L'OPERAZIONE CALENDA di Alberto Benzoni
30 gennaio 2019
Ovvero il
sogno di Lor Signori
Son più di trent'anni che il partito di Repubblica lancia profferte amorose,
del resto ampiamente ricambiate, nei confronti del Pci e dei suoi eredi,
variamente e sempre più vagamente denominati. Ad impedire un matrimonio formale
rimane però un ostacolo, a tutt'oggi non superato.
Per coglierne l'esatta natura, possiamo ricorrere ad una metafora tratta dal
mondo della pubblicità.
Questa è caratterizzata dall'ossessione del "senza": prodotti solo
italiani, cibi senza olio di palma, senza conservanti o additivi, ottantenni
senza età e così via.
Allo stesso modo, i Nostri vogliono il Pd al punto di essere disposti a
confondersi con esso: purchè questo sia senza identità e, soprattutto, senza
comunisti. E cioè senza cultura propria e senza passato, incolore, inodore e
insapore; e, soprattutto senza nostalgici e senza rompicoglioni.
Ma come ottenere questo risultato? O, per dirla come uno dei teorici del
"soft power" americano, "come far fare agli altri quello che noi
vorremmo che facessero"?
Le via maestra era quella di disporre, sull'altra sponda, leader in grado di
fare passare la linea per loro spontanea volontà e con il "consenso del
popolo". Poteva, anzi, esserlo Berlinguer; ma solo per certi aspetti; e
aveva il difetto ineliminabile di credere nel comunismo. Poteva esserlo
D'Alema; ma anche lui, al dunque, rimaneva un comunista. Poteva esserlo Prodi;
ma non aveva la stoffa del leader; e, a furia di aspettare di essere scelto come
tale da tutti ha finito per essere il leader di nessuno. Poteva esserlo
Veltroni, oltretutto mai comunista fin dalla nascita (dichiarerà di essersi
iscritto alla Federazione giovanile comunista, pensando che fosse la
Federazione italiana gioco calcio o forse potrebbe averlo fatto...). Lo è stato
fino in fondo (al punto di volere distruggere, e con disprezzo pari alla
ferocia, persone, idee, istituzioni che avessero in qualche modo un rapporto
con il passato) Renzi; ma ha trovato l'ostacolo, fastidioso ma insormontabile,
del suffragio universale.
A questo punto rimaneva, però, aperta, un'altra via. Quella
dell'omogeneizzazione dall'esterno. Nello specifico, dell'omogeneizzazione
degli eredi del Pci in una specie di grande calderone e in una notte in cui tutte
le vacche sono grigie, all'insegna di un impegno comune contro il Nemico
esterno.
In questo senso, il calendismo è la riproposizione dell'ulivismo. Tutti
insieme, appassionatamente: allora contro Berlusconi in nome della morale (niente
di concreto in tutto questo; ma Lorsignori hanno orrore per la materia); oggi
contro la barbarie populista, in particolare grillina, in nome di un'Europa,
divina e perciò altrettanto impalpabile (gradito il concorso di Berlusconi).
Il guio è però, che la Mummia che si tentava di far scomparire rimane sempre
lì. Perchè gira e rigira, tolti i radicali, non ancora disponibili i
berlusconiani, del tutto spolpato il centro, a disposizione del nostro Calenda
rimane la vecchia e odiosamata truppa fu comunista. Con Renzi, che esige
l'esclusione di Leu e di tutti gli altri suoi nemici; e con lo stesso Pd che ha
ricostituito la sua unità all'insegna della sua liberazione definitiva dallo
stesso Renzi. E con quelli di Leu che, come sempre, attendono notizie dal Pd
prima di assumere qualsiasi decisione. E con lo stesso Calenda, nella veste del
fu (politicamente parlando s'intende) Pisapia: improbabile leader di
un'impalpabile coalizione.
Una trama di cui attendiamo tutti la possibile conclusione; ma che, ora come
ora, sembra appassionare solo gli addetti ai lavori.