LETTERA APERTA A NENCINI di Giuseppe Potenza

17 aprile 2013

LETTERA APERTA A NENCINI di Giuseppe Potenza

LETTERA APERTA AL SEGRETARIO DEL PSI RICCARDO NENCINI - Caro segretario, all’indomani di elezioni così importanti è d’obbligo fare un’ attenta analisi di ciò che è accaduto e ragionare su ciò che potrà accadere. In premessa deve dire, apertis verbis, che delle scelte del PSI dall’ ultimo “congresso” di Fiuggi ad oggi ho condiviso realmente poco, per non dire niente. La prospettiva della coalizione “Italia Bene Comune” con i socialisti in posizione marginale durante la prima fase della campagna elettorale, letteralmente spariti nell’immaginario mediatico (dunque nella società) nella seconda, non solo non ha entusiasmato tanti socialisti, ma neanche molti italiani. Andando con ordine ritengo che il PSI avesse da subito l’obbligo di imprimere una spinta rivoluzionaria dunque riformista a quella coalizione. Come? Attraverso la candidatura di un esponente del PSI o - se impossibile per accordi sovranazionali - di un giovane socialista che con forza lanciasse precisi segnali di speranza a coloro i quali dovrebbero essere il naturale motore propulsivo del socialismo riformista, ossia quel 70% di giovani che o è precario o è disoccupato. Seguendo questa direzione, occorreva proporre l’abolizione degli ordini professionali, la detassazione delle assunzioni dei giovani, il tetto agli stipendi dei manager sia nel settore pubblico che privato, un’ Europa Federale, dunque innanzitutto Politica, la riforma dello Stato con il superamento del bicameralismo perfetto,la riduzione degli stipendi di parlamentari, consiglieri regionali, sindaci prevedendoli al più eguali a tre volte lo stipendio di un precario; Occorreva ancor prima proporre l’ inversione di rotta rispetto ai governi di centro-destra degli ultimi anni, dicendo a chiare lettere che il Bel Paese può uscire dalla crisi solo ripartendo da se stesso, dal proprio patrimonio artistico, paesaggistico, dai propri figli, dai propri talenti (made in Italy e artigianato) dunque attraverso un forte investimento in CULTURA, INNOVAZIONE E RICERCA. Questi temi avrebbero potuto costituire certamente il DNA delle liste socialiste, il più antico partito d’Italia che invece di perire nella debacle democratica avrebbe potuto scegliere di rinnovarsi, dando voce a giovani disoccupati, precari, artigiani, piccoli e medi imprenditori che al momento non vedendo speranza nel futuro, votano con la pancia scegliendo il “tutti a casa” del comico genovese. Il Partito Democratico ha continuato a propagandare una superiorità morale che neanche il Paese dalla doppia morale ha più digerito. La campagna elettorale di contenimento ha spento l’entusiasmo successivo alle primarie; le proposte quali “un po’ più di equità” venivano sotterrate dalla letterina per il rimborso dell’IMU, il far entrare un po’ di “aria fresca” annullato dallo tzunami e poi il giaguaro ha fatto il resto. A noi socialisti oggi compete l’arduo compito di restituire una vera identità al centrosinistra italiano; facciamolo spalancando porte e finestre del nostro partito ai naturali soggetti del riformismo, tenendo ancora in piedi la nostra bandiera, non più per sopravvivere o far di comodo a pochi eletti, ma per rappresentare le istanze delle fasce sociali medio-basse del nostro Paese. In Parlamento gli eletti socialisti dovranno da subito lavorare in una posizione di piena autonomia e di non subalternità al PD. Affinché ciò accada avranno bisogno di farsi coadiuvare da una rinnovata classe dirigente che porti sulle spalle, in quanto proprie, quelle istanze di cui sopra che non possono non trovar risposta, salvo andare dritti verso il default. Ritengo sia indispensabile per noi convocare subito un consiglio nazionale dal quale avviare le procedure per il congresso, che sappia portare alla ribalta la spenta bandiera del socialismo Italiano - attraverso una piattaforma comunicativa totalmente innovativa - che declini a tutto tondo il paradigma liberal-socialista, che rilanci il dialogo tra i diversi riformismi. Se non oggi, all’alba della terza Repubblica… Quando?

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