L'ITALIA LAICA FESTEGGIA PORTA PIA - Da VareseNews e Sdionline del 20 settembre 2007
10 ottobre 2007
Il 20 settembre 1870 Roma, strappata al potere temporale del papa, tornava all’Italia: si compiva finalmente la volontà di intere generazioni di patrioti, dai giacobini del 1799 agli sfortunati garibaldini sconfitti tre anni prima a Mentana.
La capitale d’Italia nella città eterna era stata il sogno dei carbonari, dei democratici mazziniani che invocavano la Costituente italiana riunita in Campidoglio, dei volontari che si infiammavano al grido di "Roma o morte".
Toccherà al leader del liberalismo lombardo, il ministro degli esteri Visconti-Venosta, il compito di cercare di evitare una rottura irreparabile con il pontificato concedendo a Pio IX di mantenere una fetta dello Stato pontificio in Roma.
Ma dovranno poi essere gli stessi militari italiani a preservarne l’integrità proteggendola dal furore del popolo, finalmente libero, che ne tentava il saccheggio.
Giuseppe Mazzini, arrestato in Sicilia nel mese di agosto, non esultò.
Giudicò, al contrario, la breccia di Porta Pia una "profanazione della città universale" ed evocò una terribile immagine per definire la contemporanea presenza in Roma di due sovrani, il papa e il re: "questa è l’Italia del passato con due cadaveri imbalsamati, seduti in faccia l’uno all’altro nel santuario della Nazione".
Il cadavere ormai disfatto del potere temporale della chiesa, abbandonato da tutte le nazioni del mondo (solo l’Ecuador accoglierà l’invito del papa a rompere le relazioni diplomatiche con l’Italia), sedeva di fronte a quello di un regno che ancora soffocava ogni speranza di piena libertà e autogoverno per il popolo italiano.
Non era certo questa la "terza Roma", la "Roma del popolo", che era stata nei sogni delle vittime delle repressioni papaline nel corso di centinaia d’anni di potere, culminate con la spietata esecuzione di Monti e Tognetti, gli ultimi martiri saliti sulla forca eretta da Pio IX il 24 novembre 1868.
Soprattutto, questa Roma non era paragonabile con quella repubblicana del 1849 con la sua Costituzione che elevava i sudditi di un potere dispotico al rango di liberi cittadini e che garantiva a tutti, a partire dalla minoranza di religione ebraica che per secoli era stata costretta nel ghetto, una assoluta parità di doveri e diritti.
Lo stesso Vittorio Emanuele II esitò ad entrare in Roma dopo il 20 settembre, lo fece solo alla fine del mese di dicembre in occasione di una visita umanitaria per lo straripamento del Tevere.
E quella sua esclamazione "finalment i suma" apparve allora più come un fastidioso commento dopo un viaggio disagevole piuttosto che come un suggello a un momento storico.
Dovettero poi passare 25 anni prima che la monarchia conservatrice avesse il coraggio di proclamare il 20 settembre "giorno festivo agli effetti civili" (non festa nazionale) riconoscendolo finalmente come momento iniziale dell’epoca della separazione fra Stato e Chiesa, sulla base della legge delle guarentigie, più che come simbolo di contrapposizione faziosa e manichea. Ci pensò poi il fascismo, d’intesa con il Vaticano, ad eliminare quella ricorrenza – mai più ripristinata - dal calendario italiano.
Fu Giovanni Spadolini, nella puntigliosa rivendicazione di "un Tevere più largo", ad individuare invece, all’epoca del primo governo laico dell’Italia repubblicana, proprio il 20 settembre 1870 come avvio della progressiva conciliazione delle coscienze e, quindi, come "data ben più significativa della conciliazione protocollare sancita dal Concordato con il fascismo, con la conferma che la difesa della libertà religiosa va cercata nella coscienza popolare più che nello scudo labile e quasi sempre illusorio dei concordati".
