LIVORNO - 25 MARZO 2018 Intervento di Pieraldo Ciucchi

20 aprile 2018

LIVORNO - 25 MARZO 2018 Intervento di Pieraldo Ciucchi

LIVORNO - 25 MARZO 2018
Intervento di Pieraldo Ciucchi

Siamo sprofondati in una fase in cui l’elemento politico che balza di fronte a noi è sì quello della più grave sconfitta della sinistra in tutta la storia della repubblica, ma soprattutto il rischio drammatico del crollo dell’Occidente e delle democrazie liberali così come le abbiamo conosciute.

Un sistema, quello dell’Occidente,  che nel bene o nel male ha rappresentato per un certo periodo il punto più avanzato che l’uomo abbia raggiunto in termini di diritti, di libertà e anche di prosperità.

La crisi delle democrazie occidentali che si stanno sbriciolando dovrebbe rappresentare l’elemento centrale per una grande riflessione per le forze che in Italia e in Europa si richiamano alla matrice socialista e democratica.

Può sembrare paradossale, ma non lo è, che a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino - - quando si determinò l’apogeo dell’Occidente e della liberaldemocrazia – quando tutti quanti abbiamo pensato che saremmo andati in un mondo senza storia, verso l’apertura delle società che erano rimaste chiuse ai nostri valori, ai nostri diritti, alla nostra economia,  l’Occidente si trovi, trent’anni dopo, di fronte ad una crisi del proprio modello di democrazia e di fronte ad una crisi di prospettiva del proprio avvenire.

Eppure,  meno di trent’anni fa, l’Occidente trionfante aveva costruito una ideologia ben delineata:

- l’apertura dei mercati avrebbe determinato insieme alle merci l’adozione di stili di vita occidentali da parte di tutti i Paesi;

- insieme all’adozione di stili di vita occidentali sarebbe nata la democrazia;

- insieme alla democrazia ci sarebbe stata una fortissima omologazione culturale.

Insomma, un progetto che definisco egemonico, che per alcuni anni  è sembrato poter  funzionare  e nel cui segno, quello dell’egemonia, si è disegnato l’organizzazione mondiale del commercio e il Fondo Monetario Internazionale.

Ma cos’è accaduto? E’ accaduto, come spesso capita a chi disegna egemonie sulla scorta di un progetto che poteva apparire non così brutto, che tale progetto  è stato rappresentato in modo assolutamente semplicistico e quando le cose hanno cominciato a non funzionare - e hanno cominciato a non funzionare abbastanza presto -  non è che hanno avviato una retromarcia, ma hanno scelto di adeguarsi.

Quando hanno capito che la storia non finiva e che con le Nike le persone in Medio Oriente non compravano la cultura occidentale, compravano solo le navi e la cultura rimaneva la loro; quando hanno capito che la Cina diventava economia di mercato fra virgolette perché non si apriva alla democrazia, alla concorrenza allora è successo una cosa che noi abbiamo vissuto - buon ultimi - lo scorso 4 Marzo.

Il fatto cioè che le leadership di ora e in particolare, le leadership  di quella che si chiamava una volta “terza via” - che questo racconto semplicistico della storia avevano fatto - sono passati ad un altro linguaggio che racconta come tutto non stia più funzionando perfettamente, ma come, nonostante ciò, tutto questo sia inevitabile….e se dobbiamo confrontarci oggi, con la morte di una classe politica, forse anche con la morte di una certa politica e anche col distacco dei giovani dalla politica è perché PERSONE DI SINISTRA di fronte a qualunque fenomeno della storia, lo hanno descritto come INEVITABILE.

Quante volte avete sentito dire che la globalizzazione è inevitabile; il progresso tecnologico, inevitabile; il fatto che si protenda per il lavoro e non più per i posti di lavoro, inevitabile.

Tutte queste cose non erano più giuste o non corrispondevano più all’idea di un grande disegno egemonico, ma corrispondevano ad una storia che inevitabilmente colpiva e l’inevitabile…,  uccide la politica perché se le cose sono inevitabili non c’è nessuna ragione di eleggere un politico per gestirle perché il politico a questo punto, si deve solo limitare a promuoverle, ad accettarle, a diffonderle.

La classe dirigente della sinistra dell’Occidente ha finito così, per immergersi in un micidiale conflitto d’interessi perdendo di credibilità e reputazione. Questa è la verità e questa è una delle ragioni della crisi delle forze socialiste, democratiche, riformiste.

Basti pensare al lavoro che svolgono oggi, tutti questi leader. Non ce n’è uno che non lavori per una banca d’affari, per un fondo d’investimento, per un regime non democratico.

I conflitti d’interesse distruggono la credibilità di una classe dirigente perché se tu hai raccontato che il mondo sarebbe diventato piatto , che la storia sarebbe finita, che ci saremmo arricchiti e poi, quando le cose cominciato ad andar male mi di dici che sì, è inevitabile, ma dobbiamo comunque gestirle e poi…… dopo che io c’ho creduto, ti ho seguito e dopo che tu sei uscito di scena vai a lavorare per regimi non democratici, per banche d’affari….beh,  allora, tu hai distrutto la credibilità della politica, di quella di sinistra in modo particolare per i prossimi vent’anni.

Bisogna che la sinistra prenda atto che questa politica è morta ed è quello che è stato sepolto il 4 Marzo e più di ogni altra cosa,  è morta in tutto l’Occidente.

A questo siamo e a  fronte di  queste macerie occorre ripensare tutto, noi socialisti per primi, se vogliamo concorrere a ridefinire un pensiero socialista  che di fronte al socialismo istituzionale di questi decenni che ha assunto uno schema difensivo  piegandosi alla   “grandi coalizioni” con tutte quelle altre forze sistemiche, che ha assunto chiusura a ripensamenti e nuovi sperimentalismi,  affronti  la sfida della guerra dell’epoca liquido-moderna.

Una guerra rivolta al vero potere che è in mano ad altri piuttosto che a solide istituzioni, una guerra rivolta  a una globalizzazione che sta togliendo progressivamente e definitivamente questo potere perché qualsiasi solidità è un ostacolo al potere liquido.

Il socialismo, nato all’alba della rivoluzione industriale, perche espressione delle esigenze di un popolo vittima delle contraddizioni del capitalismo, è ora di fronte ad una nuova e potente rivoluzione: quella informatica. Con un compromesso socialdemocratico rotto, con quelle contraddizioni in buona parte rimaste, e con un progresso tecnologico che deve cambiare padrone, la sinistra europea, i partiti socialisti devono rigenerarsi a partire da un disinnamoramento di un riflesso micidiale, quello di specchiarsi nel lago dei ricordi e incominciare a ripensare tutto. 

Ecco, il nostro compito è quello di muovere intanto, verso una ricomposizione della comunità socialista per ridefinire un pensiero socialista moderno sul quale concorrere a fondare un nuovo progetto di sinistra di governo.

Non sarà facile, ma spetta a noi provarci anche perché siamo compagni di fede ricordandovi  le parole di John Steward Mill: “Una persona con una fede ha lo stesso potere sociale di 99 che hanno solo interessi”.

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