NEMESI di Alberto Benzoni del 23 giugno 2022
23 giugno 2022
Tra meno di un anno ci
saranno le elezioni in Italia. E le vincerà il centro-destra. Perché favorito
da una legge elettorale sciagurata partorita dal Pd renzizzato. Ma anche perché
in perfetta sintonia con gli umori prevalenti da tempo nel nostro paese; e
segnati dalla paura, dall’istinto di conservazione e dal rancore profondo verso
le èlites al potere, titolari del pensiero unico e del politicamente corretto.
Né valgono purtroppo, a
contrastarlo, le giaculatorie antifasciste. E questo anche perché la forza che
dovrebbe esservi sensibile, la destra liberale, non esiste più, ammesso che sia
mai esistita, nel nostro paese; mentre sta scomparendo in molti altri.
Ma, se è per questo,
nel nostro paese, non esiste più nemmeno la sinistra. E parlo di quella
incarnata simbolicamente dalla falce e martello e dal sole dell’avvenire -
dignità del lavoro e speranza nel futuro - leggi dal socialismo. Perché non ce
ne sono altre.
E non perché sia morta
di morte naturale, come ci raccontano gli ex comunisti, passati armi e bagagli
nel campo dei vincitori e i “socialisti che si contentano”. Ma perchè il lavoro
da diritto è diventato dovere; e perché la speranza nel futuro è stata
distrutta a poco a poco; e con l’attiva complicità di coloro che avrebbero
dovuto rappresentarla.
Questa è la storia
della seconda repubblica. E del Pd. La prima, perfettamente rappresentata dal “non
si può dare tutto a tutti” del Dottor sottile. Un messaggio che poneva limiti
invalicabili verso l’alto; ma apriva, almeno implicitamente, un’autostrada alla
corsa verso il basso. Una corsa che ci ha portato allo smantellamento dello
stato e del pubblico; ad avere bassi salari, bassa crescita e sempre maggiori
disuguaglianze; e a sostituire ai diritti collettivi le elargizioni individuali.
In quanto al Pd, questo
è diventato progressivamente il partito del “non si può”. Automaticamente
estensibile a tutti i provvedimenti in qualche modo divisivi; leggi non graditi
a Lorsignori e/o ai” soliti noti”. L’usato sicuro per distruggere ogni
speranza; non solo nel futuro ma anche nel tempo presente.
Con l’avvento di
Draghi, il “non si può”, con il Pd a fare da cane da guardia, ha superato però
ogni limite fino a rendere il normale esercizio della democrazia praticamente
impossibile; o, comunque, irrilevante. E per tutto il tempo, nelle intenzioni,
infinito, in cui i nostri dirigenti ci imporranno uno stato di guerra che,
almeno formalmente, non è stato mai deciso.
Ci vogliono “mettere
sotto”. E a tempo indefinito. E allora dobbiamo reagire, insieme. In tutte le
forme e in tutte le sedi. Ricordando, in primo luogo a noi stessi che la lotta
contro la guerra si vince in primo luogo nel nostro paese.
Solo così potremmo
ricostituire, dal basso, e con chi ci sta, una forza socialista e con essa la
speranza nel futuro. Non sarà facile. Ma non c’è altro modo.