LE VIE DELLA SPESA SONO FINITE di Nicola Cariglia da Pensalibero.it del 10 Dicembre 2018
10 dicembre 2018
Per ora Cinque Stelle e Lega continuano a fare quadrato su reddito di cittadinanza e legge Fornero (non si sa bene se per riformarla o abolirla). Ma pochi ormai credono che i due obbiettivi possano essere centrati.
“Vince la vecchia politica e perde chi ha sognato”. Sono parole della senatrice pentastellata Elena Fattori, che già più di una volta si è trovata in dissenso con le posizioni del governo. Le ha pronunciate a commento della vicenda di Matteo Dall’Osso, deputato, anche lui dei 5 Stelle, uscito dal partito in seguito alla bocciatura di un suo emendamento che prevedeva una spesa di 10 milioni in tre anni a favore dei disabili. Una piccola spesa, considerando le cifre da capogiro della manovra finanziaria che, tuttavia, il movimento ha ritenuto insostenibile.
La vicenda è emblematica dello stress cui è sottoposta in questi giorni la maggioranza, soprattutto nella sua componente grillina. Negare una modestissima spesa per una categoria come quella dei disabili, mette a nudo tutta la retorica dell’autoproclamazione di “governo del popolo” e della lotta alla povertà, che addirittura si pretende di avere abolito per legge. E, soprattutto, rivela la insostenibilità di tutte le promesse basate su una maggiore spesa. Per ora Cinque Stelle e Lega continuano a fare quadrato su reddito di cittadinanza e legge Fornero (non si sa bene se per riformarla o abolirla). Ma pochi ormai credono che i due obbiettivi possano essere centrati: quanto meno in tempi utili e in misura tale da risultare “spendibili” nella campagna per le elezioni europee. E non saranno risparmi come quello della spesa per misure a favore della disabilità a renderli praticabili.
La confusione è grande. La manovra approvata alla Camera non contiene le principali promesse dei due partiti di maggioranza e del loro “contratto di governo”. Sarà riscritta al Senato (non si sa come) e poi, ancora, dopo l’esito del confronto in sede europea. Intanto, per cercare di placare le categorie economiche fortemente contrarie, entrambi i vice-presidenti del Consiglio, Di Maio e Salvini, hanno promosso, ciascuno per proprio conto, incontri. Salvini “per un caffè” e Di Maio per “aprire un tavolo”. Eppure c’è chi scrive che ora, finalmente, tutto è nelle mani di Conte, che non sarebbe quel fantasma che sembrava all’inizio. Auguri a tutti noi!
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