MADURO SARA' ANCHE INDIFENDIBILE MA LO SONO ANCHE I SUOI GIUDICI di Alberto Benzoni
26 gennaio 2019
Per chi non lo sapesse, si sta aprendo nella sinistra
l'ennesimo dibattito interno: tra chi sostiene che Maduro "ha sbagliato
tutto" e sia quindi indifendibile e chi sostiene che vada difeso ad ogni
costo in quanto "simbolo e ispirazione della lotta contro
l'imperialismo".
La mia personale opinione è che Maduro vada difeso senza se e senza ma. E non
perché non abbia sbagliato e pesantemente. O perché rappresenta un modello. Ma
perché i suoi "giudici" sono, questo sì, tutti indifendibili.
Indifendibile Guaidò, autonominatosi presidente , rifiutando ogni dialogo con
Maduro ("illegittimo perché eletto in modo fraudolento") e, tanto per
non farsi mancare nulla, invitando le forze militari alla ribellione e
promettendo amnistie a chi si schierasse dalla sua parte o magari allo stesso
Maduro, in caso di sue dimissioni. Nell'ottica comune dei paesi dell'America
latina, tutto questo veniva automaticamente qualificato come "golpe",
condannando all'isolamento più totale il suo autore; oggi porta all'automatico
ed entusiastico riconoscimento (ovviamente concordato preventivamente), non
solo da parte degli Stati uniti ma anche da quasi tutti i paesi dell'America
centrale e latina.
Indifendibili, tutti. E non solo perché alcuni di loro, come la Colombia o il
Brasile (per tacere del Guatemala o del Salvador) hanno compiuto o si
apprestano a compiere massacri nei confronti del loro popolo che vanno molto al
dì là di quelli perpetrati o contestati a Maduro. Ma perché tutti avallano
preventivamente quello che sta per succedere in Venezuela -leggi una guerra
civile in piena regola- lanciando un sasso ma nascondendo ipocritamente la
mano. A Guaidò, sostenuto con ogni possibile mezzo, il compito di ristabilire
la democrazia; ma di intervenire direttamente a suo sostegno non è proprio il
caso di parlare.
Indifendibili, ancora, le classi possidenti del Venezuela: che hanno visto sin
dall'inizio nell'esperienza chavista un offesa intollerabile non alla democrazia
ma all'ordine costituito; e che, se guerra civile sarà, la faranno con tutta la
ferocia che, da che mondo è mondo, contraddistingue la lotta dei ricchi contro
i poveri.
Indifendibile, infine, l'Europa. Certo, la povera Mogherini ha auspicato un
"dialogo tra le parti". Lo fa sempre e lo fa bene; ma nessuno se la
fila. Mentre, dall'altra parte, appare propriamente vomitevole lo schieramento
di politici e media a favore del ritorno del Venezuela nel girone della, si fa
per dire, democrazia liberale.
Ma, già li sento i miei critici, "che ci dici dei sostenitori di Maduro;
di Russia, Cina, Iran, Turchia?. Non è che solidarizzando con Maduro ci inviti
a solidarizzare con questi stati brutti, sporchi e cattivi? Non è che stai
dalla loro parte? La risposta è che non sto dalla parte di nessuno. Se non da
quella del popolo venezuelano che non merita di essere salvato attraverso
ulteriori massacri. E, per dirla tutta, in nome di un diritto internazionale
che non autorizza nessuno, ma proprio nessuno, a violare la sovranità di un
paese, anche se in nome della democrazia. Abbiamo già sperimentato
l'interventismo democratico in Iraq come in Libia, in Siria come in Jugoslavia
e in Afghanistan; adesso basta.