LOMBARDIA BEATA O MODERNA BEOZIA di Beppe Merlo da Pensalibero.it del 4 giugno 2020

04 giugno 2020

LOMBARDIA BEATA O MODERNA BEOZIA di Beppe Merlo da Pensalibero.it del 4 giugno 2020

Covid ha distrutto la leadership politica della Lega, una leadership cui alla dimensione del consenso diffuso non corrisponde una classe dirigente all’altezza.

I lombardi alle prese con la crociata contro Covid, giammai avrebbe potuto immaginare che il pandemico virus arrivato da oriente, potesse in così poco tempo concentrare una così alta letalità nonché sgretolarne l’immagine della sua istituzione regionale, in termini di: efficienza, competenza di cui ci presumeva di poter menar vanto e stravincere in ogni confronto. Mai e poi mai si sarebbe potuto presupporre che ospitare un lombardo, autoctono o no, potesse suscitare perplessità e creare preoccupazione e ai fini della salute, come manifestano, in modo bipartisan, i presunti governatori di regione i cui bilanci possono reggere solo grazie alla solidarietà dei lombardi, così come ricevere diniego per presunto overbooking dai desk turistici; il lombardo è etichettato come un potenziale untore come fu per i cinesi a gennaio e febbraio.

Milano e la Lombardia rappresentano il più importante hub dell’approdo turistico del Paese, la fonte che concorre per il 15% al PIL nazionale, e non ci si rende conto che l’ingiustificata pubblicizzazione del discrimine, non può che ricadere in modo autolesionistico sull’intero sistema. Nel contempo, sfugge a chi governa la Regione, il dover approfondire le cause dell’apprensivo rigetto, e smentire la dileggiante critica di una regione così ben organizzata per accogliere il virus, che si è affezionato. E’ vero che il virus ha contagiato con più virulenza il Nord, diffondendosi in quei territori che garantiscono al sistema economico, sociale e civile del Paese di resistere e sperare di poter competere nella sfida globale nonché di consentire al Paese di poter sperare di non dover soccombere per il peso di un enorme debito pubblico e della sua volatile credibilità per il mercato finanziario. La fiducia che i lombardi coltivavano che tutto si potesse riaggiustare in breve tempo e poter continuare a considerarsi i ‘più’ beati del Paese, si è fatta assai più flebile e a nulla può servire ogni tentativo strapaesano di riproporre la sciovinistica propaganda, per rilanciare con forza l’esigenza di un’autonomia, che nel caso di Covid, si è dimostrata mal utilizzata. Covid spiazza gli emuli di Nicolas Chauvin , che si fanno belli non con i risultati che producono, bensì intestandosi quelli degli altri, dei loro numeri e di un sistema economico e produttivo lombardo, che brilla di luce propria, e che il flop nella gestione di Covid pone in uno stato di drammatica crisi.

Mai si sarebbe immaginato che in epoca di globalizzazione interattiva, una pandemia avrebbe potuto produrre effetti a catena, così devastanti, tanto da far dubitare che si possa ricominciare da dove ci si è interrotti, senza risentire di particolari condizionalità se non quelle connesse all’intervallo per l’interruzione, purtroppo non è e non sarà così, il resoconto mondiale e nazionale che si sta profilando è impressionante, soprattutto in termini di minaccia per le comunità nelle quali l’equilibrio della convivenza democratica è assicurabile solo con una credibile capacità di saper governare le complessità, e che per poterlo fare è indispensabile ricorrere alla disponibilità e dedizione di un capitale umano, dotato di capacità visionarie nonché direttive, ovvero di una rigenerazione della politica.

