MATTARELLA DA’ IL COLPO FINALE ALLA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE: ADESSO IL DILUVIO di Francesco Bochicchio

31 maggio 2018

MATTARELLA DA’ IL COLPO FINALE ALLA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE: ADESSO IL DILUVIO di  Francesco Bochicchio

Il veto di Mattarella alla nomina di Savona quale Ministro dell’Economia nel Governo  di Maio-Salvini con Conte Presidente del Consiglio trasforma la democrazia parlamentare in un sistema presidenziale.

L’art. 92 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio nonché, su proposta di questi, i singoli Ministri.

La nomina dei Ministri da parte del Presidente della Repubblica viene effettuata su proposta del Presidente del Consiglio: essa è quindi un atto bilaterale, ma asimmetrico in quanto il nostro è un sistema parlamentare e il Presidente del Consiglio ha la voce finale in quanto nominato dal Parlamento. In caso di dissidio il Presidente della Repubblica può opporre esclusivamente veti e perplessità  rientranti nei suoi compiti di garanzia istituzionale e costituzionale.

 L’unità di indirizzo politico spetta al Presidente del Consiglio (art. 95 Cost.): ed è questi che dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Il Capo dello Stato ha compiti di garanzia ma non attinenti all’indirizzo politico, indirizzo politico di spettanza della maggioranza parlamentare e, nell’ambito da questa segnato, rimesso alla concreta azione del Governo guidato dal “Premier” (i singoli Ministri devono sempre mantenere un rapporto di fiducia con questi e non con il Capo dello Stato, ed addirittura tale aspetto è sempre stato oggetto di tentativi di energici rafforzamenti in sede di riforma costituzionale).  Poiché il Governo deve ricevere la fiducia del Parlamento, il Capo dello Stato può intervenire sulla formazione del Governo esclusivamente in termini di garanzia per vietare l’ingresso di persona dai profili di inopportunità, ma non certamente per sindacare l’indirizzo politico in materia economica, in quanto non spetta al Presidente intervenirvi.

Mattarella, intervenendo in materia di politica economica, ha trasformato la democrazia parlamentare in repubblica presidenziale atipica, senza nomina popolare: sensato è stato l’intervento di Salvini che ha chiesto di passare all’elezione popolare del Capo dello Stato. Lo scrivente è del tutto contrario ad ogni forma di Presidenzialismo, ma l’elezione popolare è inevitabile se i compiti del Capo dello Stato non sono più di sola garanzia.

Lo strappo arrecato alla Costituzione è terrificante.

Un giorno si parlerà con raccapriccio di quanto accaduto: un Governo sorretto da maggioranza parlamentare non è  stato mandato in Parlamento, dove invece sarebbe dovuto essere inviato, nelle iniziali intenzioni di Mattarella, in corso di revisione,  un Governo, presieduto da Cottarelli, sorretto al massimo dal 20%, (vale a dire in caso di voto favorevole del Pd, subito smentito),  incaricato di portare il Paese alle elezioni.

E’ una violazione costituzionale inammissibile e gravissima: è un’alterazione della forma di Governo ed addirittura di Stato.

L’essere Savona sgradito ai mercati non ha alcun rilievo, in quanto i mercati non possono imporsi al Parlamento ed al Governo. Savona –con tutto il Governo- avrebbe dovuto gestire tale difficoltà ma doveva essergli data la possibilità, in quanto la gestione è compito essenziale del Governo, nell’ambito dell’indirizzo politico fornito dalla maggioranza. Se la gestione avesse dato risultati negativi, allora sarebbero potuti e dovuti scattare i poteri di garanzia. Poteri di garanzia preventiva non appartengono più alla garanzia ma diventano una forma di gestione, sono nient’altro che poteri politici attivi.

Savona non è per l’uscita dall’Euro ma vuole una profonda rinegoziazione.     

Di qui all’”impeachment” il passo è lungo ed incolmabile.

Alto tradimento ed attentato alla Costituzione (unica forma di responsabilità del Capo dello Stato,art. 90 Cost.) non sussistono: Mattarella ha abusato dei poteri esercitando uno strappo incolmabile alla Costituzione, ma non sovvertendo l’ordine costituzionale bensì beneficiando del mancato esercizio dei poteri altrui. Se Conte avesse insistito sulla propria lista di Ministri ed avesse avviato un conflitto istituzionale innanzi alla Corte Costituzionale, il Presidente non avrebbe potuto insistere sulla propria linea ed avrebbe dovuto cedere.

Il Presidenzialismo creato in Italia da Napolitano e proseguito da Mattarella  si basa sulla latitanza degli altri poteri e sull’incapacità di questi di reggere alle prove di conflitto. Nel caso in questione, l’atteggiamento di 5Stelle e di Salvini non è di debolezza ma consiste in una vera e propria ritirata strategica, per far cadere in trappola l’avversario. Gli scenari sono inquietanti.

