Non solo tangenti. Penati rimpiange la Milano da bere. Intervista a Filippo Penati, di Alessandro Da Rold da Il Riformista 10 dicembre 2008
29 dicembre 2008
«Per Milano la seconda metà degli anni Ottanta fu in parte una stagione d'eccessi, che poi si concluse con la tragedia di tangentopoli. Non dimentichiamoci però che quella era una società che esprimeva una grande dinamicità, che faceva di Milano un vero laboratorio riformista. Oggi tutto questo è scomparso. La società milanese è rassegnata. Vive più nel mito del suo passato che di altro. Bisogna ripartire da quegli anni, con una proposta che abbia la capacità di innovare come accadeva a quei tempi». Filippo Penati, presidente della provincia di Milano, prossimo alla battaglia per le prossime elezioni provinciali nel 2009, rispolvera gli anni del socialismo riformista meneghino, quando sindaco era Carlo Tognoli e quando Bettino Craxi era il segretario nazionale del Partito Socialista. È questa, secondo l'ex sindaco della Stalingrado d'Italia (Sesto San Giovanni), la formula che dovrebbe applicare il Pd soprattutto nel nord del paese, senza scendere a compromessi simili a un'alleanza strategica con la Lega. Penati, la sua proposta di ripartire da quegli anni non può passare inosservata in un momento come questo, di forte riflessione interna al Pd sulla questione morale. Negli ultimi dieci o vent'anni a Milano è mancato un progetto riformista nelle proposte del centrodestra e in quelle del centrosinistra. L'ultima stagione riformista milanese è riconducibile a quella di Carlo Tognoli sindaco. Dopo quell'esperienza si è interrotta per Milano la grande tradizione di rappresentare una palestra per il riformismo. Anche lei si aggrega a quanti invocano la riabilitare della figura di Craxi da parte della sinistra? Non penso che in questo momento il problema sia la riabilitazione. Credo più che altro che ci siano tutte le condizioni perché, a tanti anni da Tangentopoli e dalla morte, si possa finalmente distinguere tra la vicenda giudiziaria e la politica di governo di Bettino Craxi: un'esperienza amministrativa che ha portato tanto a una città come Milano, da sempre anticipatrice in Italia. Dopo le vicende giudiziarie che a Napoli e Firenze hanno coinvolto il Pd il suo è messaggio molto forte. Io questa riflessione l'avevo già fatta prima delle ultime settimane. Più che sui fatti contingenti, penso ci sia da fare attenzione alla frattura tra pezzi importanti della società e la politica. Questa crisi finanziaria ed economica rischia di acuire ancora di più questa distanza. Cioè? Credo che questa crisi stia indebolendo soprattutto il ceto medio. È un mondo sociale di mezzo, vero luogo delle dinamiche sociali e collante della società italiana, fin dal secondo dopoguerra. Non può essere solo considerato dal punto di vista del reddito. Penso sia compito della politica andare oltre la semplice protezione del ceto medio. È vero che si ispira al Trentino? Fatte le debite differenze, guardo con molta attenzione all'esperienza di Dellai. Perché ha sfidato la Lega Nord sul suo terreno, sulla rappresentanza territoriale. Dovrebbero nascere tanti laboratori come questo nelle regioni del Nord. L'esempio del Trentino è che ce la possiamo fare. Grazie a una proposta che non sia simile a quella del populismo e della demagogia leghista, ma sia invece capace, ad esempio qui a Milano, di riprendere il punto più alto della tradizione del riformismo milanese. Si dice che potrebbe presentarsi con una Lista Civica alle prossime elezioni. È qualcosa di molto di più. Quello che noi stiamo cercando di portare avanti sono idee più importanti, di una vera lista laboratorio riformista in cui sono invitati tutti coloro che hanno voglia di innovare. Vogliamo aggregare le spinte sul territorio: quelle spinte che arrivano dal ceto medio, dal popolo delle partite Iva, dai dirigenti d'azienda. C'è bisogno che Milano riparta Perché questo no alla proposta di Sergio Chiamparino sul Pd del nord? Federarsi con un partito come la Lega Nord è una semplice scorciatoia elettorale. Certo, credo sia opportuno un coordinamento delle regioni del nord, per trovare un luogo dove ci sia lo spazio per trattare i temi che stanno più a cuore a questo territorio. Ma anche una zona dove fare lobby politica rispetto a questi argomenti. Ma la Lega Nord è, secondo me, una forza politica conservatrice. Con la Lega si può ragionare su alcuni argomenti, come ad esempio il federalismo fiscale.
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