NON AVREI MAI IMMAGINATO UN EPILOGO COSÌ GROTTESCO, di Riccardo Paradisi, da Liberal, 14 luglio 2009

30 luglio 2009

NON AVREI MAI IMMAGINATO UN EPILOGO COSÌ GROTTESCO, di Riccardo Paradisi, da Liberal, 14 luglio 2009

Il giorno stesso in cui veniva al mondo il PD Emanuele Macaluso, dirigente storico del Pci, direttore delle Nuove ragioni del socialismo, mandava in libreria “Al capolinea. Controstoria del Partito Democratico”. Di fronte alle dichiarazioni di Ignazio Marino – la questione morale applicata al caso Bianchini – e alla candidatura di Beppe Grillo – insomma all’allegro naufragio del PD – Macaluso ci tiene a precisare di non essere né un menagramo né un profeta, ma un osservatore dei fatti politici con qualche esperienza.
Macaluso lei se lo aspettava quindi che la sinistra italiana sarebbe arrivata a Grillo?
Non era difficile immaginare come da un certo punto in poi sarebbe andata a finire. Era nato male il PD e quello che nasce male difficilmente cresce bene. Soprattutto se non si fanno correttivi in corso d’opera. E i segnali che le cose non andavano bene c’erano.
Non solo i risultati elettorali ma proprio la vita interna, il modo di essere di questo partito, i rapporti tra i leader, l’idiosincrasia ideologica e a volte antropologica tra quelli che venivano dai DS e quelli che provenivano dalla Margherita.
Era chiaro che questo impasto non avrebbe tenuto, perché era un pasticcio.
Il Pd è una somma più che una sintesi – lei aveva scritto – destinata a esplodere in un prossimo futuro.
E questo s’è rivelata: una costruzione precaria, tenuta in piedi da fondamenta fragilissime. Tanto che per non fare crollare tutto il PD non ha mai potuto prendere una posizione netta. Sul testamento biologico non ha mai potuto pronunciare un si o un no, per esempio, ma anche sulla riforma delle pensioni, su alcuni passaggi della politica estera. Il PD non può prendere mai una posizione perché un partito si fa sulla base di una volontaria partecipazione a un programma e a una cultura politica.
Un partito è partito se ha una sua autonoma cultura politica, un suo punto di vista.
C’era stato molto entusiasmo però ai tempi delle primarie.
L’invenzione delle primarie è stata disastrosa. Veltroni è stato plebiscitariamente eletto segretario del partito con tre milioni e mezzo di voti alle primarie. E se si presenta l’esigenza di un voto di sfiducia che si fa? Si riconvocano tre milioni e mezzo di persone? Da che mondo è mondo il segretario di un partito lo eleggono i tesserati. Possono eleggerlo attraverso un consiglio nazionale, un comitato centrale, ma il segretario è un iscritto eletto dagli iscritti.
Ora alle prossime primarie ci potrebbe essere la candidatura di Beppe Grillo.
Certo, adesso arriva anche Grillo.
E del resto dove sta scritto che Grillo non si possa candidare. Si va a iscrivere e si candida. Ma in un partito qualsiasi per essere iscritto ci sono delle procedure semicomplesse, non c’è questo caos, questa improvvisazione pazzotica.
La realtà è che siamo di fronte a degli avventurismi spacciati per rivoluzioni democratiche. La democrazia vera è fatta di maggioranze e minoranze, di mozioni contrapposte, di dialettica, di scontro, di discussione. Qui invece non ci sono le correnti – guai a parlare di correnti – ci sono i candidati che però si muovono coi loro stati maggiori. Una solenne ipocrisia.
E una grande confusione.
Lo dicevo un attimo fa. Un caos.
C’è anche uno statuto barocco, esoterico. Che nessuno riesce più nemmeno a interpretare. Uno statuto è la costituzione di un partito, dovrebbe essere chiaro a tutti, manifesto anche a un bambino. Per capire lo statuto del PD servono stuoli di esegeti. Qualcuno dovrebbe mettere fine a questo caravanserraglio.
D’Alema lo ha fatto capire che non è più una cosa seria.
Si, ma dovrebbe farlo con più decisione, venire allo scoperto, dire chiaramente che ormai siamo alla sceneggiata. Ma insomma hanno perso tutti la bussola. Persino Franco Marini, che è una persona seria, che viene dalla scuola sindacale, che è stato presidente del Senato, ha detto vorrebbe i radicali nel PD: la Binetti e Pannella insieme.
Se mai dovesse vincere Marino – ha dichiarato la Binetti – io me ne vado.
Appunto. Di che stiamo parlando.
Non c’è stata nessuna sintesi tra le culture politiche che si sono incontrate nel PD. Ci voleva un dibattito e una classe dirigente che lo gestisse. Non c’è stato né il dibattito né la classe dirigente. E non è che cattolici e socialisti non possano stare insieme, in Francia Delor veniva dal movimento cattolico.
Ma in Francia c’era stata una sintesi che era quella di Mitterand e che le culture della sinistra francese avevano accettato, compreso e praticato.
Dica la verità Macaluso, avrebbe mai immaginato per la sinistra italiana un momento come questo?
Nemmeno le mie più sfrenante fantasie avrebbero potuto immaginare un esito così grottesco.

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