LETTERA AI COMPAGNI COMUNISTI – di Felice Besostri, Gianfranco Pagliarulo, Luciano Belli Paci, Claudio Bergomi, Francesca Lacaita, Giovanni Scirocco, 18 febbraio 2008

27 febbraio 2008

LETTERA AI COMPAGNI COMUNISTI  – di Felice Besostri, Gianfranco Pagliarulo, Luciano Belli Paci, Claudio Bergomi, Francesca Lacaita, Giovanni Scirocco, 18 febbraio 2008

L'obiettivo dell'unità della sinistra si ripresenta lungo tutta la storia, di quello, che una volta si chiamava il movimento operaio. Nel nome dell'unità si è proceduto ad unificazioni forzate, ma anche si è dato vita ad esperienze ancora vitali nel sindacato, nel movimento cooperativo, nell'associazionismo democratico e, soprattutto, nelle amministrazioni locali e, dopo la loro istituzione, regionali.

Tra le due grandi componenti politiche della sinistra italiana, europea ed internazionale, quella socialista e quella comunista non sono mancati momenti di tensione e di contrapposizione netta e violenta: quando le circostanze lo richiedevano, si è stati capaci di superare i dissensi, come nella lotta antifascista.

Nel secondo dopoguerra l'Italia è stato l'unico paese dell'Europa occidentale, nel quale un partito comunista non sia stato isolato da solo all'opposizione, evitando così la degenerazione settaria degli altri partiti comunisti.

Superata la divisione del mondo in blocchi e la fedeltà dell'URSS per l'implosione/esplosione del sistema sovietico non si sono mai, tuttavia, create le condizioni politiche, ed ancora prima psicologiche, per un superamento delle divisioni. Tuttavia una riflessione comune sarebbe stata necessaria su tragedie come la repressione in Ungheria nel 1956, l'inverno d'agosto, che ha gelato la Primavera di Praga nel 1968, i fatti di Polonia del 1981, ma anche sul passaggio selvaggio al mercato, ad un simulacro di democrazia, con un sistema economico canaglia dominato da oligarchi miliardari con sempre minori protezioni sociali per la maggioranza della popolazione. In un altro paese, come la Cina, si assiste ad una alleanza inedita tra capitalismo rampante e sistema politico anchilosato e illiberale, crescita del PIL a due cifre e mancato rispetto dell'ambiente e delle libertà politiche e sindacali.

Nei singoli paesi e su scala planetaria si accentuano le differenze fra la frazione più ricca della popolazione e la grande maggioranza degli uomini e delle donne.

Si trovano ingenti risorse per gli armamenti, con cifre da capogiro superiori a quelli dei periodi di massima tensione Est-Ovest, quando con una piccola parte delle risorse destinate alle armi sarebbe possibile sradicare le malattie endemiche, assicurare un'istruzione di base a più di un miliardo di persone, fornire acqua potabile ai troppi, che ne sono sprovvisti, sradicare il lavoro schiavista e minorile, provvedere alle centinaia di milioni di profughi politici ed economici, prodotto del sottosviluppo e dei conflitti politici, etnici e religiosi.

Una risposta ispirata ai principi e valori del socialismo appare sempre più necessaria in questo nostro XXI secolo, ma la politica spettacolo ed il pensiero unico-liberista contrastano una presa collettiva di coscienza in quella direzione.

La sinistra italiana ha bisogno di fare una seria revisione delle proprie convinzioni ed idee, piuttosto che continue svolte con cambio di nome, simboli ed insegne.

La sinistra italiana affronta il prossimo appuntamento elettorale in condizioni di straordinaria debolezza iniziata con il dislocamento dei DS in grande maggioranza, nel PD.

Un sistema elettorale perverso ed oligarchico, insieme con le volontà egemoniche di Berlusconi e Veltroni, rischia di far scomparire la sinistra nel suo complesso ed in tutte le sue espressioni.

Soltanto una sinistra nuova, unità, larga e plurale potrà invertire la tendenza e farla uscire da una condizione di minorità senza pari in Europa.

In questo quadro si pone come centrale la questione socialista, che non è la questione dei socialisti, ma della sinistra italiana priva di un grande partito sul modello di quelli socialdemocratici, laburisti e socialisti del resto d'Europa.

La mancata intesa programmatica ed elettorale tra Costituente Socialista e Sinistra Arcobaleno è preoccupante, talmente preoccupante per i futuri scenari, che non è importante sapere di chi sia la responsabilità.

Crediamo che la scomparsa dell'area socialista dal prossimo Parlamento e la pura sopravvivenza di una sinistra monca richiedano una reazione forte.

La responsabilità prima di reagire spetta a chi si ritiene e si definisce "comunista": solo così ci sarà la prova che l'unità ed il rinnovamento della sinistra sono possibili e non uno slogan. Spetta ai "comunisti" quale area maggioritaria della Sinistra Arcobaleno spingere per un accordo programmatico ed elettorale con la Costituente Socialista.

L'esistenza di un'area socialista interessa sicuramente chi socialista si definisce, ma, se si consente il paragone, sarebbe come lasciare ai soli ebrei di reagire all'antisemitismo, come se fosse un fatto loro e non un problema dell'intera società ed un pericolo per la democrazia.

L'Italia è in Europa. In Europa è necessario unire le forze democratiche e di progresso che nei rispettivi paesi rappresentano il lavoro e gli interessi popolari. Di questa sinistra europea i partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti del PSE sono la gran parte.

Soprattutto non ci sarà mai una sinistra unita che voglia essere nuova, larga e plurale senza la sua componente socialista: siamo ancora in tempo per provvedere a meno che prevalgano meschini interessi di gruppi dirigenti presi, purtroppo anche nelle formazioni di sinistra, dalla degenerazione parlamentarista.

Le adesioni vanno inviate all'indirizzo circolo.lariforma@fastwebnet.it

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