LOMBARDIA, STORIA DI UNA CANDIDATURA SOCIALISTA di Roberto Biscardini dall'Avanti! della Domenica del 2 dicembre 2012

30 gennaio 2013

LOMBARDIA, STORIA DI UNA CANDIDATURA SOCIALISTA di Roberto Biscardini dall'Avanti! della Domenica del 2 dicembre 2012

La candidatura socialista alle primarie della Lombardia nasce domenica 14 ottobre quando, essendo ormai chiaro il destino di Formigoni, chiesi al centrosinistra di accelerare su tutto. Invitai il centrosinistra ad uscire dall’impasse, di prendere un po’ più di coraggio e avviare un percorso virtuoso per “far nascere il dopo Formigoni e costruire la nuova Lombardia”. Mi dichiarai pronto a candidarmi alla presidenza della Lombardia mettendo a disposizione la mia esperienza amministrativa e politica, la mia storia da socialista, ma soprattutto la mia conoscenza della Lombardia e il mio amore per questa regione. E al centrosinistra chiesi tre cose semplici: le dimissioni dei suoi consiglieri per dare un segno forte prima delle dimissioni di Formigoni, che non fece; le primarie subito e una carta dei valori per costruire una grande alleanza più larga della coalizione che il centrosinistra poteva rappresentare. Da quel momento iniziammo la lunga cavalcata, con un gruppo di amici e compagni, un comitato promotore snello e capace, molte iniziative e con un gruppo di sostenitori, in rappresentanza della nostra “società civile”, ci candidammo alle primarie. Un gruppo coeso capace di reggere alle tante pressioni, che pur ci sono state, affinché ci si facesse da parte prima ancora di capire come sarebbe andata a finire la storia. Prima di conoscere quali candidati sarebbero scesi in campo e quale fosse il posizionamento dei partiti. (È come se a livello nazionale avessimo rinunciato a candidarci alle primarie anche senza Bersani in competizione). Il secondo passaggio decisivo fu la presentazione della nostra candidatura al Circolo della Stampa di Milano il 6 novembre quando ancora il PD e il comitato del centrosinistra era incerto tra primarie sì e primarie no e prima che Ambrosoli scendesse in campo. Oltre ai nostri punti programmatici, alla base di una Lombardia forte, libera e aperta, avevamo indicato tre obiettivi politici: liberare la Regione da quelle incrostazioni di potere che hanno governato la Lombardia per 17 anni; ridare forza e centralità alla cultura riformista, socialista e popolare, quella cultura e quella pratica che sono state alla base della nascita della Regione e che l’hanno resa grande; terzo, la necessità appunto di dar vita ad una grande alleanza popolare aperta al centro. E aggiunsi “se Ambrosoli deciderà di candidarsi, chiederò di confrontarmi con lui e poi si deciderà. Se Ambrosoli scioglierà le sue riserve e proporrà linee programmatiche e valoriali che possiamo condividere potremmo allora, ma solo allora, rinunciare alla nostra candidatura”. Ma quando di lì a qualche giorno Ambrosoli decise di candidarsi, probabilmente consigliato male, lo fece commettendo alcuni errori. Il primo fra tutti quello di chiedere di non fare le primarie; il secondo quelli di ritenersi fuori dalla coalizione di centrosinistra; il terzo quello di contrapporre troppo duramente la società civile a quella dei partiti e della politica, considerando di per sé un valore quello di non avere una tessera di partito in tasca. Era il momento di non mollare. Ed anche la nostra iniziativa lo obbligò a cambiare rotta. Ambrosoli accetta le primarie e accetta il confronto sui programmi e sulla politica. Confronto che avviene positivamente. Questo ci ha consentito di dichiarare nella conferenza stampa tenuta con lui sabato 24 novembre che “con la forza delle nostre 5000 firme necessarie ad ufficializzare la candidatura socialista, decidevamo di appoggiare la sua, considerandola come la più adatta per raggiungere l’obiettivo principale di vincere le elezioni vere e per costruire un “patto civico” più largo rispetto alle sole forze del centrosinistra”. Da questa breve cronaca si capisce che non si poteva scegliere Ambrosoli senza un confronto sulle sue intenzioni politiche e programmatiche. E si capisce che l’endorsement a favore di Ambrosoli, come ho avuto modo di spiegare, non è una rinuncia alla candidatura socialista, ma un modo diverso per i socialisti di partecipare alle primarie, portando il proprio contributo di idee e di proposte e la propria forza politica al servizio dell’intera squadra. Ma in campo c’è stato molto di più. Dopo essere usciti dal consiglio regionale per le scellerate scelte nazionali dell’Ulivo del 2005 volevamo entrare nel mercato politico in Lombardia con coraggio ed autorevolezza, e ci siamo riusciti. Il lavoro che abbiamo fatto per oltre un mese marcando giorno dopo giorno la nostra presenza politica, ci è stato riconosciuto dai media, dall’opinione pubblica e da tutte le forze politiche in campo. Abbiamo dimostrato che si può stare in squadra senza rinunciare alla propria autonomia e abbiamo fatto di questa candidatura un momento fondamentale della centralità e dignità socialista. Abbiamo dimostrato che il nostro campo, quello del socialismo europeo, può inserirsi come un cuneo nuovo nel vecchio panorama della sinistra italiana. Oggi, anche con questo risveglio, possiamo affrontare meglio le prossime scadenze. Giorno dopo giorno.

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