Né le primarie né gli errori del Pd di Lanfranco Turci e Franco D'Alfonso da Riformista del 20 agosto 2007
03 settembre 2007
Da Bertinoro all'assemblea di Roma del 14 luglio scorso, è stato possibile avviare l'avventura della Costituente socialista spinti da una sorta di una lucida follia che ha invaso l'animo di pochissimi, diventati un po' di più quando la vis creativa di questa idea ha contagiato anche quanti erano stati spesso bollati come ragionieri della politica e quanti sembravano destinati a restare prigionieri di antichi rancori improduttivi. Noi che siamo stati fra gli animatori di questa speranza, muovendoci senza rete nel pulviscolo dei club e del web, ritrovando vecchi e nuovi compagni disponibili a scommettere anche sull'impossibile, pensiamo che adesso sia il momento di mettere del metodo in questa follia. Il primo appuntamento sarà la conferenza di programma già fissata per il primo weekend di ottobre a Milano. Lì dovremmo cercare di fare emergere con più nitidezza il profilopolitico culturale di un partito socialista moderno, laico, capace di essere insieme il partito della giustizia sociale e quel "partito del merito", ancora recentemente invocato da Luca Ricolfi. Ma accanto alle scelte programmatiche, il metodo di costruzione del nuovo partito e la forma finale che esso assumerà, non sono meno importanti. Anzi sono decisivi per misurarsi con la parabola di Sinistra democratica, con le posizioni di Gavino Angjus, con le sollecitazioni di Valdo Spini per le primarie del Pse, con il movimento di Grillini e Critica liberale, con le incertezze dei Radicali e con i processi centrifughi che il Pd sta generando: dalle fuoriuscite di gruppi come quello dei Repubblicani europei della Sbarbati o quello di Willer Bordon, fino al malessere che comincia a serpeggiare nella vasta area laica e riformista dei Ds. La Costituente ha la possibilità di prendere grande slancio in virtù di alcune scelte, niente affatto scontate, che sono state assunte su proposta di Enrico Boselli, e che hanno già reso di fatto operativo lo scioglimento delle piccole formazioni socialiste originarie. L'adesione diretta alla Costituente, senza alcun passaggio dalle organizzazioni di origine, secondo il principio di "una testa un voto", sancisce e rende evidente la volontà di partire senza assetti assurdamente precostituiti. Il rinvio delle elezioni del leader e del gruppo dirigente al Congresso costituente e di quelli regionali successivamente rinforza questa tendenza. Lo schema, proposto da Boselli sul Riformista, di partito aperto, federale, con sistemi di consultazione permanente di iscritti e simpatizzanti, nonché di elezione diretta di leader e dirigenti, utilizzando in maniera crescente Internet, delinea altrettanto chiaramente la differenza che ci sarà rispetto all'oligarchico, personalizzato e sempre meno politicizzato modello adottato dal Pd. Ma ora occorre coordinare ed incanalare i mille stimoli politici che si stanno sviluppando; occorre utilizzare il residuo tempo, prima della convocazione del Congresso costituente, per allargare il più possibile il perimetro delle adesioni e degli apporti al dibattito, rendendo quell'assemblea il punto finale di un confronto che coinvolga, oltre chi già è convinto dell'iniziativa, anche moltissimi che si pongono in maniera più problematica verso la stessa. Semplificando al massimo, noi pensiamo che si debbano definire regole "one shot", valide solo per l'assemblea congressuale costituente, che permettano l'elezione di delegati ogni "x" aderenti, senza vincoli significativi territoriali o organizzativi, in maniera da consentire la formazione di una platea congressuale effettivamente rappresentativa di gruppi e tendenze, compresi quelh numericamente più ristretti. Una delle nostre critiche principali al Pd è quella di aver messo in moto, attraverso il meccanismo della contemporanea elezione del segretario, dei gruppi dirigenti e dell'assemblea costituente, un processo che non prevede un serio dibattito politico, preconfezionando vertici e strutture prima ancora di sapere (probabilmente proprio per non far sapere) quale sarà la politica del "partito nuovo". Non ha quindi molto senso fare anche noi quanto critichiamo nel Pd, promuovendo la convocazioni di primarie, come propone Valdo Spini, che avrebbero l'effetto di evitare il confronto fra posizioni diverse, sfumando le differenze esistenti in un generico richiamo al socialismo europeo. Il meccanismo di elezione dei delegati, a partire dai singoli iscritti alla costituente, dovrà essere tale da permettere la partecipazione a pieno titolo, oltre che delle varie anime socialiste, anche di radicali, repubblicani, laici, aderenti alla Sinistra democratica, che possano in questa maniera dire direttamente la loro su scelte politiche ed organizzative del partito che si costituirà. È facilmente prevedibile che la maggioranza dei delegati alla Costituente sarà costituita da persone di cultura socialista, ma anche essi, attraverso questo meccanismo semplificato, saranno eletti in maniera tale da rappresentare posizioni politiche differenti che già oggi travalicano gli ormai inesistenti confini delle organizzazioni originarie. La gran parte di coloro che hanno dato vita al "Movimento di Bertinoro", per esempio, hanno già esplicitato, con documenti ed iniziative specifiche, una posizione che abbiamo definito liberalsocialista, e che ha diversi punti di contatto con aree radicali, con tanti compagni che provengono dal Nuovo Psi e con molti che militano nello Sdi, come i dirigenti che hanno sottoscritto il Documento dei 150, presentato proprio in occasione del convegno di Bertinoro. Un documento che ha avuto sicuramente un peso nel determinare gli orientamenti successivi del congresso Sdi di Fiuggi. Certamente non tarderanno a manifestarsi esplicitamente tendenze e sensibilità diverse, come quelle che si sono intraviste nell'intervento del segretario della Uil Angeletti a Roma, e soprattutto in materia di politica internazionale, a partire dalle posizioni di Bobo Craxi e di Ugo Intini. Un'assemblea congressuale esclusivamente formata ai fini del dibattito e delle decisioni politiche sarà quindi priva di una maggioranza precostituita, valida per tutti gli elementi del dibattito, ma assumerà le sue determinazioni sulla base dell'orientamento maggioritario che si formerà su ognuno di essi: non si tratterà di accettare in toto un prodotto precotto, ma proprio di partecipare alla definizione dello stesso, ciascuno secondo la propria sensibilità. Ai delegati sarà in conclusione richiesta un'approvazione finale costitutiva del nuovo partito, e a questo punto, di votare per il segretario e gli organismi dirigenti, con le modalità che saranno previste dallo Statuto approvato e dalle eventuali norme transitorie. Si potrà in quel momento verificare il fatto, doloroso, ma da mettere in conto, che singoli gruppi che hanno partecipato alla Costituente non ravvisino la possibilità di aderire al nascente partito. Immaginando che a quel punto del processo non possano emergere contrapposizioni radicali, sarà comunque possibile pensare di stabilire fra il nuovo partito e quei gruppi un patto federativo e forme di alleanza stabili, nello spirito di un partito che nasce con vocazione maggioritaria e la volontà di dar governi stabili a questo Paese. D fatto che quanti più possibile, tra Radicali, laici repubblicani e liberali, aderenti a Sd e in generale compagni non provenienti da Sdi,Nuovo Psi e Socialisti Italiani, avendo partecipato al dibattito costituente, confermino la loro adesione al nuovo partito, sarà comunque uno dei significativi indicatori del successo presente e futuro dell'intera operazione politica.
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