NO AL RINVIO DEL CONGRESSO, Lettera ai compagni
20 settembre 2013
Cari compagni,
alcuni di noi hanno posto per tempo, mesi fa, il problema di riaprire una fase nuova nella vita del partito, affinché il PSI possa essere ancora riconoscibile e credibile, e per rilanciare un’iniziativa che avesse come punto di riferimento un partito rinvigorito nella gestione e nella politica. Per questo abbiamo chiesto al nostro segretario di fare un passo indietro, nell’interesse di tutti, azzerando gli organi e favorendo questo processo. Alcuni di noi, sia attraverso Iniziativa Socialista, sia con continue sollecitazioni, hanno avviato un percorso e aperto una strada per il rilancio del PSI e per una sua più efficace iniziativa verso l’esterno.
Adesso questa strada deve trovare una sua naturale conclusione con un congresso per passare ad una fase radicalmente nuova, lasciandoci alle spalle lo status quo e superando quelle incertezze e quei ritardi che potrebbero esserci fatali. A congresso già convocato sembra che si stia facendo di tutto per rinviarlo a data da destinarsi.
Una cosa è certa, i piccoli aggiustamenti di vertice non servono e il dopo Nencini non è un nome ma una prospettiva nuova per tutti i socialisti, anche riscoprendo nuove forme di gestione per un partito sempre più aperto e più partecipato. Coinvolgere il popolo socialista che è rimasto, quello che si sta chiamando fuori e quello nuovo, per riaprire una fase di grande ricostruzione, non è oggi solo necessario ma è essenziale per salvare il PSI.
Perché tutto questo? Perché la domanda potenziale di socialismo ci impone proprio in questa momento un grande salto di qualità. E’ un dovere farlo con impegno, coraggio e totale abnegazione.
Sulla base di queste poche considerazioni si potrebbe dar vita anche nel partito, come fuori, ad una grande unità di intenti ed una grande unità politica. Un processo che potremmo promuovere tutti insieme, evitando l’unica cosa che non possiamo permetterci di fare, e cioè fermare la macchina. Non possiamo acconsentire al nostro segretario di arroccarsi nel fortino e con ciò bloccare qualsiasi spinta a favore della ripresa di una forte progettualità e dialettica interna. Bloccando il corso naturale della vita del partito.
Dilazionare i tempi e vivere nell’immobilismo ci porta solo alla rovina. Lo capiscono bene i compagni nelle loro realtà, lo devono capire tutti.
Un caro saluto,
Biscardini