LOMBARDIA, TUTTO SECONDO COPIONE, MA LA QUESTIONE E’ CAMBIARE IL SISTEMA ELETTORALE di Roberto Biscardini da jobsnews del 28 luglio 2020
28 luglio 2020
L’ultima
vicenda giudiziaria che si è abbattuta sulla Regione Lombardia non fa bene a
nessuno. Non fa bene alla politica, non fa bene alla credibilità delle
istituzioni in un momento in cui ne avrebbero molto bisogno e non fa bene alla
Lombardia, alla comunità dei suoi cittadini provati dal Coronavirus e
preoccupati per ciò che potrebbe accadere tra qualche mese.
La vicenda
giudiziaria seguirà il suo corso e ci sono tutti gli elementi per pensare che
le cose saranno chiarite. Ma l’aspetto politico della questione è ancora più
pesante e meriterebbe una riflessione più attenta, ben al di là del copione che
finora tutti hanno recitato.
Fontana
non tollera “dubbi sulla sua integrità” denunciando le polemiche strumentali
che si sarebbero abbattute su di lui. Cioè si difende. E cosa può fare un
indagato?
M5s va
all’attacco presentando una mozione di sfiducia, alla quale non può che
accodarsi il Pd. Italia Viva impugna la bandiera del garantismo. La maggioranza
di centro destra fa quadrato, anche perché di andare a casa a soli due anni dal
voto del 2018 nessuno ha voglia. E anche Salvini recita il suo copione. Si
carica su di sé l’intera Regione Lombardia, cerca di mettersi al centro della
questione e non si fa scappare neppure questa occasione pur di avere un po’ di
visibilità, in un momento in cui per lui le cose non vanno per niente bene. Fa
la vittima. “Vogliono colpire me. Ne abbiamo abbastanza di queste indagini a
orologeria e a senso unico. La Lombardia, i suoi morti e le sue istituzioni
meritano rispetto, siamo stufi". E con ciò fa un triplice autogol, perché
se da un lato nessuno può collegare la vicenda dei camici e dei conti in
Svizzera alla sua persona, dall’altro tutti collegano la Giunta Fontana a lui,
che ha esercitato in questi anni su Fontana e su tutta la giunta un
condizionamento pressoché totale. E’ lui che ha deciso tutto due anni fa:
assessori, dirigenti, ruoli di segreteria, nomine in ogni ente e tattica
politica. Ed è lui che ha fatto così anche nel periodo del lockdown, comandando
a bacchetta il povero Fontana. Se il Governo chiudeva, Fontana doveva aprire.
Se il governo sembrava in ritardo, la Lombardia doveva fare il più uno. Ma fa
soprattutto autogol nei confronti dei cittadini lombardi ai quali non piace la
strumentalizzazione dei propri morti (16.800).
Sul piano
politico, ciò che sta accadendo, mette in evidenza un quadro desolante. Dopo 25
anni di interrotto governo, il centrodestra esce delegittimato e sotto
schiaffo. Fa quadrato, ma non basta. Sul lato opposto, la sinistra,
assolutamente inadeguata, senza cultura di governo, non è in grado allo stato
di rappresentare una vera alternativa alla destra. E complessivamente la più
grande Regione del paese, quella che ostenta, a volte giustamente e a volte no,
il primato dell’economia e dell’efficienza, sembra esprimere solo un ceto
politico fragile, improvvido e balbettante. Un ceto politico modesto che non è
all’altezza della situazione.
Ma c’è un
rimedio per uscire da uno stallo che ormai è un’anomalia?
La prima
cosa da fare è incominciare a mettere in discussione un sistema politico che è
figlio del più aberrante sistema elettorale oggi in circolazione. Un’elezione
di fatto presidenziale a turno unico, con l’elezione diretta del Presidente,
con annesso premio di maggioranza per la propria coalizione. Un sistema che
lega a filo doppio Presidente e Consiglio, il potere legislativo a quello
dell’esecutivo. Così, siccome la regola è che se va a casa il Presidente devono
andare a casa tutti, anche nei momenti più delicati non va a casa nessuno, e i consiglieri
per non suicidarsi preferiscono difendere qualunque Presidente in qualunque
condizione.
Si abbia
il coraggio di proporre anche per le
Regioni (così come si sta facendo a Roma) un sistema di governo di tipo
parlamentare con un sistema elettorale proporzionale, con tutti i correttivi
che si vogliono, ma proporzionale e non maggioritario, il modello tedesco. E se
proprio si vuole tenere in vita l’elezione diretta del Presidente la si sganci
dall’elezione del consiglio, sul modello del più perfetto presidenzialismo di
tipo americano, con netta separazione dei poteri.
In tutti e
due i casi, un Presidente che non si merita più la fiducia del Consiglio e dei
cittadini può essere mandato a casa senza spargimento di
sangue.
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