'accordo con la sua proposta di affidare il giornale a Stefano Cingolani. Si tenga presente che la rivista che dirigo, Le nuove ragioni del socialismo , aveva concluso un accordo con il Riformista per una sinergia editoriale. Nel frattempo, Claudio Velardi, che dirigeva la baracca del Riformista , e Polito hanno venduto la testata agli Angelucci, che sono diventati anche i nostri editori. I quali hanno poi assunto Paolo Franchi, gradito a noi della rivista, come direttore e hanno dichiarato che il loro impegno editoriale era di fare un giornale slegato dai partiti e portatore di un riformismo ispirato alla cultura e alla storia del socialismo italiano e europeo: una linea che comportava la possibilità di animare un confronto con tutte le anime politiche del centrosinistra e anche con chi ad esso si contrapponeva. È quello che ha fatto il Riformista nel periodo in cui è stato diretto da Paolo Franchi, affrontando difficoltà enormi, anche perché gli editori non hanno mostrato di avere ambizioni di rilanciare il giornale, come pare che, invece, vogliano fare ora. Nei giorni scorsi gli editori hanno comunicato a Gianni Cervetti, che ci rappresenta nel consiglio di amministrazione, la decisione di cambiare il direttore e di nominarne un altro senza una preventiva discussione struttura e linea politico-editoriale del giornale.
A questo punto è chiaro che la mia presenza in questo giornale non ha più senso. Con Polito prima, con Franchi dopo, la mia collaborazione era fondata su una linea editoriale condivisa. Oggi le cose cambiano e cambiano senza la mia partecipazione e il mio consenso. Mi dispiace. I lettori che vogliono ancora seguire le mie battaglie giornalistiche e politiche possono farlo seguendo la rivista da me diretta, Le nuove ragioni del socialismo , che continuerà il suo impegno, come nei dodici anni della sua esistenza. E continuerà ad uscire con un collegamento solo tecnico con il giornale mantenendo la sua netta autonomia. A tutti grazie per l'attenzione rivolta a ciò che ho scritto in questi anni. È stata una bella battaglia. Ne faremo altre.