La delegittimazione di Savona si è basata su affermazioni surreali.

E’ un economista di grandissimo livello, serio ed istituzionale, allievo di Guido Carli in Banca d’Italia e quale Direttore Generale di Confindustria, legato a Ugo La Malfa ed ancora di più al figlio Giorgio, Ministro nel Governo  Ciampi, liberale ma non liberista, keynesiano di destra, in quanto tendente ad un intervento pubblico tale da comportare il controllo del livello dei salari. Sostenitore dell’Europa, del libero mercato e della finanza, si è reso conto delle disfunzioni, anche quelle relativi agli abnormi derivati, e vuole porvi rimedio. E’ un personaggio di sistema e non antisistema, come lo si è invece voluto artatamente dipingere.

Giavazzi ed Alesina sul Corriere hanno sostenuto che la proposta di nomina di Savona a Ministro, essendo questi anti-Europa, è una forma di incompetenza, e la loro  è un’affermazione che non merita commento: pur di difendere tute le degenerazioni di sistema, i due chiari aa.  non si arrestano nella loro deriva argomentativa.  Repubblica lo ha definito come un Dottor Stranamore solo perché denunzia le disfunzioni ed i comportamenti dei comportamenti abnormi di quelli che sono i dei veri  Stranamore.

In definitiva, si è attaccato Savona per impedire a Di Maio e Salvini di tentare di perseguire una politica economica alternativa, pur di sistema.

Mattarella, oltre a violare la Costituzione, si è comportato in modo irresponsabile. Di Maio e Salvini alle elezioni otterranno un risultato straordinario e governeranno. Poiché sono entrambi  non amanti della democrazia parlamentare (vogliono abolire il divieto di  mandato imperativo e non vogliono controlli al potere di maggioranza) porranno Mattarella, delegittimato del voto,  in condizione di non effettuare più controlli, nemmeno di garanzia.

Mattarella ha posto le condizioni per arrivare ad una democrazia plebiscitaria, rimuovendo le garanzie del costituzionalismo. Complimenti vivissimi, Presidente Mattarella !!!!

Ciò a meno che l’idea sia quella di non trovare mezzi, anche con interventi eversivi dell’Europa –come quelli già in parte prospettati, addirittura dal tedesco Commissario europeo al bilancio, che si è augurato che gli italiani imparino dai mercati finanziari a votare -, di impedire ai populisti di governare pur con il voto popolare di massa.

Tra un sistema in decomposizione e populisti avventurosi, la democrazia è in via di evaporazione.  La sinistra latita e non ha il coraggio di difendere la Costituzione anche contro Mattarella –piange il cuore a sentire che Mattarella è difeso da Gianfranco Pasquino-. Dall’importantissimo voto del 5 dicembre contro la riforma costituzionale Renzi-Boschi e da splendide battaglie di principio, come al solito, non è andati avanti: è mancato il coraggio di passare a battaglie di effettività e di vita quotidiana. La Costituzione ci piace, ma purché resti di sulla Carta. Qualcuno ha anche la tentazione di aderire all’eversivo movimento repubblicano anti-populisti che il Pd ha lanciato aprendo ai berlusconiani ed alla sua sinistra: movimento eversivo in quanto si basa sulla difesa della scelta anticostituzionale di Mattarella.   

     I populisti con Salvini e con Di Maio hanno dimostrato di essersi incamminati sulla strada di uno spirito costruttivo. Salvini dimostra di essere più efficace e la Lega è più preparata alla politica: Salvini, con l’indicazione di Savona –e prima con quella di Sapelli-,  ha dimostrato di essere pronto a governare. I 5Stelle sono in posizione meno forte –hanno nominato un “Premier” scolorito, mentre  a Roma si sono fatti scappare due persone preparatissime e di enorme spessore come l’economista Minenna e la giurista Ranieri-  e non sono ancora pronti a governare. Da un punto di vista politico si sono dimostrati meno efficaci della Lega ed hanno rinunziato ad indicare nel contratto di governo la reintroduzione del divieto di licenziamento ingiustificato. Sono destinati, nel futuro governo con la Lega, ad un ruolo subordinato, perdendo quella caratterizzazione di antipolitica pura con chiusura a destra. Salvini si prepara a dominare la scena politica e pertanto mai più si alleerà con Berlusconi, che è del tutto superato: una parte limitata dei berlusconiani si unirà a Renzi, mentre il resto rinsalderà le fila della Lega.

          La sinistra –ci si  riferisce a quello che resta di LeU e che non ha la tentazione di allearsi con il Pd, nonché alla parte costruttiva di Potere al Popolo, nonché ai movimenti di opinione- deve fornire il proprio contributo propositivo e politico per aiutare i 5Stelle a rinforzarsi, per fare in modo che gli stessi possano prevalere, in termini di riformismo antiliberista e di democrazia rappresentativa e costituzionale efficace, sulla Lega.  

Vai all'Archivio