LETTERA A COSSIGA PER L'ASSEMBLEA COSTITUENTE

14 gennaio 2010

LETTERA A COSSIGA PER L'ASSEMBLEA COSTITUENTE

Nei mesi scorsi iniziò la lunga battaglia del PSI affinchè la crisi dello Stato fosse affrontata dal Parlamento attraverso l'approvazione di una legge per l'elezione di una Assemblea Costituente e iniziammo la raccolte delle firme per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare ancora in corso. Riprenderemo questa battaglia nelle prossime settimane con iniziative diverse. Nei giorni scorsi alcuni ex parlamentari socialisti hanno inviato una lettera a Francesco Cossiga affinchè, in qualità di Presidente emerito della Repubblica si faccia carico di questo problema. Pubblichiamo qui si seguito questa lettera di Formica, Acquavivca, Martelli, De Michelis, Covatta.

Caro Presidente, l’aggressione al presidente del Consiglio è solo l’ultimo e più grave episodio di una crisi violenta che lascia spazio all’ odio politico invece che al confronto delle opinioni. In realtà quindici anni dopo le elezioni del 1994 il nuovo sistema politico non ha ancora trovato il suo equilibrio istituzionale. Lo dimostrano anche le recenti polemiche sul ruolo del Capo dello Stato e della Corte costituzionale, nonché il periodico riaffiorare di tensioni e di scontri fra politica e magistratura, episodi in cui si manifesta il crescente divario fra costituzione materiale e costituzione formale. Le forze politiche rappresentate in Parlamento finora non hanno trovato soluzioni adeguate, tanto da far dubitare che siano animate da quello spirito costituente che, dopo la guerra, consentì la reciproca legittimazione di partiti divisi fra loro da discriminanti assai più profonde di quelle che distinguono oggi gli opposti schieramenti, e che del resto venne a mancare anche in seno al vecchio sistema politico, che inutilmente discusse di riforme istituzionali dal 1984 al 1994, e che anche per questo venne superato. Tutti i sistemi elettorali imposti dopo il 1994 si imperniano sulla scelta del Presidente del Consiglio affidata al corpo elettorale – come avviene del resto anche per i Presidenti di Regione, di Provincia e dei Sindaci. Questa investitura diretta del capo dell’esecutivo è l’essenza di un sistema presidenziale materiale in radicale permanente contraddizione con la Costituzione del 1948 che resta coerentemente parlamentare. Questa contraddizione va sanata o restaurando la Repubblica parlamentare o sviluppando compiutamente quella presidenziale. Senza una riforma coerente continueranno a riproporsi conflitti sempre più gravi tra i poteri ai vertici dello Stato, gli uni appellandosi all’investitura popolare, gli altri al dettato costituzionale. A questo punto, non si può non dubitare della capacità del potere costituito di farsi anche potere costituente, come già Tu rilevasti nel messaggio alle Camere del 1991, e come è ancora più evidente in presenza di un Parlamento eletto con scrutinio maggioritario e di forze politiche attraversate da significative polemiche interne anche e soprattutto su temi di spessore costituzionale, quali i diritti di cittadinanza, la forma di Stato, la forma di governo, l’equilibrio fra principio di legittimità e principio di legalità. Non a caso, del resto, dalla XII alla XV legislatura ipotesi di riforma concordate dalle forze politiche in seno alle Commissioni parlamentari competenti non sono mai giunte in Aula, mentre altre, deliberate a maggioranza, o non hanno superato il vaglio referendario o hanno presto manifestato la loro incompletezza, come si è verificato sia nel caso della riforma del Titolo V, sia nel caso di quella dell’articolo 68, alla quale oggi si tenta di porre rimedio addirittura ipotizzando revisioni costituzionali ad personam. D'altra parte l'articolo 138 della Costituzione, benchè adeguato, nella sua applicazione pedissequa, a deliberare modesti ritocchi dell'ordinamento istituzionale, non impedisce al Parlamento di delegare il potere costituente ad altre assemblee democraticamente legittimate quando si tratti, come ora si tratta, di ridisegnare nel suo insieme l'edificio dello Stato. Perciò ci rivolgiamo a Te perchè, nella Tua veste di Senatore a vita, e secondo le procedure previste dallo stesso articolo 138 della Costituzione, voglia farTi promotore di un disegno di legge che deleghi una tantum il potere costituente a un'Assemblea di non più di cento membri, eletta con scrutinio proporzionale e dotata della più ampia immunità, che entro un anno dal suo insediamento deliberi le riforme costituzionali che riterrà necessarie. Nella certezza della Tua attenzione, e confidando nella Tua iniziativa, Ti salutiamo con la stima e la cordialità di sempre. Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta,Gianni De Michelis, Rino Formica, Claudio Martelli

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