LE VITE NON PARALLELE DI DESTRA E SINISTRA FRANCESI - Il Riformista - 30 Novembre 2004
30 novembre 2004
Parigi. La politica francese sta vivendo un momento decisivo sia a destra sia a sinistra. Oggi il centrodestra è uno e trino. C'è l'anima neogollista istituzionale, che fa capo al presidente della Repubblica Jacques Chirac e al governo, rimpastato ieri proprio per rafforzare la lealtà all'Eliseo. C'è l'anima neogollista “sarkozysta”, dal nome del dimissionario (sempre ieri) ministro dell'Economia Nicolas Sarkozy, che è da domenica scorsa il presidente del partito di governo, ossia l'Union pour un Mouvement populaire (Ump), la formazione politica nata nel 2002 dalla fusione tra il partito neogollista Rassemblement pour la République (Rpr), fondato nel 1976 da Chirac, e una parte dei liberali. C'è infine l'anima centrista-liberale dell'Union pour la Démocratie française di François Bayrou, che a Parigi è considerata parte integrante del centrodestra mentre a Strasburgo è nello stesso gruppo della Margherita al Parlamento europeo. Queste tre anime sgomitano per raggiungere uno stesso obiettivo: rappresentare l'insieme del centrodestra al ballottaggio presidenziale del 2007, quando verranno ridisegnati tutti gli equilibri politici nazionali. Ma per spuntarla in quell'occasione occorrerà fare i conti con la quarta anima della destra francese: l'anima nera del lepenismo e dintorni. Su questo terreno il più disinvolto pare oggi Sarkozy, che sogna il rapido tramonto dell'anziano (76 anni) Jean-Marie Le Pen e la fagocitazione di buona parte del suo elettorato estremista. E' interessante analizzare le parole d'ordine lanciate domenica dal nuovo presidente dell'Ump nel suo discorso al Bourget in occasione dell'investitura a presidente del partito. Le sue frasi indicano la voglia di contrapposizione frontale alle sinistre, l'attaccamento alla grandeur nazionale, la propensione alla meritocrazia, lo spirito liberista (finché non fa a pugni con gli interessi nazionali) e l'accettazione degli immigrati solo a condizione che rispettino le regole della République. Ecco la sintesi del “sarkopesiero”: "Dobbiamo continuare la nostra lotta contro la sinistra, contro l'immobilismo e contro tutte le forme di pensiero sclerotizzato"; "Non lasciamoci impressionare, cari amici, dal pensiero unico socialista"; "la Francia è prima di tutto una potenza"; "Noi crediamo al merito, unica cosa che legittima le ambizioni"; "Io rifiuto la contrapposizione tra successo economico e progresso sociale"; "Basta con i disastri provocati dall'ugualitarismo"; "Se le nostre leggi non piacciono, nessuno è obbligato a subirle rimanendo in Francia"; "Io non voglio denaro straniero per finanziare i nostri luoghi di culto e non voglio imam che non sappiano una parola di francese". Oggi c'è un solo vero punto di contatto politico tra le tre anime del centrodestra francese: il sì ufficiale e determinato (con qualche non trascurabile sacca di contestazione nell'Ump e con maggiore convinzione da parte sia di Chirac sia dell'Udf rispetto a Sarkozy) in vista del referendum dell'anno prossimo per la ratifica della Costituzione europea. Sarkozy è per il sì alla Costituzione, ma dà l'impressione di fare il furbo. Eccolo accogliere domenica al congresso del Bourget il presidente del dipartimento della Vandea, Philippe de Villiers. Un ex liberale, leader dei cattolici tradizionalisti, passato alla “destra della destra” ed acerrimo nemico dell'Europa: una dimostrazione in più che per Sarkozy l'obiettivo finale - entrare all'Eliseo nel 2007 - può prestarsi a più d'un compromesso.
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