LETTERA APERTA ALLA MINISTRA MARA CARFAGNA – di Mario Cirrito
08 giugno 2008
Gentile signora ministra Carfagna,
lo dico da cittadino, ancor prima che da omosessuale: spiace questa Sua rappresentazione sui cittadini omosessuali di questa nostra Repubblica. Spiace che ci metta quasi acrimonia o quanto meno disinteresse totale una ministra del Governo e ancor più una donna su temi di antidiscriminazione e su soggetti che vivono quasi quotidianamente, sulla loro vita, forme diverse di discriminazione.
Lei, come ogni persona che ricopre alte cariche istituzionali, non dovrebbe far pensieri propri ma ragionare sull'intera comunità che governa e, governare per il bene dell'intera comunità. Omosessuali compresi!
Altri prima di Lei si sono allenati al discredito sui Gay Pride che sì, sono una festa, ma ricordano una ricorrenza che per gli omosessuali nel mondo significa la propria e altrui liberazione. Dal 1969, dalla rivolta di Stonewall sono nate miriade di organizzazioni LGBT in ogni dove del pianeta. Grazie, anche a loro, tanti Governi hanno dato leggi di tutela e di diritti alle minoranze sessuali.
I Gay Pride, lo sa bene, vengono celebrati in tutto il mondo, anche con il patrocinio dei governi; anche con la presenza di persone del Governo e risulta sempre un magico momento di celebrazione, di incontro e di festa non solamente per gli omosessuali o le transessuali.
Lei, ha tutto il diritto di non patrocinare i Gay Pride; non credo sinceramente che li voglia o possa denigrarli nel dire che "non servono".
Un ministro della Repubblica dovrebbe ragionare e agire non sulle proprie convinzioni ma sulla Res Publica. Lei può pensare tutto il male possibile sull'omosessualità; da ministra della Res Publica dovrebbe non pensare tutto il male possibile sugli omosessuali.
Ha dichiarato che obiettivo dei Gay Pride è quello di arrivare al riconoscimento delle coppie omosessuali. Sì, è vero, onorevole ministra. Dove sta il male? Lei da donna e da eterosessuale, e da ministra, ha molti più diritti di quanti ne possieda io e altri milioni di cittadini che Lei rappresenta. Non le pare già una forma di discriminazione?
Vivo con grande amore un ragazzo da 20 anni. Ora, ministra, se mi succede qualcosa; se vado al creatore; se voglio concorrere al bene comune tra me e il mio amato ragazzo, Lei pensa e crede che ho tutti gli strumenti adeguati a ottenere per me e il mio compagno tutte le tutele che mi occorrono? Perché dichiara che gli omosessuali non sono discriminati? Guardi, sono anche uccisi se è per questo! Sono derisi, umiliati, offesi, portati al suicidio, sopportati, denigrati e altro. E Lei dichiara che non esistono discriminazioni? Si faccia redigere dai suoi uffici un dossier sui ragazzi vessati a scuola a causa della loro omosessualità; qualcuno a Torino s'è buttato silente dalla sua finestra di casa. Si faccia raccontare come vivono gay e lesbiche nelle provincie e nei piccoli paesi italiani.
Io penso, senza scomodare i suoi uffici, che Ella sa bene che discriminazioni ne esistono e pure tante. E' vero, per combatterle non servono i Gay Pride; non solo. Servono leggi dello Stato e rispetto da parte di tutti i cittadini e di tutti i rappresentanti del Governo e del Parlamento.
Lei, signora ministra, è stata chiamata ad un dicastero importante che non a caso si chiama Pari Opportunità. Tra le persone di cui vorrebbe occuparsi ci sono donne lesbiche che guadagnano il 30 per cento in meno; ci sono disabili omosessuali che necessitano di assistenza; anziani che pare non abbiano più diritto all'amore, alla solidarietà, alla vita.
Quello che Le raccontano le organizzazioni omosessuali sulle vittime di violenza omofobica e i numeri che Lei dà sulle violenze alle donne, sono il male di una stessa medaglia: l'intolleranza e la discriminazione. Un buon amministratore della Res Publica se ne dovrebbe occupare, che si tratti di uno o 6 milioni di casi di qualsivoglia violenza verso gli individui.
Grato, da omosessuale, per la nobile sollecitazione presso le Nazioni Unite per la depenalizzazione universale dell'omosessualità, ma davvero, signora ministra, faccia anche qualcosa in Italia, anche per le Pari Opportunità degli omosessuali.
Vi è un'altra questione, più squisitamente politica. I diritti non dovrebbero appartenere o avere colore politico. Mi sforzo, ma non riesco a capire l'acerrimo contagio anti-gay che il centrodestra continua ad esibire. Vi è perfino una organizzazione omosessuale di destra che crede e fa la vostra politica. Esistono omosessuali di destra che hanno votato per il PdL, credono in voi. Perché i gay e chi li ascolta devono necessariamente essere di sinistra? Non sarebbe un bel traguardo di civiltà che sia proprio il centrodestra a dare tutela e diritti a noi tutti? Sarebbe una bella carta di credito gonfia e senza scadenza da esibire non solamente all'Europa che si è già dotata di strumenti legislativi a nostro favore. Mi creda, signora ministra, crescerebbe in Paese che amiamo, la sua cultura e anche l'economia.
Ho anch'io, come Lei, amici omosessuali fortunati e bravi che non hanno le difficoltà e le paure di altri omosessuali. Siamo però coscienti di essere fortunati tra mille disperazioni e discriminazioni.
Spero davvero che questa mia Le arrivi e, spero che la Sua percezione sull'omosessualità apolidea possa mutare, grazie anche alle nobili azioni che, da donna e ministra, farà aiutando, mi creda, tanta gente che inizierà a volerLe bene e voler bene a questo nostro fantastico Paese.
La saluto