“MONDO OPERAIO”, NASCITA DI UNA RIVISTA di Giovanni Scirocco
05 ottobre 2009
Il 15 ottobre 1948 un comunicato della Direzione informava che ad essa erano pervenute le domande di autorizzazione del compagno Lelio Basso a pubblicare “Quarto Stato”, rivista di cultura marxista; [...] del compagno Pietro Nenni a pubblicare “Mondo Operaio”, rivista che intende specializzarsi sui problemi della politica estera del nostro Paese e sui problemi economici nazionali ed internazionali; [...] del compagno Giuseppe Romita a pubblicare “Panorama socialista”, rivista mensile per la divulgazione dell’ideologia socialista.
La Direzione, pur considerando la necessità di fornire al Partito organi di cultura ideologica e di battaglia e il diritto di ognuno di contribuire all’elaborazione di questi temi, faceva notare la gravità delle condizioni finanziarie che non avevano permesso di riprendere la pubblicazione della rivista ufficiale del partito, “Socialismo”, e del bollettino dell'Ufficio Studi, mentre anche l’ “Avanti!"“ viveva di vita stentata. Affidava quindi all'Esecutivo il compito di interpellare i richiedenti, proponendo loro di far parte del comitato redazionale della rivista di partito aperta, sotto la direzione del segretario, a tutte le idee, evitando così il rischio di “una dispersione di mezzi e di energie che il Partito oggi non si può permettere, senza contare, data la personalità dei richiedenti, il pericolo di una cristallizzazione di correnti in frazioni”.[1]
L'indomani Nenni inviava all’ “Avanti!” una lettera nella quale, dopo aver espresso i propri dubbi sulla possibilità di realizzazione dei progetti della Direzione, spiegava i motivi che lo inducevano alla pubblicazione di una nuova rivista:
“Mondo Operaio” non vuole essere una rivista di partito per il Partito. Nel nostro paese la politica internazionale e la politica estera sono sempre state e rimangono una specie di caccia riservata della borghesia [...]. Dare alla classe lavoratrice italiana e agli studiosi di politica estera una rivista seria nella documentazione, agguerrita nella lotta per la pace, ispirata alle nostre idealità e agli interessi del proletariato, è una vecchia aspirazione mia e del compagno Borgoni. È del tutto evidente che una pubblicazione di questo genere, mentre risponde ad una insopprimibile esigenza, non può in nessuna guisa ostacolare le iniziative editoriali del Partito.[2]
La dialettica interna al PSI era seguita con attenzione dalla Direzione del PCI, come dimostra l’intervento di Togliatti nella riunione del 10 novembre 1948, che illustrava la situazione di un partito dilaniato dalle lotte intestine e personali nel cui dibattito il PCI non rinunciava ad intervenire, anche pesantemente:
Situazione PSI: assenza attività generale, in via di sfasciamento (sic) confermato da risultati elettorali. Bisognerebbe avere direzione sinistra. Nostri rapporti con differenti correnti sinistra: quadro cattivo perché non si mettono d’accordo fra loro e non fanno nulla. Gruppo Morandi diffidente Basso.[3] Nenni al centro ma poco lavoro. Avrebbero dovuto fare dei giornali ma per ora non escono perché non autorizzati dalla Direzione. Ma cercano di puntare su giornali locali (Bologna, Napoli, Roma). Bisogna riunificare ma non ci riusciamo e allora ci orienteremo su gruppo Morandi. Proposta gruppo di sinistra: giusta collaborazione fra gruppo di sinistra e nostro partito in tutte le organizzazioni. Scopo: aiutare loro frazione a conquistarsi base e organizzarsi. Dobbiamo, secondo me, accettare, ma andare più in là: gli elementi delle Giunte devono essere considerati come iscritti al PCI.
Nella discussione intervennero, soprattutto sul tema delle ‘infiltrazioni’ nel PSI, anche Di Vittorio (“Situazione grave PSI per passività gruppo sinistra. Fare iniezioni nostre nel PSI”), Li Causi (“Alcuni eletti socialisti marciano con noi. Gli altri non li abbiamo fatti uscire. In ogni federazione abbiamo costituito dei compagni socialisti vicino a noi”), Giancarlo Pajetta (“Utilizzare socialisti di sinistra sistemandoli>s) e nuovamente lo stesso Togliatti che conclude: “Questi collegamenti non li deve tenere solo un compagno ma più d'uno per lavoro collettivo, nascondendolo”.[4]
Nenni, anche successivamente, accrediterà la tesi della nascita di “Mondo Operaio” per il desiderio di analizzare gli avvenimenti di politica internazionale,[5] tralasciando le motivazioni più legate alla vita di partito.[6] Ma se in Nenni, come abbiamo avuto modo di vedere, l’azione di politica internazionale, per sua stessa ammissione[7], è raramente fine a se stessa, ma quasi sempre connessa ai possibili sviluppi di politica interna, la creazione di “Mondo Operaio” non può non essere collegata, nella particolare situazione del PSI, a motivi di lotta politica e di corrente. In questo senso è interessante la testimonianza di Venerio Cattani, allora stretto collaboratore di Nenni:
In realtà, “Mondo Operaio” nacque in fretta e furia come rivista di corrente. Nenni, fatto fuori dalla segreteria, dall’”Avanti!”, da tutto, aveva bisogno di un foglio qualsiasi per ricominciare la battaglia: l’importante era che lo scrivesse Nenni e che andasse per le sezioni. Gli incauti vincitori concessero a Nenni un buco di camera all'UESISA, sul pianerottolo dell’”Avanti!”. Lì Nenni si mise a scrivere e Pasquale Minuto a organizzare e raccogliere soldi.[8]
Il 4 dicembre 1948 uscì il primo numero della nuova rivista. Il commento di Nenni fu, tutto sommato, più quello del vecchio giornalista che quello del politico: “Oggi ho tenuto a battesimo “Mondo Operaio”. Vorrei riuscire a farne la tribuna internazionale del socialismo di sinistra.[9] S’invecchia e si resta fanciulli. Ero molto emozionato quando le prime copie sono uscite dalla rotativa”.[10]
NOTE:
[1] Cfr. l’”Avanti!”, 15 ottobre 1948. In realtà una riunione dell’Esecutivo si era già tenuta il 5 ottobre, almeno a dar fede ai Diari di Nenni che così ne descrive lo svolgimento: “Jacometti se n’è uscito con la peregrina proposta di far tutto un minestrone. Gli abbiamo risposto, Basso ed io, che la cosa è assurda e abbiamo insistito per avere la necessaria autorizzazione” (Tempo di guerra fredda cit., p. 461).
