MARIO DIDO' CI HA LASCIATO di Giuseppe Nigro
14 dicembre 2007
Mario Didò nasce a Livry, una località alla periferia di Parigi il 26/11/1926, dove i suoi genitori, originari di Somma Lombardo (VA), erano emigrati. Il padre apparteneva ad una famiglia contadina di modeste condizioni e come capitava a tanti giovani varesini agli inizi del Novecento era emigrato giovanissimo prima in Germania e poi in Francia dove lavorò come muratore. Tornato in Italia per sposarsi, trova il fascismo al potere, emigra nuovamente in Francia, con sentimenti antifascisti e simpatie comuniste. La famiglia ritorna in Italia nel 1941, le condizioni di vita per molti italiani si erano fatte difficili dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia e peggiorano ulteriormente in seguito all’occupazione della Francia da parte dei tedeschi. Nel 1942, quindicenne, il giovane Mario viene assunto come operaio meccanico dalla ditta “Secondo Mona” di Somma Lombardo, un’azienda che lavorava su commesse della SIAI Marchetti di Sesto Calende e Vergiate. Entra in fabbrica con una consapevolezza e una esperienza politica estranea ai suoi coetanei cresciuti sotto il fascismo. Nel clima antifascista e di sinistra delle località operaie della banlieu parigina, egli aveva assistito all’affermarsi del fronte popolare e visto partire gli antifascisti che si recavano a combattere contro il franchismo. Caduto il fascismo si distingue per l’impegno politico, sia in fabbrica come segretario del “nucleo aziendale socialista”, sia come dirigente della sezione territoriale del PSI di Somma Lombardo. Nel frattempo continua gli studi presso una scuola serale di Gallarate e nel 1948 consegue il diploma di geometra presso l’istituto “C. Cattaneo” di Milano. Impegnato nelle lotte sindacali per difendere i lavoratori coinvolti dalla grave crisi che coinvolge nel secondo dopoguerra le fabbriche della provincia legate alla produzione bellica (Caproni, SIAI) e quelle del settore tessile cotoniero, diventa dirigente sindacale. Partecipa a Firenze al primo congresso nazionale della FIOM e successivamente diventa segretario della Camera del Lavoro di Somma Lombardo, di Gallarate e di Busto Arsizio; nel 1952 entra nella Segreteria Provinciale della Camera Confederale del Lavoro di Varese. Nel 1953 è fra i protagonisti più vivaci della battaglia contro la legge truffa in provincia di Varese come testimoniano le cronache dei giornali dell’epoca. Eletto consigliere comunale a Varese fra il 1956 e il 1964, si distingue per la battaglia condotta in quegli anni per la municipalizzazione della SVIT (società privata che gestiva a Varese il trasporto pubblico). Nel 1959, mentre è in atto una complessa fase di trasformazione dell’economia varesina, è eletto segretario generale della CCdL di Varese e provincia. Con lui sono dirigenti del sindacato CGIL: Mario Visigalli, G.C. Aloardi, Licurgo Monelli, G.C. D’Agostino, i fratelli Claudio e Emilo Donelli e De Salvo. La pubblicazione del periodico della Camera del Lavoro “Unità sindacale“ è una delle prime iniziative assunte dal nuovo segretario generale. Il nuovo giornale sindacale, già nella testata, anticipava a livello locale quella ricerca di unità che avrebbe caratterizzato il movimento sindacale negli anni successivi. Nel 1962 viene eletto vicesegretario nazionale della CGIL, si trasferisce a Roma, ma mantiene un forte legame con il movimento sindacale varesino conservando la direzione del periodico della Camera del Lavoro. Nella CGIL nazionale è dapprima nominato responsabile dell’ufficio organizzazione, in seguito diventa responsabile della politica internazionale dell’organizzazione. Nel frattempo è membro del Consiglio Generale della FSM (Federazione Sindacale Mondiale) alla quale aderivano i sindacati dei paesi comunisti e del Terzo Mondo, oltre alla CGIL e alla CGT francese. Nella sua veste di segretario per i problemi internazionali egli intrattiene una rete di rapporti con i sindacati sia dei paesi dell’Europa Occidentale, sia dell’Europa Orientale e partecipa alle numerose delegazioni che la CGIL (in certi casi insieme con CISL e UIL) invia nei paesi o nelle zone dove si presentano drammatici problemi di difesa della Pace, di lotta contro il colonialismo o contro il fascismo. I viaggi in Cina (1954), nel Viet-nam (1968) in Medio Oriente (1970) in America Latina (Cile, Argentina, Uruguay) nel 1978, sono tappe delle battaglie di solidarietà condotte contro l’imperialismo e le dittature militari a sostegno dei lavoratori e dei popoli oppressi. Nel 1964, dopo la rottura avvenuta nelle file del PSI che porta alla formazione del PSIUP, riorganizza la “Corrente Sindacale Socialista” duramente colpita dalla scissione. In qualità di responsabile internazionale sviluppa il suo impegno affinché la CGIL e la CGT assumano un atteggiamento di apertura nei confronti del MEC (Mercato Comune Europeo) che viene invece duramente combattuto dai partiti comunisti europei, compresi PCI e il PCF. Il