LIBERISMO E LIBERALISMO di Alberto Benzoni
16 settembre 2018
Non so se ve lo ricordate, ma i primi ad arrivare in Cile, dopo il golpe
di Pinochet , non furono gli sgherri della Cia (del cui contributo il
macellaio di Santiago non aveva un paricolare bisogno) ma i Chicago boys
in un clima di reciproco entusiastico riconoscimento. Tra chi aveva
rimesso in ordine la politica, eliminando la democrazia liberale e chi
aveva trovato l'anima gemella e il luogo dove potere finalmente
applicare i suoi precetti, libero dalle resistenze fastidiose del popolo
bue e dei suoi rappresentanti.
Una scena che, per inciso, si
sarebbe ripetuta, soprattutto in America ma anche in altri paesi del
cosiddetto terzo mondo: da una parte il dittatore più o meno
sanguinario, vertice di regimi che intellettuali asserviti al potere
avrebbero squisitamente definito come "autoritari"; dall'altra gli
allievi di Friedman, pronti ad offrirgli i loro consigli e,
contestualmente, ad assolverlo preventivamente per i suoi delitti.
Vittima sacrificale di questi amorosi sensi, la democrazia liberale. E nessun altro.
Perchè dico questo ? Perchè sarebbe ora, specie a sinistra, di
piantarla con la comoda, ma fuorviante confusione tra democrazia
liberale, e quindi liberalismo e liberismo/ordo liberismo.
La
democrazia liberale, frutto concreto, almeno nel mondo occidentale, di
secoli di lotte, si basa su due pilastri: da una parte il suffragio
universale, dall'altra la libertà, non solo del mercato, ma anche delle
persone.
Attenzione: non c'è in questo sistema alcuna visione
salvifica e nessuna pretesa di perfezione; siamo invece in un mondo
fragile, mutevole, gravido di diversità teoricamente inconciliabili,
percorso dai conflitti e gravido di errori; ma che, proprio perchè
fedele ai suoi due principi ispiratori, tende ad essere il mondo non
dico migliore ma il meno peggiore dei mondi possibili.
Se cosi è -
ed è così - il peggiore nemico di questo mondo non è il socialismo
democratico ma il liberismo con il connesso pensiero unico.
Il
liberismo possiede la verità il liberalismo ne coltiva la libera
ricerca. Il liberismo è dogmatico al punto di condannare al rogo
chiunque lo contesti, il liberalismo è il luogo del dissenso. Il
liberismo è ostile alla democrazia e vede il suffragio universale come
il fumo agli occhi; il liberalismo ha vissuto, o meglio, ha imparato a
vivere la democrazia come suo naturale compimento.
Ovvietà mi
direte. Mica tanto. Perchè il conflitto cui assistiamo in Europa, quello
in cui siamo invitati perentoriamente a schierarci, non è il conflitto
tra la democrazia liberale e i suoi nemici. Ma piuttosto quello tra una
democrazia dai tratti sempre più illiberali (vedi Orban, ma non solo) e
un liberismo dai tratti sempre più antidemocratici (vedi Bruxelles, ma
non solo).
Noi diciamo no agli uni e agli altri. Perchè restiamo
fedeli ai principi della democrazia liberale di cui il socialismo
democratico è e rimane socio fondatore. E anche, se permettete, perchè
siamo italiani: e cioè parte di una collettività nazionale che è oggi
sotto processo, non per le sue politiche ma per le sue opinioni e per il
"cattivo uso" che avrebbe fatto del suffragio universale; e ancora, di
una collettività nazionale che, pur non essendo affatto sovranista per
natura, lo è diventata perchè gli viene negato, in linea di principio,
il diritto ad essere sovrana.