Milano. La città verso il futuro. LA SFIDA: LE PERIFERIE ATTRATTIVE COME IL CENTRO di Leonardo Servadio da Avvenire del 14 giugno 2020
14 giugno 2020
«È diventata una città per ricchi, coi nuovi grattacieli che dominano le zone centrali dalle quali i non abbienti sono stati allontanati. Ora può ritrovare la sua anima e tornare a essere una città per tutti»: questa, secondo l'urbanista Roberto Biscardini, è la svolta auspicabile perché Milano rinasca dopo il flagello del Covid-19. I grattacieli infatti concentrano, “densificano”, ma una vita urbana salubre e non soffocata da ingorghi e assembramenti ha bisogno di intervalli verdeggianti. «Recuperiamo l'urbanismo strategico, tralasciamo quello “tattico”: pensiamo sul lungo periodo. Per cui fondamentale è la riapertura dei Navigli: trasformerà la città in un giardino, raccordando zone di rilevanza storica e valore turistico in tutta la regione e promuovendo la lenta placidità dell'acqua». Da San Marco alla Certosa di Pavia si potrebbe andare in battello: sarebbe ben diverso che vedere la città da autobus scoperchiati.
E favorirebbe il policentrismo: che le periferie acquisiscano la qualità del borgo. Come molte già furono: Greco, Affori, San Donato erano paesi con le loro piazze, chiese, mercati. «Luoghi ricchi di storia, da valorizzare anche per un turismo di prossimità» sostiene Massimo Roj, titolare di Progetto CMR: «Bisogna recuperare negozietti e botteghe sotto cosa: sono questi che “fanno” la vita di quartiere, con le piazze dove le persone si riuniscono a chiacchierare. I percorsi ciclabili vanno bene, ma non tutti possono andare in bicicletta». Insomma, una città dove si possa “stare” non solo muoversi. E dove i nuovi, grandi interventi, quali quello dello stadio di San Siro, di cui Roj si sta occupando, saranno occasione per riprogettare tutto il quartiere «per rendere a qualità urbana i vecchi insediamenti di case popolari».
Proprio accanto allo stadio tra breve partirà la ristrutturazione delle scuderie Montel, secondo il progetto firmato da Giancarlo Marzorati: «Saranno le nuove terme milanesi, con piscine coperte e scoperte. È detto “Teatro delle terme”, perché i suoi spiazzi verdi sono dotati anche di un palcoscenico. E tutto è già pensato secondo i criteri anti-epidemia, che implicano di mantenere ovunque distanze di sicurezza». Vi saranno giardini degli aromi e luoghi di relax «rilevanti per aiutare a recuperare l'equilibrio psicofisico, già provato nel trantran quotidiano, tanto più colpito dai recenti eventi».
L'igiene infatti è sempre fondamentale, ma tanto più lo sarà ora. «Nella ristrutturazione della facoltà di Architettura del Politecnico» riferisce Ottavio Di Blasi, che lavora a quel progetto con Renzo Piano, «abbiamo studiato come mantenere la salubrità degli ambienti. A partire dal condizionamento dell'aria». Infatti le canalizzazioni di quegli impianti col tempo raccolgono all'interno spessi strati di batteri, che poi diffondono. «Ci vogliono sistemi che usino solo aria fresca, filtrata, non riciclata e che, come negli aerei, la distribuiscano dall'alto al basso, così che il flusso non passi da una persona all'altra». È noto infatti che i virus si trasmettono per via aerea tra le persone. «Sono accorgimenti che valgono ovunque – nota Di Blasi – ma in particolare per gli ospedali. Qui ci vogliono fin per l'accesso ai pronto soccorso percorsi separati per gli infetti». E così saremo pronti per una prossima epidemia? «Soprattutto occorre pensare alla Terapia Intensiva d'emergenza. Questi reparti devono essere vicini a tutti gli apparati diagnostici dell'ospedale, non possono essere lontani come accade con gli ambienti approntati nella Fiera: se a chi è qui degente serve una Tac, dev'essere portato a chilometri di distanza». E allora che fare? «A Tel Aviv c'è un ospedale il cui parcheggio è studiato in modo tale che in caso di emergenza può rapidamente diventare reparto ospedaliero. Bisognerebbe trasformare anche a Milano i parcheggi interrati così che all'occorrenza possano assolvere a questa funzione, mantenendo la prossimità con tutta la struttura sanitaria». Se adottasse queste soluzioni, Milano aprirebbe una strada percorribile anche altrove: basta pensare a quanto sono grandi i parcheggi sotterranei di pertinenza di nosocomi quali l'ospedale Maggiore (Policlinico universitario) o il San Raffaele.
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