rischio di una rottura in seno alla CGIL al momento del voto nel parlamento italiano sull’adesione alla CEE, viene evitato grazie alla proposta di Didò che invita i massimi dirigenti della CGIL (Agostino Novella e Fernando Santi, l’uno deputato comunista e l’altro deputato socialista) ad astenersi . Didò introduce nel dibattito interno della CGIL un’attenzione verso le dinamiche d’integrazione delle economie europee fino ad allora trascurata, diffondendo alcune delle posizioni dei sindacati dell’Europa Occidentale e dei partiti socialisti. Un primo successo di questa battaglia è l’organizzazione a Milano nel 1967 di un Convegno tra CGIL e CGT che si conclude con la proposta di costituire un “Comitato CGT - CGIL” con sede a Bruxelles con lo scopo di mantenere i rapporti con le Istituzioni Comunitarie. Nel 1969, al Congresso di Livorno, Mario Didò diventa segretario nazionale della CGIL (Segretario Generale Agostino Novella, Segretario Generale Aggiunto Fernando Santi, Luciano Lama, Vittorio Foa). Dal 1971 al 1979 è membro del “Comitato Economico e Sociale” della CEE. Coerentemente con questa linea di politica europea Didò e la Corrente Socialista della CGIL portano avanti una forte iniziativa perché la CGIL si sganci dalla FSM, che operava in tutt’altra realtà politica, sociale ed economica, rispetto alla realtà dell’Europa Occidentale. Era del resto questa la condizione per consentire alla CGIL di aderire alla CES (“Confederazione Europea dei Sindacati”) che nel frattempo si era costituita tra i Sindacati dei sei paesi membri della CEE. Con il pieno sostegno di Luciano Lama (nel frattempo diventato Segretario Generale della CGIL) Mario Didò ottiene, al Consiglio Generale della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) riunito all’Avana (Cuba) nell’ottobre del 1974, una modifica importante dello statuto dell’organizzazione sindacale. Tale condizione consente alla CGIL uno sganciamento “morbido” dalla FSM: da membro affiliato (con diritto di voto) diventa membro consultivo (senza diritto di voto). In seguito a queste mutate condizioni, la domanda di affiliazione della CGIL alla CES (“Confederazione Europea dei Sindacati”) viene approvata nel Luglio del 1974. L’operazione era stata favorita anche dal sostegno avuto dalla CISL e dalla UIL che in quel periodo avevano avviato un processo unitario con la CGIL (Federazione CGIL - CISL - UIL) primo passo di una auspicata ricomposizione dell’unità sindacale in Italia. La collocazione della CGIL nell’ambito del movimento sindacale dell’Europa Occidentale (esempio non seguito dalla CGT Francese) premiava una battaglia sostenuta per anni dai sindacalisti socialisti, a cui aveva fatto seguito anche l’adesione di una parte dei sindacalisti comunisti. La totale fuoriuscita dalla FSM avviene infine nel 1978 quando i rapporti con l’organizzazione sindacale di orientamento comunista sono ormai ridotti ad un fatto puramente formale. Diventa quindi membro del Consiglio Generale della “Confederazione Europea dei Sindacati” (CES) e nel contempo, assume la direzione dell’Ufficio “Economia e lavoro” della CGIL e in tale veste partecipa alle negoziazioni degli accordi contrattuali con la Confindustria, così come alle trattative che si sviluppano con il governo sui temi di politica economica e sociale. Nel 1979, nella prima legislatura del parlamento europeo, viene eletto deputato europeo, nel collegio del Nord - Ovest (Lombardia – Piemonte – Liguria e Valle D’Aosta) con 110.000 voti di preferenza, sarà poi confermato nella seconda e terza legislatura scaduta nel 1994. Vicepresidente del Parlamento europeo dal 1984 al 1989 e vicepresidente della Commissione parlamentare affari sociali, tra le diverse iniziative assunte a sostegno della formazione e dell’istruzione, fa approvare dal Parlamento Europeo, in collaborazione con il “Centro Comunitario di Ricerca” di Ispra, l’istituzione di un Master post universitario in “Gestione dell’Ambiente” con sede a Varese coordinato da 14 Università. Egli dà un forte sostegno alla nascita dell’Università C. Cattaneo di Castellanza (di cui è membro del Consiglio di Amministrazione dal 1993). Lo stesso impegno egli dedica alla realizzazione dell’Università di Varese (nata come Università dell’Insubria, Varese – Como). Membro del Consiglio Generale dello SDI (Partito dei Socialisti Democratici Italiani) e responsabile internazionale per l’Europa dello stesso partito che rappresenta negli organi dirigenti dell’Internazionale Socialista e del Partito del Socialismo Europeo (del quale è stato per molti anni membro del Comitato di Presidenza), Mario Didò si è prodigato fino agli ultimi giorni di vita, partecipando con lucidità ed entusiasmo giovanile alla Costituente Socialista per la rinascita in Italia di una forza socialista di stampo europeo, ancorata ai valori del moderno riformismo socialista e democratico. Si è spento a Varese il 4 dicembre 2007.
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