Sarà possibile in Regione Lombardia ? Nel primo atto del dramma di Covid si sono susseguite scene impressionanti e drammatiche, che hanno sin qui, più che contraddetto, negato l’esistenza dei prerequisiti necessari per poter governare realtà complesse come una pandemia, l’uscita dai binari di un prescritto burocraticamente predefinito era strutturalmente e culturalmente impensabile tanto che le prescrizione erano quelle del pedissequo adattamento della prescrizioni esterne che provenissero da enti o istituzioni in funzione tutelante, non per le vittime ma per chi doveva assumere le responsabilità. In pari tempo a prevalere era la vanitosa tentazione di candidarsi a icona del sistema multimediale ed affiancare ed integrare la compagnia di giro televisivo di scienziati della materia. Mal gliene incolse a Fontana e Gallera, e come successe per Napoleone a Waterloo, l’impostazione tattica per combattere il virus si è dimostrata errata, lo afferma ance la Corte dei Conti, e in Lombardia come nella località del Brabante Vallone, la disfatta non poteva che prendere drammaticamente corpo, e Crozza ci va a nozze cosicché i lombardi sembrano essere diventati popolo della Beozia.

Ma il dramma di Covid-19, non è purtroppo finito né per il Paese né tanto meno per i lombardi che non possono ritenersi un’isola diversa e potenzialmente beata. Si sarà costretti ad andare indietro, saranno molte e gravi le criticità che si dovranno affrontare, non saranno pochi quelli che perderanno il lavoro ed altrettanti faranno fatica a trovarne il primo. La Lombardia non è immune da segmenti di fragilità e vulnerabilità dal punto di vista del mondo del lavoro, che esprimono la platea di quanti avranno più bisogno, in considerazione anche del fatto che il supporto degli ammortizzatori sociali non può che essere temporaneo e che i fondi messi a disposizione o il surplus di debito da sottoscrivere non può certo servire per ‘scavare buche’ da lasciare riempire alle generazioni future.

“ E’ arrivata l’ora del nostro New Deal, del grande piano della per la ricostruzione nazionale economica, sociale e ambientale” suggerisce la direttora centrale dell’Istat, Linda Sabbadini “ ovvero di mettere mano ai nodi cruciali mai affrontati in decenni nel nostro Paese ma anche nella nostra regione.

Covid in Lombardia dopo tre mesi lascia una scia di evidenze sulle quali è più che doveroso esprimere senza reticenze sia le opinioni che emettere sentenze, oggi lo fa la Corte dei Conti, con solerzia le Procure si sono messe in moto, ma al massimo potranno rintracciare dolosità o errori clamorosi individuali che come da usanza, consentirà a qualche procuratore di proporsi a ‘icona’ in qualche show multimediale, la stessa commissione d’indagine regionale, già nata zoppa, per l’improvvido tentativo di sfiduciare l’assessore Gallera, per poi declinarsi in modalità che contrastano con qualsivoglia principio di etica politica, nonché intrisa di cavalli di frisia, per impedire ogni approfondimento di verità, non potranno raggiungere alcuno scopo, peraltro non percepibile per l’assenza di trasparenza nella indicazione di una road map.

La sentenza che Covid emette, suffragata anche dalle esternazioni dei protagonisti, è quella di una classe dirigente politica costretta per scelta ad affidarsi totalmente alla guida degli esperti di settore, senza cogliere che nessuno di essi avesse vissuto una pandemia dal punto di vista della predizione e della prevenzione organizzativa, ciò si è dimostrato un grave errore nonché la dimostrazione di una carenza di leadership individuale e soprattutto politica.

Covid ha distrutto la leadership politica della Lega, una leadership cui alla dimensione del consenso diffuso non corrisponde una classe dirigente all’altezza, e conseguentemente assicura la tenuta del proprio sistema e modello di governo ricorrendo alla sempre più diffusa pratica del familismo che si dirama dal centro ai comuni periferici, alla rispetto gerarchico della sodalità che impone lo spirito di appartenenza anche nelle tragedie, come l’assordante silenzio dei sindaci della bergamasca e del bresciano di fronte alla strage sfuggita di mano dalla dirigenza regionale, che denotano una pericolosa involuzione della politica e conseguentemente l’incapacità della competenza politica.

Un quadro che non riguarda solo la Regione, basta buttare un occhio in molti comuni della grande Milano e dintorni per constatare il degrado della capacità e dell’etica nel fare politica: Cologno Monzese, Corsico, Legnano, Lodi, Merate e Sesto San Giovanni compongono un arcipelago in espansione, che se non viene fermato, rischia di configurare la Lombardia, dal punto di vista politico e della capacità di governo, in una moderna Beozia.

 

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