LO STATO DELL'ARTE DEI SOCIALISTI ITALIANI di Alberto Benzoni del 6 febbraio 2017
06 febbraio 2017
I socialisti italiani, attuali e potenziali, si dividono in quattro sfere
concentriche.
La prima è costituita da quelli che si collocano nell'ambito di strutture
organizzate, partitiche o politico-culturali.
La seconda dovrebbe essere rappresentata da formazioni nate dall'intesa tra due
o più di queste formazioni.
La terza corrisponde ai socialisti senza tessera.
La quarta e potenzialmente di gran lunga più
significativa è quella di coloro che, nel loro vissuto di ingiustizia, di
perdita di diritti, di sfruttamento, di mancanza di lavoro avrebbero,
oggettivamente, bisogno di socialismo ma non l'hanno mai incontrato lungo la
loro strada.
Nel corso degli anni, i socialisti non sono mai
riusciti a superare il primo livello di appartenenza.
Oggi, si pongono il problema di arrivare al
secondo. Perché, per la prima volta da vent'anni a questa parte, sono stati
partecipi di una iniziativa - quella dei comitati socialisti per il no - che si
è tradotta in un impegno, politico e personale, che metteva insieme vari gruppi
e coinvolgeva tutte e quattro le sfere.
Ma arrivare al secondo rimane estremamente
difficile. Perché i gruppi da coinvolgere sono tantissimi (le sigle in
circolazione sono forse più di trenta) e perché nessuna di queste (e, per ovvi
motivi, nemmeno la più grande) ha la forza e la credibilità per aggregare le
altre.
E allora, forse, occorrerebbe partire dalla sfera
più ampia e per noi tutta da esplorare; quella del socialismo potenziale e non
dei socialisti esistenti. Socialisti esistenti tutti segnati e condannati
all'impotenza dal fatto che, a venti anni data, la parola socialista/socialismo
non evoca più nulla per i suoi destinatari naturali.
E, allora forse, lo strumento o, per meglio dire,
il percorso potenzialmente vincente è quello dei comitati locali per il no;
strumenti che appartengono a tutti e non rispondono a nessuno; strumenti che nella
loro pratica quotidiana (problemi del lavoro e della democrazia civica;
appuntamenti elettorali, iniziative politico-culturali d'ogni tipo, rapporti
con altre realtà collettive locali) sono in grado di presentare ai nostri
referenti sociali naturali, la parola ma anche la cosa.
Il resto, se saremo in grado di operare in questo
modo, verrà da sé.
Una via difficile, ma non ce ne sono altre. Perché
nulla di significativo può più nascere da trattative di vertice e dalla
politica politicante. E perché il riscatto del socialismo, bandito per
vent'anni, di nome e di fatto, dalla principale forza politica della sinistra
italiana, dipende da noi e non può essere delegato a nessun altro.