[2] Una lettera del compagno Nenni, “Avanti!”, 16 ottobre 1948.
[3] Basso doveva essere al corrente del ruolo del gruppo dirigente comunista nei rapporti interni al PSI, al punto da scrivere a Togliatti, che il 4 marzo 1949 così gli rispose: “Circa l'appunto che tu mi fai, per le voci non favorevoli che qua e là si farebbero circolare contro di te, io non so che dirti mancando di indicazioni concrete circa il luogo, chi l’ha fatto e quando. Io credo che tu sei unitario quanti altri mai; ritengo però che non si tratti di questo. Quello che dicono di te è che tu sosterresti una strana teoria secondo la quale, pretendosi essere ormai chiaro che i comunisti, pel configurarsi a loro sfavorevole della situazione internazionale, non avrebbero più speranze di accedere al potere nei paesi d’occidente, si sostiene che il loro posto dovrà essere preso da partiti socialisti che, pur perseguendo le stesse mete dei comunisti, potrebbero però avere successo appunto e solo perché non sono comunisti. Io non so se tu veramente credi a questa bizzarra teoria e la diffondi. Mi parrebbe strano assai. La lotta contro i comunisti è fatta non perché si chiamano così, ma proprio perché perseguono quelle determinate mete di trasformazione sociale. Il giorno che noi, come comunisti, fossimo posti fuori combattimento, quel giorno o subito sopo lo sareste anche voi, e con voi tutti quelli che sinceramente si muovono verso mete concordanti con le nostre. Dimenticare questo è un serio errore politico; e questa constatazione di una solidarietà oggettiva e di fatto, è una delle fonti più serie di una politica unitaria. Ti ripeto, io non so se tu veramente la pensi come qualcuno dice; ma se vi è qua là, nelle nostre file, diffidenza verso di te, certamente deriva da questo. Senza dubbio si interpretano male le tue idee perché se veramente tu avessi questa posizione, la diffidenza sarebbe giustificata” (FB, Serie corrispondenza).
[4] FG, APC, riunione della Direzione del 10 novembre 1948, pp. 7-8.
[5] Cfr. la prefazione dello stesso Nenni al volume antologico curato da G. Arfé, “Mondo Operaio” 1956-1965, San Giovanni Valdarno, Landi, 1966-1967, pp. 13-14 e l’intervento in 30 anni di "Mondo Operaio", a cura di M. Accolti Gil, “Mondo Operaio”, dicembre 1978, p. 48. Cfr. anche l’editoriale di apertura, Perché?, ivi, 4 dicembre 1948 e P. Nenni, Una fase conclusa, ivi, 15 dicembre 1951.
[6] Solo in una nota dei propri Diari, alla data del 9 gennaio 1949, Nenni, esaminando gli errori della propria azione politica, si rammaricava “di non aver vegliato alla formazione di ‘quadri’ direttivi facendo nel ʼ45, non oggi,
[8] Cfr. 30 anni di “Mondo Operaio” cit., pp. 50-51. Cfr. anche F. De Martino, Un’epoca del socialismo cit., p. 136. Per i finanziamenti, in questo periodo, da parte del PCI alla sinistra del PSI cfr. P. Amato, Il PSI tra frontismo e autonomia, Cosenza, Lerici, 1978, pp. 75 e 99-100. Il progetto di una nuova rivista era infatti sostenuto da Togliatti in prima persona e dai sovietici, come risulta dal colloquio di Nenni con Malenkov del 5 agosto 1948 (cfr. V. Zaslavsky, Lo stalinismo e la sinistra italiana cit., p. 173).
[9] Per i rapporti del PSI con i ‘socialisti di sinistra’, alleati dei partiti comunisti al potere in Europa orientale o minoritari nei partiti di appartenenza in Europa occidentale, cfr. M. Degl’Innocenti, Storia del PSI cit., pp. 168-173. Altra cosa è, evidentemente, il ‘socialismo di sinistra’ come cultura politica, per il quale rimando alle osservazioni di V. Foa, Il cavallo e la torre cit., p. 196-197.
[10] Tempo di guerra fredda cit., p. 468. Dal 1° gennaio 1951 la Direzione del PSI avrebbe assunto la proprietà e la gestione diretta di “Mondo Operaio”, che diventava così organo ufficiale del Partito: per i mutamenti nella direzione della rivista nel periodo preso in esame cfr. G. Arfé (a cura di), "Mondo Operaio" 1956-1965 cit., pp. 10-11 e 30 anni di “Mondo Operaio” cit., pp. 47-64.