MA L'OCCUPAZIONE DELL'IRAQ E' FINITA NEL 2004 - di Magdi Allam dal Corriere della Sera del 2 agosto 2005
31 agosto 2005
La risoluzione dell’Onu legittima pienamente la forza multinazionale
«In Iraq siamo occupanti, lo dice l'Onu. Ecco perché l'Italia è a rischio». Lo scoop, urlato a caratteri cubitali sulla prima pagina dell'Unità di ieri, soffre ahimé di due mali diffusi nella nostra categoria: il poltronismo e l'ideologismo. Sarebbe bastato prendersi la briga di leggere le prime tre righe del preambolo della risoluzione 1546 delle Nazioni Unite, approvata all'unanimità l'8 giugno 2004, per sapere che per la comunità internazionale l'Iraq non è più uno Stato occupato per la precisione dal 28 giugno 2004.
E se proprio costava troppa fatica rintracciare un documento ufficiale, andava ugualmente bene dare un'occhiata a un sommario a pagina 13 sull'Unità del 29 giugno 2004: «Il proconsole di Bush, dopo 13 mesi di occupazione, ha consegnato una cartella in pelle contenente la dichiarazione ufficiale del trasferimento di sovranità ».
Andiamo con ordine. Leggiamo insieme le prime tre righe del preambolo della risoluzione dell'Onu 1546: «Il Consiglio di Sicurezza saluta l'inizio di una nuova fase nella transizione dell'Iraq verso un governo eletto democraticamente, e in attesa della fine dell'occupazione e dell'assunzione di piena responsabilità e autorità da parte di un governo ad interim dell'Iraq pienamente sovrano e indipendente entro il 30 giugno 2004...». Il concetto della fine del regime di occupazione è chiarito nell'articolo 2: «Il Consiglio di Sicurezza... saluta il fatto che, sempre entro il 30 giugno 2004, finirà l'occupazione e l'Autorità provvisoria della Coalizione cesserà di esistere, e che l'Iraq riaffermerà la propria completa sovranità ».
La stessa risoluzione legittima pienamente la forza multinazionale in Iraq, perché—si specifica nell'articolo 9, la sua presenza «è una richiesta dell'entrante governo ad interim dell'Iraq», mentre l'articolo 10 stabilisce che «la forza multinazionale avrà l'autorità di prendere tutte le misure necessarie per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq», nonché «la prevenzione e la dissuasione dal terrorismo in modo che, fra l'altro, le Nazioni Unite possano svolgere il loro ruolo di assistenza al popolo iracheno». La legittimazione internazionale della forza multinazionale era già insita nella risoluzione 1511 approvata il 16 ottobre 2003, laddove l'articolo 13 «autorizza, altresì, la Forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq...» e dove l'articolo 14 «esorta i Paesi membri (dell'Onu, ndr) a dare il proprio contributo, in virtù di questo mandato delle Nazioni Unite, anche con l'invio di forze militari, alla Forza multinazionale...».
Cari colleghi dell'Unità, ammesso che sia vero che scriviamo per la quotidianità e non per la Storia, possibile che siamo capaci di storpiare e rinnegare la realtà dei fatti a distanza di un anno solo? Il 29 giugno 2004 sia il Corriere sia la Repubblica, non a caso, titolavano allo stesso modo, «L'Iraq è uno Stato sovrano», con un sottotitolo che spiegava che gli Stati Uniti avevano anticipato di due giorni il passaggio dei poteri al nuovo governo iracheno. Dunque le «parole che fanno paura», a differenza di quanto scrive Bruno Gravagnuolo, sono quelle asserite senza verificarne la fondatezza e ripetute in modo martellante affinché s'imprimano nella mente di chi si fida della credibilità dei media.
Finendo per mietere vittime anche tra taluni intellettuali, come Gianni Vattimo, magistrati, come Clementina Forleo, politici, e qui i nomi abbondano, che non sanno o non vogliono sapere che secondo il diritto internazionale l'Iraq è uno Stato pienamente sovrano e che la Forza multinazionale è pienamente legittimata dalle risoluzioni 1511 e 1546 dell'Onu. E che pertanto se sono legali il governo iracheno e le forze multinazionali, non si può attribuire la patente di legalità a chi li combatte tramite il terrorismo.