LOMBARDIA. UNA SFIDA DIFFICILE, MA POSSIAMO FARCELA di Maria Grazia Vinciguerra

15 aprile 2013

LOMBARDIA. UNA SFIDA DIFFICILE, MA POSSIAMO FARCELA di Maria Grazia Vinciguerra

Il risultato elettorale in Lombardia pone delle questioni da risolvere non solo sul piano politico locale e nazionale, ma anche su quello internazionale: gli obiettivi che la Lega ha presentato nel suo programma elettorale costituiscono un fattore di disgregazione, foriero di impoverimento per l’intero paese, compresa la cosiddetta “macroregione” del nord, che verrebbe staccata dal contesto nazionale ed europeo. La sinistra e il Partito Socialista in particolare, deve confrontarsi con questo problema ed affrontarlo, sia sul piano ideologico che sul piano operativo, perché non c’è concretezza se l’agire non si fonda su un’idea chiara e matura. Il PD, che ha ottenuto dagli elettori l’incarico di governare il Paese ed entro le cui liste sono stati eletti parlamentari alcuni nostri compagni, deve avere il coraggio di affrontare le proprie responsabilità e presentare un programma su cui impostare la linea di governo: un programma con contenuti precisi, definiti, comprensibili e condivisibili dalla popolazione, prima ancora che dalle forze politiche della cui fiducia ha bisogno. Perché questo apparente controsenso, cioè puntare su alcuni contenuti programmatici, anziché sulla ricerca spasmodica di una maggioranza che garantisca la fiducia? Perché il Pd sta attualmente cercando una soluzione all’impasse post elettorale usando criteri di ragionevolezza e buon senso che contrastano col sistema comunicativo messo in campo da Movimento 5 Stelle e PDL. Queste due formazioni politiche, non avendo ottenuto, nessuna delle due, la maggioranza relativa dei voti, continuano la campagna elettorale, in un gioco del “tanto peggio, tanto meglio”, auspicando di tornare quanto prima alle urne e vedere la sinistra sconfitta. Il risultato della Lombardia, regione chiave per il governo del Paese, è significativo sotto diversi aspetti: La Lega, partito del 4% dei votanti e in calo di consensi, col suo esponente governa la Regione chiave del Paese. Una minoranza irrisoria pretende di imporre le proprie scelte al 96% della cittadinanza. È questa la democrazia? Lo stesso partito propone una sorta di “secessione”, da realizzarsi con la costituzione della “macroregione” del nord, unificandosi con Piemonte, Veneto e Friuli. Le annessioni ci sono già state 150 anni fa, ma erano state fatte per unire l’Italia, non per frazionarla. O forse i barbari si sognano che l’imprenditoria lombarda del 1800 volesse l’Italia unita per scopi filantropici? La Lega ha proposto il trattenimento del 75% delle tasse, un bel tema di propaganda, a cui ha creduto qualche elettore; il risultato ottenuto dà la misura della credibilità i tale proposta. L’Europa va verso l’unificazione e noi ci avventuriamo nella politica del”faso tutto mi”? Oggi i Socialisti non sono riusciti a mandare un loro rappresentate in Consiglio regionale. È un risultato su cui riflettere, per avviarci su un percorso nuovo, che dia una risposta ai bisogni che emergono dalla popolazione. Dalla campagna elettorale abbiamo visto una frammentazione di proposte, alcune condivisibili, altre irrealizzabili o assurde. Gli ideali di giustizia sociale e laicità di cui siamo portatori ci consentono di aprire un nuovo percorso nel dedalo di vie in cui la sinistra si è persa. Un percorso che sappia coniugare i fondamenti teorici del socialismo con la concretezza dei bisogni di lavoro e benessere sociale che ci vengono da tutto il Paese Ci aspetta un compito difficile che, però, il socialismo è in grado di affrontare.

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