LETTERA APERTA SULLA LISTA UNITARIA ALLE EUROPEE di Roberto Biscardini
31 agosto 2004
A Napoli venerdì e sabato lo SDI, in sintonia con la Margherita a Bologna e i Ds a Roma, deciderà a favore della lista unica alle europee sulla base di una proposta descritta in un articolo dell’Avanti di domenica scorsa. Coloro, che in questi mesi hanno espresso diverse perplessità, vedono purtroppo confermati, con il passare del tempo, i dubbi e i pericoli di un’operazione politica dai contorni ancora troppo confusi. La lista unitaria DS, SDI e Margherita, che alcuni in questi mesi hanno presentato come la prima tappa per la costruzione di un nuovo partito riformista, è già oggi una cosa ben diversa dalla proposta originaria di Romano Prodi quando propose una lista di tutti i partiti dell’Ulivo nessuno escluso. D’altra parte, l’idea che questa lista possa rappresentare un primo passo verso la casa dei riformisti, non coincide con le posizioni politiche espresse dai nostri futuri alleati e men che meno con la posizione da sempre sostenuta da Prodi, che ancora in questi giorni ha tenuto a ribadire che la proposta della lista unica sarà aperta a tutti fino all’ultimo minuto, così come il suo portavoce Parisi ha dichiarato che “l’ipotesi del partito riformista” non esiste e che “il termine riformista è anacronistico ed è meglio toglierlo di mezzo”. Ma allora la scelta di presentare questa lista è l’avvio di un percorso per un nuovo partito o risponde solo ad una scelta tattica e ad un’alleanza elettorale? Di fronte a questioni complesse che andrebbero ancora approfondite, la convenzione del 14 e 15 novembre appare persino prematura e rischia di essere la celebrazione di un evento politico destinato a cambiare ancora nei prossimi mesi. Anche dalle dichiarazioni di queste ore è prevedibile che tutto ciò che accadrà dopo questa convenzione possa andare nella direzione opposta all’idea del partito riformista sostenuto dallo SDI e sarà di segno diverso rispetto ad una lista riformista chiusa e ben distinta dalla sinistra radicale e massimalista. Bisogna pertanto evitare nell’interesse del partito che ciò che potrà accadere dopo Napoli possa essere giocato contro di noi, compreso l’allargamento della lista a tutti come la logica di Prodi, che punta ad ottenere il massimo dei risultati, in qualche modo vuole. Per queste ragioni è interesse del partito, anche dopo il 14 novembre, tenere delle porte aperte, prevedendo e mettendo in conto anche una possibile via d’uscita, non dando per chiusa e definitiva questa scelta. Sul piano del dibattito politico che coinvolge tutta la sinistra, la scelta di “collocare la questione del socialismo nel più largo ambito di tutti i riformismi italiani” è diversa dalla posizione, da sempre sostenuta dallo SDI a favore della costituzione di una forza autonoma del socialismo italiano nell’ambito della più grande ristrutturazione della sinistra. Bisogna evitare che la scelta a favore della lista unitaria alle europee e l’assenza in quella competizione elettorale di una lista socialista, che molti di noi avrebbero preferito, possa significare la fine di una prospettiva politica che si è riconosciuta anche in questi anni nelle ragioni dell’identità socialista, identità che è parte essenziale e attuale, non solo della nostra storia, ma anche del nostro futuro. Chi esprime dubbi sul progetto della lista unitaria e del partito riformista non è dalla parte della “rifondazione socialista” con la testa rivolta all’indietro, ma guarda con assoluta razionalità al futuro non dando per perduta né la questione socialista, né la prospettiva socialdemocratica e non ritiene l’esperienza socialista, nè quella socialdemocratica, un’esperienza superata. Non è vero, come dice Villetti, che le identità sono definite “quanto più si torna indietro nella storia, mentre sono mutevoli e aperte quanto più ci riferisce al presente e al futuro”. Secondo questo principio dovremmo credere che tutto il socialismo mondiale appartenga solo al passato, il che naturalmente non è. L’identità socialista non è morta, né è un’eredità da lasciare a qualcuno o da depositare in un campo indefinito del riformismo italiano, rimane un corpo vivo della politica internazionale, espressione più chiara delle sfide vinte in Europa nel ventesimo secolo. Detto questo, non bisogna sottovalutare che la lista unitaria per le europee nasce comunque in un disagio molto diffuso dei militanti di tutti i partiti che dovrebbero sostenerla. Non è un caso che, dopo una prima fase di entusiasmo, anche nei gruppi dirigenti serpeggino preoccupazioni e incertezze, così che dal partito riformista si è passati al soggetto federativo e da quest’ultimo si è già passati alla fase nella quale si dichiara che il processo non sarà breve, nessun partito si scioglie, ciascuno mantiene i propri vincoli associativi, e tutti i partiti, ognuno per sé, vogliono rafforzarsi. Naturalmente il dibattito nello SDI come nel resto della sinistra sarebbe stato di ben altro spessore se la questione avesse fin dall’inizio riguardato la costruzione di una nuova realtà politica del socialismo europeo e se oltre ai DS, anche la Margherita e Prodi per primo avessero dichiarato per coerenza con le grandi tradizioni politiche europee la loro disponibilità ad aderire al Partito del socialismo anziché proporre attraverso il gruppo autonomo nel Parlamento europeo una nuova anomalia italiana.
Vai all'Archivio