Era stato, d’altra parte, lo stesso Spadolini, giovane direttore del Resto del Carlino al tempo dell’aspra polemica fra laici e cattolici in occasione delle elezioni politiche del 1958, a lanciare una proposta fra seria e paradossale, provocatoria ma meditata: quella di santificare il XX settembre come data in cui la liberazione di Roma aveva sollevato la Chiesa dal fardello del potere temporale e dalla aberrazione della teocrazia, rendendo così possibile un rinnovato universalismo cattolico.
Quarant’anni dopo sarà proprio il Vaticano ad esprimersi negli stessi termini.
Il segretario dello Sdi, Enrico Boselli, aderisce alla manifestazione promossa per il 20 ottobre a Porta Pia, per ricordare la fine del potere temporale della Chiesa su Roma perché, ha detto, “la storia dell'Italia laica ed unita ha avuto inizio quel giorno”. Oltre al segretario hanno aderito numerosi parlamentari socialisti con il vicesegretario del partito e capogruppo della RnP a Montecitorio Roberto Villetti, mentre l’ex ministro Angelo Piazza ha presentato una proposta di legge di un solo articolo per istituire la festa del “20 settembre Giornata dell'Unità d'Italia”. Partecipa alle manifestazioni di Roma e Milano anche la Federazione dei Giovani Socialisti che raccoglierà le firme per chiedere l`abolizione del Concordato. "Il venti settembre 1870, con la breccia di Porta Pia, si realizzava l'unità d'Italia. È paradossale come è possibile che questa data non sia celebrata come una festività solenne nel nostro Paese?" A chiederselo è Angelo Piazza, deputato dello Sdi, già ministro della Funzione Pubblica. . "Ho presentato una proposta di legge di un solo articolo - informa il deputato socialista - : è istituita per il 20 settembre la Giornata dell'Unità d'Italia". Una giornata che andrebbe valorizzata attraverso un ricordo in tutte le istituzioni pubbliche e nelle scuole in particolare, dove va ricordata la conquista dell'unità nazionale attraverso la presa di Roma, allora soggetta al potere pontificio. La storia dell'Italia laica ed unita ha inizio quel giorno, e se la toponomastica di tante città sottolinea l'importanza di quell'avvenimento, non si capisce perché lo Stato italiano debba dimenticare la sua stessa data di nascita".
Anche la Federazione dei Giovani Socialisti partecipa alle manifestazioni di Roma e Milano per la commemorazione della Breccia di Porta Pia.
"Come ogni anno - afferma il segretario della FGS Francesco Mosca - parteciperemo alle celebrazioni del XX Settembre, data che segna la fine del potere temporale dello Stato Pontificio sulla città di Roma e per celebrare la libertà di religione contro la religione di Stato e dei privilegi. Nel corso delle due manifestazioni, a Roma (Porta Pia alle 17,30 con fiaccolata sino a Piazza Campo de` Fiori) e a Milano (via Dante alle 18,30), i Giovani Socialisti raccoglieranno le firme per l`abolizione del Concordato".
“La ricorrenza della ‘Breccia di Porta Pia’ del 20 settembre – aggiunge il segretario della federazione romana dello Sdi Atlantide Di Tommaso - sarà l’occasione per ritrovare l’unità dei laici,della sinistra e di tutti i democratici. Sono sempre più frequenti gli attacchi portati alla legge 194 da parte delle gerarchie ecclesiastiche e spesso sono accompagnati dal silenzio di quelle forze politiche che nel passato hanno dato un contribuito importante per la vittoria di storiche battaglie come il divorzio e l’aborto, le quali hanno segnato l’inizio di un percorso di modernità e di progresso per il nostro Paese. La ricorrenza del XX settembre, la Breccia di Porta Pia, deve rappresentare il rafforzamento della concezione laica dello Stato, contro tutti i fondamentalismi che ogni giorno minacciano la pace nel mondo. E’ con questo spirito che i socialisti romani, partecipano con le loro bandiere, alla manifestazione che ricorda la fine del potere temporale della chiesa. I socialisti romani – conclude Di Tommaso –hanno chiesto al Sindaco di Roma di proclamare, proprio per quei valori che rappresenta, la giornata del 20 settembre festa cittadina”.