MILANO, PERCHÉ IN LISTA COL PD di Roberto Biscardini, Dall’Avanti della Domenica del 13 aprile 2011

14 giugno 2011

MILANO, PERCHÉ IN LISTA COL PD   di Roberto Biscardini, Dall’Avanti della Domenica del 13 aprile 2011

Per 20 anni il Psi si è presentato alle elezioni comunali con una propria lista, una giusta battaglia di testimonianza. Ha affrontato grandi sforzi organizzativi, regalando i propri resti al centrosinistra senza trarne alcun vantaggio. Quest’anno il Partito ha promosso un’alleanza elettorale con il Pd con l’obiettivo preciso di eleggere un socialista al Comune di Milano dopo diciotto anni di assenza dei socialisti da Palazzo Marino. O almeno di provarci. E’ una decisione coraggiosa e necessaria, che mira a raggiungere un risultato politico importante per tutti i socialisti milanesi e per tutto il Psi, facendo quadrato intorno ai propri candidati per eleggere socialisti riconoscibili sia a Palazzo Marino che nelle zone del decentramento. Questa decisione, naturalmente, non è venuta a freddo. La partita Milano si è aperta con la proposta dei socialisti, avanzata per tempo a Giuliano Pisapia e a tutta la coalizione, di dar vita ad una grande Lista Municipale che potesse rappresentare il segno della novità politica per tutto il centrosinistra e il superamento dei suoi limiti storici. Da vent’anni il centrosinistra si presenta sempre allo stesso modo. Una lista civica del sindaco, più le solite liste di partito. Uno schema che esalta più le divisioni interne che non il progetto di rinascita municipale di cui Milano avrebbe bisogno. Questa proposta, non raccolta dalla maggioranza delle coalizione e bocciata in particolare da Sel e da IdV, si è dimostrata impraticabile al pari dell’ipotesi che nel centrosinistra si potesse presentare una lista laica, libertaria e socialista, con radicali e verdi. A questo punto la decisione unanime del partito di non presentare la propria lista, ha aperto la strada ad un alleanza elettorale o con la lista civica di Pisapia o con il Pd. La prima ipotesi si è dimostrata impraticabile per la decisione di Pisapia di rifiutare un alleanza politica con il Psi, come con qualsiasi altro partito. Ciò avrebbe, secondo lui coerentemente, snaturato la caratteristica civica della sua lista. Dall’altro la decisione della Lista Pisapia di non presentarsi nelle zone del decentramento avrebbe tolto a noi il respiro di una campagna elettorale giocata a tutto campo. La seconda ipotesi si è dimostrata compatibile con i nostri obiettivi. Un’alleanza elettorale tra il nostro partito e il Pd, con il proposito di riportare i socialisti in Comune. Dare il nostro contributo affinché il centrosinistra possa vincere e mandare a casa il governo disastroso di Letizia Moratti. Rappresentare un’area riformista e di governo assolutamente necessaria in caso di vittoria della coalizione. Ma ritorniamo al dibattito nel partito. Una cosa è certa: tra tutti coloro che hanno criticato questa decisione, nessuno ha sostenuto la tesi della lista autonoma e nessuno si è detto disponibile a candidarsi in una lista dal Psi da me persino prospettata. In sintesi, la scelta di candidarsi nella lista del Pd, consente al partito in autonomia di affrontare la campagna elettorale ancora a testa alta, da socialisti e come Partito. Inoltre la decisione che sia proprio io il candidato a rappresentare il Psi, rafforza senza dubbi e senza equivoci il fatto che la faccia ce la mette un socialista, anzi il segretario della federazione, un dirigente nazionale, che rimarrà tale, socialista, come sempre, anche dopo il 15 maggio. La scelta che il partito ha preso, se gestita in modo unitario come io mi auguro che avvenga, con slancio e convinzione, richiamando al voto socialista un socialismo più grande, potrà garantire un successo elettorale del partito dal valore politico e simbolico di grandissime proporzioni. Un passo in più per tenere sempre viva la presenza dei socialisti a Milano e per rilanciare la nostra iniziativa. Un passo importante per uscire dalla storia tragica della tangentopoli milanese. Se l’obiettivo sarà raggiunto, l’appuntamento in festa sarà in Via Turati, non distante da Palazzo Marino. E, ne sono sicuro, a festeggiare il successo del partito saranno in tanti. Quindi le ragioni di questa scelta sono molte. Né entrismo, né nuova diaspora, come qualcuno ha detto, ma desiderio di essere in pista a Milano, e mi auguro ovunque, come socialisti nel momento in cui questo sistema politico potrebbe radicalmente cambiare o implodere. Come è attendibile che avvenga entro i prossimi cinque anni. E come abbiamo messo in conto che ciò avvenga. Quando si sfascerà tutto, noi dobbiamo essere in partita ovunque sia possibile. Questo è il calcolo politico che facciamo a Milano negli interessi di tutto il partito. Non stare fuori in una fase che potrebbe essere decisiva. I socialisti milanesi in questi giorni hanno sentito le invettive di chi fa appello alla purezza dei comportamenti, spesso senza ragionare di politica. A molti di loro i compagni delle sezioni milanesi consigliano di lasciare da parte l’invidia che essi nutrono verso tanti compagni che hanno retto in questi anni, facendo coerentemente i socialisti, senza essere finiti in Forza Italia o nel Pci già nel 1993. A molti di loro che confondono le elezioni di Milano con le strategie mondiali di un improbabile ristrutturazione della sinistra, il partito chiede di stare con i piedi per terra.

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