LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, GIUSTIZIA: ECCO PERCHÉ SIAMO SOCIALISTI – di Roberto Biscardini, da il Riformista del 2 marzo 2007
19 dicembre 2008
Ad aprile, oltre a Margherita e Ds, anche lo Sdi celebrerà il proprio congresso straordinario. Un occasione importante di confronto interno dopo le complesse vicende della Rosa nel Pugno, ma anche un’operazione di chiarezza verso l’esterno, perché esca dallo Sdi una prospettiva politica importante per tutta la sinistra socialista ed anche una posizione decisa sul cosiddetto nascente Partito democratico.
La proposta che Boselli sosterrà è stata grossomodo delineata nell’intervento alla Direzione nazionale di domenica scorsa sintetizzabile in queste poche frasi
“Allo stato attuale il nuovo partito democratico appare fondato sull’incontro di due storie: quella del PCI e quella della sinistra democristiana.
E noi che siamo stati sempre contro tutti i compromessi storici, piccoli o grandi che siano, non possiamo entrare in questo cantiere. Non è sull’idea di una grande forza riformatrice che c’è il nostro dissenso; è su una nuova formazione che è una bicicletta Ds-Margherita e che si muove su un tracciato che non a caso valorizza il primo importante compromesso tra cattolici e comunisti sull’articolo 7 con il quale si costituzionalizzò il Concordato.
Se questo è l’effetto politico del partito democratico, di fronte ai tanti inviti ad aderirvi, io proporrò al nostro congresso di dire senza ambiguità e senza esitazioni: “No, grazie!”
Il nostro Congresso, quindi, è chiamato innanzi tutto a riaffermare la nostra autonomia e la nostra identità socialista.
Di fronte a un partito democratico che si sta fondando, ci si interroga sulla necessità di rifondare un nuovo partito socialista ancorato al socialismo europeo.
Non si può dare torto al direttore de “Il Riformista” Paolo Franchi quando sollecita noi, che siamo socialisti, a non restare indifferenti rispetto a una questione socialista che riemerge con vigore e ad interessarci attivamente della convocazione di una Costituente socialista.
Dal nostro Congresso Nazionale deve partire quindi un confronto a tutto campo a partire dalla questione socialista, per aprirsi a tutti i progressisti, liberali, laici, radicali ed ambientalisti, che non si ritrovano nel partito democratico così come si sta costruendo.”
Una politica che condivido e che conferma, pur con i dovuti adeguamenti, una costante nella storia politica dello Sdi: tenere sempre aperta la prospettiva e costruire man mano le condizioni per far crescere non da soli un soggetto politico socialista autonomo. Nello stesso tempo si prende atto di come nel paese più si discute di partito democratico, più si riapre il dibattito sulla questione socialista laica e liberale. E’ su questo terreno che lo Sdi può e deve svolgere un ruolo da protagonista, favorendo il processo di continue aggregazioni e creando le condizioni perché anche dal basso, nel territorio, l’idea di un nuovo partito liberalsocialista prenda corpo.
Lo Sdi ha le carte in regola per farlo. Ha retto quattordici anni, in mezzo a mille difficoltà, tenendo viva la fiammella del socialismo laico e liberale, in un periodo in cui non andava assolutamente di moda, e lo ha fatto non chiudendosi in sé stesso.
Può adoperarsi più di altri per l’unità socialista ben sapendo che questo, anche se importante, non è l’obiettivo finale. Il punto a cui tendere è un altro. Far nascere attraverso una fase costituente un nuovo soggetto politico socialista e liberale, moderno, in grado di interpretare i bisogni di cambiamento più profondi della società, come alternativa al moderatismo, al centrismo e alla destra, ma anche come alternativa al conservatorismo ed al fondamentalismo della sinistra. Prendendo inoltre atto che il cosiddetto timone riformista non sta tenendo la rotta e la meta, evidente nelle difficoltà dell’attuale governo, non è sicura.
Che l’Italia abbia ormai bisogno di una forza politica socialista sul modello della sinistra europea, lo pensano ormai in molti. Ma questo progetto deve nascere con forti ambizioni, prima fra tutte quella di avere una vocazione maggioritaria.
Oggi le condizioni per mettere in fila le questioni, guardando con fiducia ad un processo costituente dei socialisti e liberali, sono molto maggiori di ieri.
In soli pochi mesi siamo passati dalla semplice ipotesi dell’allargamento dell’alleanza tra radicali e socialisti al coinvolgimento sempre più convinto delle altre anime socialiste e di diessini di diversi componenti. Si tratta di un processo virtuoso, che non nascerà dall’oggi al domani e che avrà necessariamente i suoi tempi di maturazione, ma che va avviato da subito, definendolo sia sul terreno dei contenuti, sia nel percorso delle sue tappe intermedie. La vera novità è che la spinta verso una costituente socialista è cresciuta rapidamente e la prospettiva di superare le vecchie piccole formazioni per puntare ad un unico grande soggetto è sempre più concreta. Un progetto al quale possono rispondere in tanti.
I delusi dalle tante speranze riposte in un bipolarismo che non ha garantito né stabilità, né governabilità, né riduzione del numero dei partiti. Gli scontenti di un sistema bipolare, che a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa obbliga le forze riformiste a caricarsi il peso dell’alleanza con quelle più estreme, sia a destra sia a sinistra. Tutti coloro che non vogliono vedere morire la prospettiva socialista e la sua identità in un generico partito riformista e democratico. Ma soprattutto le giovani generazioni che oggi rifiutano una politica che da anni gli viene proposta come nuova nei suoi contenitori, ma vecchissima nei contenuti. Una proposta politica nuova che guarda ai tanti giovani ai quali non viene data la possibilità di progettare liberamente il proprio futuro perché bloccati dal consociativismo, da ancora troppo statalismo, dall’intolleranza e dall’irrazionalità.
L’obiettivo è di costruire anche in Italia un grande partito socialista e liberale, contrastando le tante anomalie italiane che ci trasciniamo da più di cinquant’anni, prima fra tutte quella che condannerebbe il nostro paese a non avere un partito socialista moderno, in un mondo nel quale il socialismo non è assolutamente morto. Noi non rinunciamo ad essere socialisti, perché non rinunciamo alle battaglie per una maggiore libertà degli individui, non rinunciamo alla giustizia sociale e non intendiamo perdere di vista il bisogno di uguaglianza.
Aprire questa fase politica nuova, significa superare quell’idea “congenita” che i socialisti debbano essere sempre e solo minoranza.
Lo Sdi può far proprio il progetto di una costituente socialista e liberale con lo stesso coraggio con il quale diede vita un anno fa alla Rosa nel Pugno. In fondo si tratta di proseguire sugli stessi contenuti, sviluppandoli per quel che occorre, e di allargare quel progetto di alternativa laica ad altre componenti.
Sostenere un progetto aggregante proprio come avrebbe dovuto esserlo la Rosa nel Pugno se non ci si fosse fermati davanti all’ostacolo della sua trasformazione in un unico partito.
Il congresso straordinario dello Sdi si preannuncia quindi come un congresso importante. Una politica di largo respiro che va ben oltre i propri confini, un nuovo inizio per i suoi militanti che può essere anche un nuovo inizio per molti altri socialisti.
"Donna allo specchio". Immagine realizzata da Giorgio De Cesario , www.giorgiodecesario.it